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L’articolo che segue è parte di “Andare a fondo della conciliazione”, dispensa che raccoglie approfondimenti tematici per i partecipanti del modulo formativo “Rinnovare le RTC: reti e nuove logiche per innovare i servizi locali” realizzato da WorkLife Community.

Il Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena (CSS) è una rete nata nel 1985 che oggi riunisce 5 cooperative sociali e 2 organizzazioni non profit che lavorano nell’ambito delle fragilità e della cura. Nel corso degli ultimi anni questa realtà ha sviluppato una propria offerta di welfare rivolta alle imprese del territorio, ma ha anche investito in servizi per i soci e i collaboratori. Abbiamo chiesto a Corinna Crippa, Welfare Manager del Consorzio, di raccontarci il percorso intrapreso e, in particolare, le strategie adottate per valorizzare le risorse umane che lavorano nel campo della cooperazione sociale.

Il welfare aziendale come opportunità di “business

Come abbiamo avuto già modo di raccontarvi, il Consorzio Solidarietà Sociale ha iniziato a lavorare per mettere in piedi un’offerta di servizi di welfare aziendale per le imprese del territorio già nel 2017.

Anche grazie alla collaborazione con il Gruppo CGM prima e con CGMoving poi, il Consorzio può oggi contare su una piattaforma che mette a disposizione i servizi offerti dalle cooperative che ne fanno parte. Inoltre è stato attivato un servizio di sportellistica – tramite i cosiddetti Social Point – per aiutare i lavoratori e le lavoratrici nell’individuazione delle risposte più adeguate ai loro bisogni. “Il Social Point è uno sportello itinerante che si sposta nelle imprese con cui collaboriamo e ci permette di fornire un servizio di accompagnamento alle persone e le aiutiamo ad individuare i servizi socio-assistenziali più coerenti con le loro necessitàspiega Corinna Crippa.

Le opportunità del welfare aziendale per la cooperazione: l’esperienza del Consorzio Solidarietà Sociale di Forlì-Cesena

 

Questi sono in maggioranza riconducibili alle cooperative aderenti a CSS “ma cerchiamo di indirizzare verso le prestazioni anche pubbliche che meglio possono rispondere alle esigenze dei lavoratori e dei loro familiari, ma non solo. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza rispetto ai servizi presenti nelle proprie realtà lavorative ed integrarli affinché se ne migliori l’efficacia in termini di impatto”.

Oggi il Consorzio mette a disposizione la sua offerta di welfare aziendale a 10 imprese della provincia. Per posizionarsi nell’ambito di questo particolare mercato, e quindi distinguersi dagli altri provider, ha deciso di fare leva sugli aspetti sociali che contraddistinguono la cooperazione sociale. Questo ha portato a realizzare progetti ad hoc per le organizzazioni coinvolte spiega ancora Crippa: “ad esempio con Cepi Spa, una società che si occupa di impianti per lo stoccaggio e il dosaggio di materie prime, abbiamo promosso un intervento, parallelo al normale piano di welfare, dal nome Blu Donna. Il suo obiettivo è quello di favorire la conciliazione attraverso servizi time-saving e di promuovere il benessere con benefit su misura, come la prevenzione oncologica, il nutrizionista, i percorsi di counselling. Tutto ciò è stato ideato grazie a una serie di incontri e focus group tra il Welfare Manager e le donne che lavorano in azienda, allo scopo di comprendere le loro difficoltà, i loro problemi e i loro bisogni”.

L’investimento nel welfare aziendale per soci e collaboratori

Più recentemente CSS ha scelto di “puntare” il welfare anche verso il proprio interno, realizzando una serie di misure per il benessere dei suoi soci e collaboratori. “Abbiamo voluto mettere in luce”, continua Crippa, “come il Consorzio si contraddistingua per essere un’organizzazione con una vocazione di tipo sociale e che quindi punti a valorizzare a pieno le sue risorse umane. Tramite il welfare abbiamo cercato di rispondere alle esigenze delle cooperative sociali associate, in particolare alla necessità di essere maggiormente attrattive nei confronti dei giovani”.

Come evidenziato da varie ricerche, come “Il lavoro come opera” realizzata da AICCON, oggi per le cooperative non è facile reperire nuovi collaboratori, specialmente a seguito del Covid. Questo per vari fattori: una retribuzione non molto elevata se confrontata con altri settori, un lavoro talvolta pesante (specialmente sul piano psicologico), la necessità di lavorare spesso su turni (anche notturni) e così via.

Il lavoro come opera: le ambizioni dei giovani cooperatori sociali

Ed è proprio per questo che si è scelto di lavorare per mettere al centro il benessere di soci, lavoratori e lavoratrici. “Il mondo del Terzo Settore, e in particolare delle cooperative sociali, da sempre ha al centro la persona, il lavoratore e il socio. Tra i nostri scopi c’è anche quello di valorizzare ancor di più lo scambio mutualistico alla base della cooperazione: che è un tema ripreso negli statuti di tutte le nostre associate. Per questo abbiamo fatto tesoro di quanto appreso in materia di welfare”.

Non solo flessibilità e conciliazione vita-lavoro

Il percorso del Consorzio di Forlì-Cesena è iniziato circa 3 anni fa con una serie di approfondimenti per comprendere i bisogni di collaboratori e soci. Sono state fatte delle survey e dei colloqui allo scopo di avere una fotografia puntuale delle necessità principali.

Di seguito ha lavorato con le realtà associate per avere un’idea chiara di tutte le prestazioni di welfare implementate, anche in maniera informale. “Di fatto il lavoro che in questi ultimi due anni abbiamo fatto è stato quello di indagare tutte quelle aree del welfare su cui le associate avevano avviato azioni più o meno strutturate: dalla previdenza complementare alla sanità integrativa, dalla flessibilità ai servizi di conciliazione vita-lavoro. Il ruolo del Consorzio è stato quindi cruciale, perché è stata la cabina di regia che ha guidato il progetto, che ha permesso di formalizzare la collaborazione nel campo del welfare tra le stesse organizzazioni che ne fanno parte”.

Abbiamo affrontato il tema del benessere dei lavoratori e delle lavoratrici della nostra rete, condividendolo nell’ambito del tavolo di lavoro permanente partecipato dalle responsabili delle risorse umane delle nostre associate (tavolo RgRu, ndr), che da sempre lavorano sulle strategie di cura del capitale umano. Condividere modalità e bisogni rilevati e fare benchmark fra le diverse esperienze della rete è da sempre la cifra del valore del ‘sistema Consorzio’. Anche in questo caso lavorare insieme rispetto a soluzioni comuni è stato efficace in termini di risultati raggiunti”.

A questo punto il lavoro di CSS è stato duplice. Da un lato si è speso per valorizzare le pratiche di welfare aziendale già avviate da alcune associate, comunicandole e spiegandone il significato a tutti i soci e dipendenti della rete del Consorzio; dall’altro ha cercato di far sì che queste azioni potessero essere replicate da tutte le associate.

Se la cooperazione sociale investe nel mercato del welfare aziendale: il caso Welfare Come Te

Rispetto alle azioni di welfare già avviate in modo congiunto dalle associate CSS anche per la sanità integrativa le cooperative non si limitano a quanto previsto dal Contratto Nazionale. È stata fatta la scelta di aumentare il versamento previsto e dare accesso quindi a copertura sanitarie più vantaggiose per i lavoratori, le lavoratrici e i soci. “Il tema della salute è, fra gli ambiti del welfare, quello maggiormente sentito. Per questo abbiamo deciso di valorizzare l’investimento fatto dalle cooperative favorendo l’accesso alle prestazioni tramite l’implementazione di uno sportello di supporto dedicato e l’attivazione di campagne di prevenzione con la collaborazione di centri medici del territorio”.

In materia di work-life balance, le realtà che si occupano di servizi educativi e di cura – come nidi, centri estivi, doposcuola – hanno previsto delle scontistiche e delle agevolazioni per i soci e i collaboratori. In alcuni casi hanno viene anche riservato un posto in via prioritaria.

Abbiamo poi formalizzato molte misure che riguardano la gestione del tempo. Ad esempio, per chi svolge mansioni che lo permettono, è stato attivato lo smart working. Abbiamo poi promosso la flessibilità oraria in entrata e uscita, favorendo una maggiore autonomia. Stiamo puntando molto su queste tematiche perché le survey ci dicono che sono gli aspetti più apprezzati da chi lavora con, e in particolare dai più giovani”.

Infine, in una prospettiva di sostegno economico, le realtà che sono riuscite a farlo hanno previsto un bonus (tra i 100 e i 250 euro) da spendere attraverso i fringe benefit1. Al momento il Consorzio sta anche lavorando per costruire una rete di strutture convenzionate, come cinema e palestre, per garantire l’accesso a beni e servizi a costi ridotti.

Il valore della parità di genere in azienda

C’è poi il tema della parità di genere. Le imprese associate al Consorzio hanno una forte presenza femminile: circa il 75% di soci e occupati sono infatti donne. Per questo si è scelto di valorizzare al meglio questa peculiarità.

Abbiamo deciso di sottoscrivere la Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro di Fondazione Sodalitas. Si tratta di una dichiarazione di intenti, a cui si aderisce volontariamente, per la diffusione di una cultura aziendale e di politiche inclusive, libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità. Si tratta di un decalogo che va a toccare vari temi: il superamento degli stereotipi, l’attivazione di politiche per le pari opportunità, il loro monitoraggio, la valutazione e così via”.

Conciliazione e parità di genere

Sta inoltre partendo il percorso per ottenere la Certificazione di genere introdotta dal PNRR. “Abbiamo avviato una profonda riflessione anche sul tema della parità perché è cruciale nella cooperazione sociale e nel Terzo Settore. I dati ci dicono che gran parte degli occupati è donna: crediamo di avere una responsabilità in questo senso. Inoltre da sempre sappiamo il valore che c’è dietro la parità in azienda. Ci sembra importante valorizzarla al massimo, anche attraverso la Certificazione di genere”, aggiunge Crippa.

Fare welfare aziendale nel Terzo Settore

L’esperienza del Consorzio Solidarietà Sociale Forlì-Cesena fa capire come fare welfare aziendale sia possibile anche nel Terzo Settore, non solo verso l’esterno – come fornitore di servizi sociali – ma anche al proprio interno, in favore di soci e collaboratori. Assumendo quindi una dimensione bidirezionale.

Anche se molto spesso non si hanno le disponibilità economiche delle imprese for profit, grazie alle capacità organizzative e facendo rete le organizzazioni dell’imprenditoria sociale possono mettere in piedi progetti di welfare innovativi per soci e dipendenti. Come dimostra l’esperienza forlivese, nel momento in cui le cooperative e le imprese sociali riescono a collaborare, infatti, le singole realtà possono sfruttare i vantaggi apportati dall’implementazione del welfare in azienda, grazie alla condivisione di competenze, costi e rischi.

Welfare aziendale e Terzo Settore: opportunità (anche) in situazioni emergenziali?

Nel caso qui raccontato è stato il Consorzio di Forlì-Cesena a fare da collante in questa particolare partnership. Ciò ha permesso di condividere le esperienze delle singole cooperative e associazioni e, di conseguenza, ha fatto mettere a sistema le iniziative informali ideate nel corso degli anni precedenti. Tutto questo con un obiettivo preciso: mettere al centro i soci e le persone che lavorano in questo mondo.

Quanto fatto è confluito anche in un documento che le cooperative e le associazioni hanno fornito a soci e collaboratori: la carta del benessere. In tal modo tutte le persone sono messe al corrente di quanto hanno a disposizione e gli investimenti fatti sono valorizzati al meglio. In tutto questo, il mondo del Terzo Settore ha davvero molto da insegnare a molte organizzazioni profit che – pur avendo più risorse a disposizione – non riescono a generare un impatto reale con i loro piani di welfare aziendale.

 

Note

  1. Misure che riguardano una vasta gamma di servizi e soluzioni che le imprese possono destinare ai propri dipendenti, godendo di specifici benefici fiscali. Tra le formule più comuni ci sono: card o voucher acquisto da spendere presso catene commerciali o negozi (anche della grande distribuzione online) e i buoni benzina.