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Il 16 ottobre, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di Legge di Bilancio per il 2024. Attraverso la Manovra saranno stanziati circa 12 miliardi per il sostegno alle imprese e a lavoratori e lavoratrici. Tra le iniziative finanziati ci sarà anche l’aumento della soglia esentasse dei fringe benefit, cioè quell’insieme di misure di sostegno al reddito di lavoratori e lavoratici che godono di specifici benefici fiscali per le imprese che li erogano1.

Nello specifico, l’idea del Governo è quella di aumentare la soglia dei fringe benefit da 258,23 a 2.000 euro per chi ha figli a carico; mentre per chi non ha figli il tetto sarà di 1.000 euro. Come riportato da RaiNews, in merito la Presidente Meloni ha affermato “sui fringe benefit l’anno scorso siamo interventi in maniera significativa, quest’anno lo rendiamo strutturale con modifiche per il 2024“.

Verso un nuovo aumento temporaneo dei fringe benefit?

Nonostante la Presidente Meloni utilizzi il termine “strutturale“, la modifica proposta sembra essere valida solamente per il 2024. Il Governo ha quindi preferito non intervenire in questo momento in maniera definitiva, contrariamente a quanto trapelato nei mesi scorsi.

Si tratta perciò del 6° intervento (fatto da Esecutivi differenti) dedicato al tema dei fringe benefit negli ultimi 5 anni e finalizzato ad aumentare temporaneamente il loro importo. In particolare, il limite entro cui le imprese hanno potuto beneficiare del vantaggio fiscale per questi strumenti è stato raddoppiato nel 2020 e nel 2021, passando da 258,23 a 516,46 euro. Nel 2022 tale soglia è stata prima innalzata a 600 euro (con il Governo Draghi) e poi a 3.000 euro (con il Governo Meloni). Nel 2023, con il Decreto Lavoro, la soglia è stata portata ancora a 3.000 euro (fino al 31 dicembre) ma solamente per coloro che hanno figli a carico.

Welfare aziendale: la territorializzazione può aiutare a evitare derive sui fringe benefit

Questa nuova previsione al momento è parte di un disegno di legge che dovrà superare il vaglio della Commissione Europea e poi essere approvato dal Parlamento, ma indica la chiara volontà del Governo di intervenire nuovamente su questo fronte. Anche se dovessero cambiare alcune cifre, sembra difficile immaginare l’assenza di interventi dedicati ai fringe benefit di welfare aziendale. Che portano con sé vantaggi per le organizzazioni ma anche diversi problemi. Vediamo quali.

Portare il dibattito oltre i fringe benefit

Anche per il 2024 le imprese potranno dunque godere di maggiori benefici fiscali per questi strumenti. Il fatto che, anche questa volta, si tratti un intervento temporaneo limita però le possibilità di programmazione per le aziende. Gli interventi temporanei non consentono infatti di ideare e avviare progettualità stabili e complesse, che potrebbero permettere di rispondere in maniera più adeguate alle esigenze di lavoratori e lavoratrici. Solamente rendendo la regola stabile si possono infatti favorire azioni organizzative realmente efficaci nel lungo periodo.

Inoltre, la stabilizzazione definitiva della soglia dei fringe benefit (ad una cifra coerente con l’attuale inflazione, che diversi esperti stiamo tra 800 o 1.000 euro) consentirebbe di far progredire il dibattito sul welfare aziendale. Come vi abbiamo raccontato più volte nel corso degli ultimi mesi – ad esempio qui e qui – ci sarebbero altre correzioni da fare per cercare di valorizzare realmente la componente sociale del welfare d’impresa.

Tra questi c’è la necessità di facilitare l’utilizzo di servizi di natura sociale, sanitaria e assistenziale, anche incentivando l’utilizzo dei fringe per queste prestazioni. C’è poi l’introduzione di nuove voci alla normativa, come la flessibilità, la formazione continua, l’orientamento e l’ascolto dei lavoratori/trici per migliorare l’impatto delle misure. Infine, è auspicabile dare valore alla dimensione territoriale, prevedendo sgravi e incentivi per le organizzazioni che fanno rete (tra loro e con il territorio) in modo da incentivare (anche) lo sviluppo territoriale grazie al welfare aziendale.

Per approfondire vi rimandiamo a questo articolo.

 

Note

  1. Tra le formule più comuni ci sono card o voucher acquisto da spendere presso catene commerciali o negozi (anche della grande distribuzione online) e buoni benzina.
Foto di copertina: Giorgia Meloni alla Conferenza stampa sul DDL Bilancio 2024. Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri