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Una ricerca di Fondazione Magna Carta prova a chiarire ulteriormente le motivazioni della denatalità italiana (che Secondo Welfare segue con la serie Denatalitalia), approfondendo le ragioni alla base di questo fenomeno e riflettendo su quale contributo può apportare il welfare aziendale nel migliorare la complessa situazione demografica italiana. Il titolo del lavoro, realizzato insieme a JOINTLY, WellMakers by BNP Paribas, En-gineering e Prysmian Group, è Per una primavera demografica e poggia sostanzialmente su due grandi pilastri. Da un lato un’indagine sulle ragioni profonde del calo della natalità; dall’altro il ruolo delle imprese nell’affrontarle, anzitutto attraverso il welfare aziendale.

Le ragioni del calo delle nascite

La prima parte della ricerca indaga le ragioni del calo della natalità nel nostro Paese, attraverso interviste effettuate a 1.072 tra giovani e adulti, e 530 “testimoni privilegiati”, quali insegnanti, operatori sanitari, psicologi e psichiatri.

Dai dati emerge come per le regioni del Sud l’incertezza economica sia al primo posto tra le cause alla base della rinuncia alla genitorialità, mentre nel Nord le motivazioni sono da ricercare soprattutto nelle limitazioni che il diventare genitori può comportare per il proprio percorso professionale e nella mancanza di conciliazione tra lavoro e vita privata.

Quest’ultimo tema è valutato importate da 9 intervistati su 10 del Nord, mentre scendo a 7 su 10 tra quelli del Sud. Nelle regioni del Paese dove sono più sentite le aspirazioni di carriera e il raggiungimento degli obiettivi personali, dunque, è più forte il timore di non riuscire a risolvere la conciliazione (un tema che Secondo Welfare sta affrontando attraverso la serie #ConciliazioneUnicorno), ovvero la capacità di essere genitori e lavoratori allo stesso tempo.

Il focus sulla Lombardia

Un timore che si riflette in dati allarmanti rispetto alla natalità anche in Lombardia, dove le nascite nel 2023 sono state, secondo i dati regionali, circa 65.000, con una contrazione del 2,3% rispetto al 2022.

La ricerca, che propone un focus sulla Regione, indica un decremento che accomuna tutto il territorio lombardo a partire da Milano che, stando alle statistiche comunali, negli ultimi vent’anni ha visto una riduzione delle nascite del 25%, pur a fronte di un leggero aumento della popolazione. dovuto all’attrattività e al saldo migratorio del capoluogo lombardo.

Quanto alle aree interne lombarde, il calo della popolazione negli ultimi dieci anni è stato pari al 4,1%.

Il contributo del welfare aziendale

Il secondo aspetto della ricerca, come detto, ha riguardato le iniziative di welfare aziendale che le imprese mettono in campo per favorire la maternità, la paternità, la conciliazione e in generale il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori.

Attraverso griglie di autovalutazione e colloqui con il management aziendale sono state raccolte una gamma di buone pratiche che testimoniano quanto le azioni delle imprese, opportunamente sostenute da politiche pubbliche, possano contribuire a creare un sistema virtuoso per rendere il mondo del lavoro, le comunità e la società accoglienti verso le nascite e non solo.

Secondo i curatori, l’attenzione delle aziende per il benessere psicofisico delle persone è la strada per andare incontro ai bisogni e ai desideri delle lavoratrici e dei lavoratori e incoraggiare la possibilità di conciliare il lavoro con la famiglia e anche con il proprio spazio personale.

Un osservatorio sulla crisi demografica

Con la presentazione della ricerca, la Fondazione Magna Carta ha presentato anche il neonato Osservatorio sulla Crisi Demografica di Magna Carta, realizzato in partnership con WellMakers by BNP Paribas, JOINTLY e Acea. Direttore scientifico Gian Carlo Blangiardo, presidente della Fondazione ISMU ed ex presidente ISTAT.

“Si ha motivo di credere che appropriate linee d’azione rivolte in modo specifico alle famiglie, nel ruolo di produttori e formatori del capitale umano, ai giovani e al segmento degli anziani attivi, dovrebbero rappresentare alcune delle priorità capaci di restituire alla popolazione italiana quella vitalità demografica che, già fortemente resa fragile da decenni di cambiamento nella struttura e nei comportamenti, ha subito e sembra destinata a subire in futuro un ulteriore pericoloso indebolimento”, ha spiegato Blangiardo a margine della presentazione della ricerca.