È stato pubblicato il Terzo rapporto sulla responsabilità sociale d’impresa in Piemonte, redatto dall’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte. L’indagine nasce nell’ambito del progetto CSR Piemonte, istituito nel 2009 tra Regione Piemonte e Unioncamere Piemonte per promuovere la tematica della responsabilità sociale d’impresa quale fattore di competitività. L’obiettivo principale del progetto è quello di rendere consapevoli gli imprenditori delle azioni di responsabilità sociale e dei relativi vantaggi, attraverso la valorizzazione e la diffusione delle buone pratiche, secondo una logica di trasferimento dei migliori casi e dei modelli più efficaci.
I principali risultati dell’indagine
L’indagine è stata condotta nel mese di novembre 2016 su un campione di circa 30mila imprese piemontesi ed ha visto la partecipazione di 2.646 aziende aventi più di 5 addetti con sede legale nella regione.
La prima importante informazione che emerge dall’elaborazione dei risultati dell’indagine è che all’incirca una impresa su due delle rispondenti ha investito o investe attualmente in azioni di CSR e il 48,8% ha in previsione di farlo in futuro. Tra le aree di CSR prescelte dalle imprese le più diffuse risultano quelle indirizzate ad incrementare il livello di benessere dei dipendenti e a migliorarne le condizioni lavorative (63,4%), seguite da sostenibilità e sicurezza ambientale (57,3%), solidarietà e sostegno umanitario, anche in partnership con le organizzazioni non profit (27,8%), sviluppo di prodotti e processi sostenibili (21,6%), sostegno alle comunità locali (19,8%).
Le imprese che investono in CSR sono spinte principalmente dall’obiettivo di migliorare il clima interno e incrementare la produttività dei lavoratori (52,2%), migliorare l’immagine aziendale (52%), contribuire operativamente allo sviluppo sostenibile (35%) e innovare prodotti e/o servizi (30,6%).
Relativamente ai risultati, il 52% delle imprese dichiara di avere riscontrato un miglioramento dell’immagine dell’azienda e il 39,6% del clima interno/produttività, ma circa un impresa su 4 dichiara di non avere avuto nessuna ricaduta, una percentuale ancora troppo alta su cui occorrerebbe intervenire, indagandone le ragioni e apportando correttivi. Ad esempio, l’indagine si sofferma sugli elementi che frenano lo sviluppo di azioni di CSR sul territorio. Ne risulta innanzitutto una questione economico-finanziaria: per ben il 73% la mancanza di risorse economiche aziendali risulta l’ostacolo principale, seguito dalla mancanza di incentivi fiscali (54,3%) e di ritorni immediati (31%). Il 20,8% inoltre, lamenta l’assenza di una cultura manageriale interna adeguata, indice di come occorra lavorare anche sul piano culturale per promuovere forme di CSR.
I dati confermano, inoltre, che le aziende orientate alla CSR sono anche quelle più propense ad investire in innovazione e a collaborare con altre imprese in una logica di rete, preferibilmente attraverso reti informali o reti d’impresa. Sono, in sintesi, le realtà aziendali più aperte e collaborative.
La diffusione della CSR e la pubblica amministrazione
Sei aziende su 10 ritengono che siano le imprese stesse i soggetti più attivi per l’affermazione della CSR. Per il 28,8% assume un ruolo di primo piano nella diffusione della CSR anche il settore non profit, seguito dal ruolo esercitato dall’opinione pubblica/consumatori (21,1%). La Regione è la prima tra le istituzioni a sostenere la diffusione dei compartimenti socialmente responsabili delle aziende del territorio (18,1% delle imprese), seguita dall’università (16.5%), dalle istituzioni comunitarie (12,4%) e dal sistema camerale (7,3%).
Secondo le imprese intervistate il compito principale della pubblica amministrazione nel campo della responsabilità sociale di impresa è quello di accrescerne la conoscenza e la riconoscibilità (56,6%). Poco meno del 30% ritiene che la PA debba occuparsi di mettere in luce le buone pratiche, in modo da fornire al tessuto imprenditoriale regionale esempi di applicazione nel campo della responsabilità sociale d’impresa, mentre il 27,8% delle aziende rispondenti individua come compito principale della PA il riconoscimento di premialità per rilascio di incentivi e la partecipazione ad appalti pubblici per le imprese che adottano comportamenti orientati alla CSR.
Dati nel complesso positivi che, secondo gli autori, dimostrano un’attenzione rinnovata verso un modo diverso, per alcuni nuovo, di fare impresa in un’ottica non solo di business, bensì di sostenibilità economica, ambientale e sociale, soprattutto tenendo conto che la quasi totalità delle imprese partecipanti è di piccola dimensione (l’86,5% ha, infatti, meno di 50 addetti), mentre solo una impresa su 10 è media e il 3,1% è grande.
Riferimenti
La versione integrale del rapporto