Il modello è quello dei voucher francesi, i Cesu, buoni per i servizi alla persona che nella versione pre-finanziata sono rilasciati dai datori di lavoro o dalle imprese che decidono di cofinanziarne i costi ai propri dipendenti. Lo stesso concetto è espresso dalle health card o dai buoni welfare, che le società emettitrici di buoni pasto propongono alle aziende come incentivo ai dipendenti: defiscalizzate come i ticket per il pranzo, consentono di accedere a una serie di servizi e circuiti, dalle palestre ai centri medici, dai centri benessere a quelli diagnosti se si tratta di carte finalizzate al mantenimento del benessere e della salute del lavoratore.
Anna Aisa, responsabile marketing di DayRistoservice spiega: "Questo è il mercato emergente, è il futuro. Il nostro prodotto, il Buono Day Welfare, ha due anni, ma stiamo stringendo accordi sia con aziende sia con categorie di industriali che ne capiscono il valore". L’azienda distribuisce i buoni ai beneficiari che li utilizzano presso i partner accreditati: lo stesso meccanismo dei buoni pasto. L’idea è costruire insieme alle aziende e agli enti pubblici progetti personalizzati, fornendo direttamente il servizio o creando una rete di partner che possano garantirsi alcuni beni e servizi l’un l’altro. Un circuito di farmacie, una catena di librerie, una rete di associazioni che forniscono assistenza a seconda della necessità, sono molteplici gli esempi di questo nuovo modo di agire.
Un tesoretto dai buoni pasto
Anna Tagliacarne, Corriere della Sera, 22 febbraio 2014