L’Unione Europea e i cambiamenti demografici
Un recente rapporto pubblicato dall’Unione Europea ha cercato di analizzare gli andamenti demografici all’interno dei 27 Paesi membri e fornire alcune previsioni relative alla composizione della popolazione europea nel periodo 2010-2060. Tale rapporto afferma che, se l’attuale trend di invecchiamento non cambierà significativamente, nei prossimi decenni la percentuale della popolazione utrasessantacinquenne aumenterà esponenzialmente e nel 2060 oltre un terzo degli europei potrebbe avere più di 65 anni.
Da una parte, l’allungamento dell’aspettativa di vita rappresenta un grande successo per le società europee, ma dall’altra l’invecchiamento demografico pone sfide significative per le economie e i regimi previdenziali del vecchio Continente. Per queste ragioni, la transizione demografica deve essere considerata una delle principali sfide che l’UE è chiamata ad affrontare, in un’ottica sia di breve che di lungo periodo. Se infatti i dati presentati fanno riferimento a un lasso di tempo particolarmente lungo, è indubbio che molte problematiche legate all’aumento del numero degli anziani sono già ampliamente sperimentabili e necessitano di risposte incisive in tempi brevi.
L’anno Europeo dell’invecchiamento attivo
Al fine di iniziare a sensibilizzare l’opinione pubblica al tema, la Commissione ha indetto per il 2012 l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, i cui eventi conclusivi si stanno svolgendo proprio in questi giorni. L’invecchiamento attivo è infatti considerata come una via importante per continuare a garantire, nonostante l’aumento dell’età media, un buon equilibrio tra bisogni sociali, produzione economica e contenimento della spesa pubblica. Invecchiamento attivo significa, infatti, invecchiare in buona salute, partecipare attivamente alla vita della collettività e poter continuare a lavorare, con l’obiettivo di trarre il massimo vantaggio dalle potenzialità di cui si continua a disporre nonostante gli anni che passano. In particolare sono tre i settori in cui gli effetti di politiche adeguate, secondo l’UE, potrebbero permettere di raggiungere importanti risultati in questo senso: occupazione, partecipazione alla vita sociale e autonomia.
Occupazione – la crescita dell’aspettativa di vita ha portato all’aumento dell’età pensionabile in molti Paesi UE. Purtroppo sono in molti a temere di non riuscire a conservare la loro attuale occupazione, o a trovare un nuovo impiego, fino al momento di aver maturato una pensione dignitosa. È pertanto nell’interesse dell’Unione offrire ai lavoratori anziani migliori opportunità nel mercato del lavoro e adeguata assistenza per raggiungere la pensione.
Partecipazione alla vita sociale – andare in pensione non vuol dire diventare inattivi. Troppo spesso non si tiene conto del prezioso contributo dato dalle persone della terza età, che sfruttano il proprio tempo per prestare assistenza a chi ne ha bisogno, occupandosi dei familiari (basti pensare al contributo fornito dai nonni in molti contesti in cui i servizi all’infanzia sono assenti o inadeguati) o facendo volontariato.
Autonomia – invecchiando la salute si indebolisce, ma esistono diverse risorse e strumenti per evitare che questo abbia conseguenze negative sulla vita delle persone anziane. Lo sviluppo delle conoscenze mediche e la strutturazione di sistemi di cura, in particolare quelli a livello domiciliare, sempre più adeguati all’esigenza dei soggetti sono le vie privilegiate per garantire un alto grado di autonomia e libertà personale anche alle persone in età avanzata.
Le iniziative a favore dell’invecchiamento attivo premiate dalla Commissione
Il 13 novembre scorso, a conclusione dell’anno europeo per l’invecchiamento attivo, l’Unione Europea ha deciso di premiare alcune iniziative rivolte alla popolazione anziana. Sette le categorie di concorso: Imprenditori sociali, Posti di lavoro per tutte le età, Verso ambienti age-friendly, generations@school, Racconti di vita, Giornalisti – Elaborati scritti, Giornalisti – Elaborati audiovisivi. Dopo una pre-selezione svoltasi a livello nazionale, una giuria dell’Unione, composta da rappresentanti di istituzioni UE e di organizzazioni operanti in questi settori ha selezionato i vincitori europei di ogni categoria.
In un’ottica di Secondo welfare appaiono molto interessanti i progetti legati all’imprenditoria sociale e alla creazione di posti di lavoro per persone anziane.
Nella prima categoria il progetto francese Two Generations Share a House ha dimostrato la possibilità di coabitazione tra generazioni diverse per risolvere nuovi rischi e bisogni legati sia alla fascia più vecchia che a quella più giovane della popolazione. L’idea è quella di conciliare la necessità dei giovani di trovare alloggi a prezzi calmierati con i problemi degli anziani che vivono da soli. Il network ensemble2générations ha cercato di rispondere a queste necessità mettendo in contatto domande e offerte che difficilmente riuscirebbero a incontrarsi senza un adeguato supporto: gli anziani mettono a disposizione soluzioni abitative vantaggiose per i giovani, che in cambio garantiscono un aiuto a questi soggetti che, con l’avanzare dell’età, rischiano di essere sempre meno autonomi. Il progetto, lanciato nel 2006, ha dimostrato come la coabitazione tra anziani e giovani possa portare vantaggi a entrambe le generazioni, sia da un punto di vista economico che sociale.
Molto interessante è anche l’esperienza del progetto tedesco Gründer 50plus UG. Haftungsbeschränkt, rivolto a persone ultra cinquantenni disoccupate, inoccupate o scontente del proprio impiego che desiderano rimettersi in gioco da un punto di vista lavorativo. Il rischio di impoverimento di questi particolari soggetti, anche in forza delle riforme previdenziali in atto, appare essere in forte crescita e necessita di risposte concrete. Il progetto aiuta e sostiene persone in difficoltà nell’avvio di start up che possano contemporaneamente garantire l’auto-impiego e, conseguentemente, un minor costo economico e sociale per la collettività.
Nella categoria “Posti di lavoro per tutte le età” si segnala il progetto di Skoda, l’azienda automobilistica ceca, piazzatosi in seconda posizione. Skoda ha infatti creato un sistema di welfare aziendale rivolto ai dipendenti che lavorano nel gruppo da più di trent’anni, volto a garantire diverse risposte alle necessità di questi soggetti che, per motivi legati all’età, faticano a mantenere i ritmi di lavoro precedentemente garantiti. Skoda garantisce così contributi di natura economica di vario genere, sia nel caso in cui il lavoratore decida di cambiare mansione all’interno dell’azienda sia che esso trovi lavoro al di fuori dell’azienda stessa. Il lavoratore in età avanzata, dunque, viene tutelato dall’azienda e viene supportato nella scelta di nuovi percorsi che lo conducano alla pensione senza intaccare reddito e salute.
Esperienze da cui prendere esempio
I progetti che hanno partecipato alla selezione indetta dalla Commissione rappresentano indubbiamente esperienze importanti di cui si dovrebbe tener conto. Lo sviluppo di programmi integrativi ai sistemi di protezione sociale garantiti dai welfare state nazionali rappresentano tentativi importanti, che cercano di rispondere a rischi e bisogni nuovi cui i soggetti pubblici non sempre sono in grado di far fronte. Sia a livello di imprese sociali – profit e non profit che siano – che di grandi aziende, l’interesse verso l’invecchiamento attivo appare consistente, e le risposte attuate risultano essere innovative sia da un punto di vista economico che sociale.
Riferimenti
Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni
I progetti premiati in occasione dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo
Progetto Two Generation Share House (Francia)
L’associazione Enseble2Gènèrations
Progetto Gründer 50plus UG. Haftungsbeschränkt (Germania)
Progetto Welfare aziendale di Skoda (Repubblica Ceca)