In tempo di crisi e di tagli alla spesa pubblica, i benefit in welfare possono risultare appetibili quasi quanto il denaro contante. Poco meno di 50 mila dipendenti del settore bancario hanno infatti colto l’opportunita’ offerta dai sindacati di categoria, scegliendo di veder remunerata la propria attivita’ con strumenti alternativi ai tradizionali ‘premi’.
I dati sono stati presentati oggi a Torino, nel corso del convegno “Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione”, organizzato dalla FABI (il sindacato di maggioranza del settore), con la partecipazione di Tiziano Treu, Commissario dell’Inps, Franca Maino, ricercatrice all’Università di Milano e Direttrice del Laboratorio sul secondo welfare presso il Centro Einaudi, i responsabili delle Relazioni industriali e del Personale dei Gruppi Banco Popolare, IntesaSanpaolo, Monte Paschi di Siena, Ubi, Unicredit, Domenico Polizzi, Responsabile Legislazione del Lavoro di Eni Spa, Roberto Poetto, Direttore Risorse Umane di FATA Spa (Finmeccanica), e il Segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni.
Welfare aziendale, quando la contrattazione supplisce ai buchi dello Stato
Il Diario del Lavoro, 13 ottobre 2014