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Pochi giorni fa, attraverso un comunicato stampa, la multinazionale Ferrero ha dichiarato che – per l’anno 2019 – i lavoratori delle sedi italiane avranno diritto a un premio di risultato di circa 2.000 euro. A seguito dell’incontro tra i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali di Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil è stato infatti sancito il raggiungimento degli obiettivi produttivi stabiliti all’interno dell’ultimo integrativo aziendale.

Come riportato dal Corriere della Sera, l’accordo stabilisce che il tetto massimo raggiungibile dal premio è di 2.200 euro lordi. L’ammontare seguirà due parametri: il risultato economico, unico per tutta l’azienda e che determina il 30% del premio, e il risultato gestionale, che definisce il restante 70% della cifra. Considerando le varie sedi, quindi, i premi saranno così distribuiti: ad Alba 2.097 euro lordi, nelle Aree e Depositi 2.016 euro, a Balvano 2.111 euro, a Pozzuolo 2.080 euro, a S. Angelo 2.168 euro. Per lo staff il premio sarà di 2.093 euro lordi. In totale saranno quindi circa 6.000 dipendenti a beneficiare del premio.

Le politiche di welfare aziendale messe in campo da Ferrero vanno però oltre il premio di risultato, e presentano una dimensione molto articolata.
Il welfare aziendale di Ferrero

Come il nostro Laboratorio ha raccontato parzialmente all’interno del volume “Impresa possibile. Il welfare aziendale in provincia di Cuneo”, finanziato dalla Fondazione CRC (scaricabile gratuitamente qui), le azioni della società in questo campo sono molteplici e si muovono su diverse aree d’intervento, tutte accomunate dall’attenzione verso il benessere delle persone e i loro bisogni.

La Fondazione Ferrero, istituita nel 1983, rimane ancora oggi una fonte di interventi innovativi e in continua evoluzione, che cercano di stare al passo con i tempi che cambiano e con i bisogni sociali che evolvono, soprattutto in materia di conciliazione vita-lavoro. Proprio a questo scopo, nel 2011, all’interno di Ferrero è stata operata una sistematizzazione di tutte le misure e degli strumenti finalizzati a sostenere i dipendenti nella gestione delle necessità legate all’armonizzazione dei tempi di vita, di cura e di lavoro.

Fra queste spiccano: l’accesso a visite pediatriche offerte gratuitamente ai figli dei dipendenti, all’interno dello stabilimento di Alba; la possibilità, riservata ai neogenitori, di richiedere un servizio di visite pediatriche supplementare rispetto a quello fornito dal Servizio Sanitario Nazionale; la messa a disposizione di un servizio di assistenza socio sanitaria domiciliare per la cura degli anziani. A questi servizi si aggiungono: una regolamentazione del part-time calibrata sulle specifiche esigenze dei neogenitori che ne facciano richiesta; la possibilità per il lavoratore di chiedere l’anticipazione del TFR; un’indennità – nel caso di morte del dipendente – a favore della famiglia pari a tre annualità, i cui costi sono completamente a carico dell’azienda; la presenza di un servizio di Assistenza Sociale e Sanitaria costante presso i locali della Fondazione; soggiorni estivi, stage e borse di studio per i figli dei dipendenti; percorsi di reinserimento al lavoro in seguito a maternità e/o lunghe assenze. Nella sede di Alba è, inoltre, disponibile un asilo nido aziendale aperto anche alle famiglie della zona, in un’ottica di promozione di un welfare aziendale “aperto” al territorio e alla comunità.

Va sottolineato che tutte queste opportunità sono frutto di accordi con i sindacati e sono previsti momenti di formazione congiunta di manager e rappresentanze sindacali sui temi del welfare aziendale e della conciliazione vita-lavoro per garantire un allineamento di competenze, conoscenze e linguaggio. Ne è una prova l’iniziativa lanciata dall’azienda in materia di smart working nel 2017: questa misura – che è stata inizialmente destinata a circa 100 dipendenti della sede di Alba – è oggi rivolta a oltre 350 collaboratori della società.


L’impegno di Ferrero per un welfare aziendale “aperto” al territorio

Come vi abbiamo accennato qui, a fine 2018 la Ferrero ha inoltre avviato le pratiche per costruire anche una scuola materna nel Comune di Alba. La struttura sorgerà a poca distanza dallo stabilimento, sarà articolata su due piani e disporrà di tre classi, un laboratorio per attività varie e uno per le lezioni di musica.

È sempre più evidente quindi come l’intento della società sia quello di attivare politiche di welfare che sempre di più riescano ad “uscire” dalla fabbrica, raggiungendo la comunità e i cittadini. Come ben evidenziato da Franca Maino e Federico Razetti nel volume “Fare rete per fare welfare” (ve ne abbiamo parlato qui), in questo modo si cerca di superare l’idea di dar vita a una “isola” di benessere – all’interno della quale vi sono pochi individui privilegiati che hanno accesso a prestazioni aggiuntive – nel tentativo di promuovere politiche più inclusive e “aperte”.

Ovviamente va detto, soprattutto nel caso di Ferrero, che il peso economico e commerciale della realtà produttiva è stato sicuramente decisivo. Se da un lato, però, tali azioni rappresentano politiche organizzative volte a migliorare l’immagine e l’andamento economico dell’impresa, è pur vero che – analizzando da vicino l’esperienza – si ha la percezione di trovarsi di fronte a vere e proprie forme di innovazione sociale in grado di generare un impatto per il territorio e la comunità locale.

Foto di copertina: Wikimedia Commons