Il concetto di Responsabilità sociale d’impresa (RSI) è nato all’interno del dibattito accademico negli anni ’50. La definizione più recente è stata fornita dalla Commissione Europea con la comunicazione n. 681 del 2011 che l’ha definita come: la responsabilità delle imprese nei confronti della società. Siamo dunque di fronte ad un paradigma nuovo che guarda all’impresa (uno degli attori principali del secondo welfare) come attore sociale e non più come mero attore economico.
Secondo questo paradigma, sviluppando comportamenti di responsabilità sociale nei confronti dei suoi stakeholder l’impresa può ottenere vantaggi economici e non (maggiore produttività dei dipendenti, fidelizzazione dei clienti, miglioramento dei rapporti con la comunità in cui opera, ecc.) che possono favorire la sua competitività nel mercato. La RSI ormai non è solo una teoria accademica ma una realtà concreta che tende a svilupparsi all’interno delle aziende. È però facilmente intuibile come le imprese di grandi dimensioni abbiamo maggiori risorse per poter sviluppare in autonomia azioni di responsabilità sociale. La vera sfida per il nostro Paese è quella di favorire lo sviluppo della RSI nelle Piccole e medie imprese (che compongono il 90% delle imprese italiane): le ricerche identificano come fattori decisivi in questo senso la sensibilizzazione e la formazione su questo tema.
Per comprendere meglio la questione siamo entrati in contatto con EticLab, un laboratorio sperimentale della responsabilità sociale d’impresa nato il 12 giugno 2009 come network informale a conclusione di un percorso formativo promosso dalla Camera di Commercio di Genova e si è costituito formalmente in Associazione a luglio 2010. Abbiamo intervistato Isabella Cristina (Mixura), Presidente del Comitato di indirizzo.
A quasi 4 anni dalla costituzione in Associazione, come può essere considerata l’esperienza di Eticlab?
Sicuramente in evoluzione: siamo passati dall’essere un gruppo di pionieri un po’ visionari, all’essere una realtà consolidata sul territorio, capace di proporsi come interlocutore credibile sui temi della RSI a livello nazionale (ad esempio come partner territoriale del Salone della RSI e dell’Innovazione Sociale e parteciperemo l’8 luglio a Modena al primo workshop nazionale di confronto e networking tra reti-laboratori di imprese per progetti di Responsabilità Sociale-CSR all’interno del quale il tema “benessere e persone” è centrale).
Oggi EticLab conta 20 associati, nel 2009 erano in 8. La sua composizione risulta essere particolarmente interessante poiché è eterogenea, troviamo infatti piccole e medie imprese, associazioni di categoria e cooperative sociali. Dunque l’interesse manifestato verso la responsabilità sociale d’impresa in questa esperienza è di tipo traversale. Possiamo dire di aver perso nel tempo alcuni compagni di viaggio – a causa della crisi o di modi differenti di interpretare il ruolo dell’Associazione – ma che nel frattempo ne sono arrivati altri e il saldo è sicuramente attivo. Adesso chi aderisce o rimane in EticLab lo fa con maggior consapevolezza.
La composizione di Eticlab è molto eterogenea, dalle piccole e medie imprese fino ad associazioni di categoria e cooperative sociali. Come si può spiegare la presenza in EticLab di realtà con caratteristiche così diverse tra loro?
La spiegazione pratica è molto semplice: ci siamo ritrovati tutti a frequentare un corso di formazione sulla RSI promosso dalla CCIAA di Genova. Ma la vera domanda è: come mai eravamo così eterogenei (e tutti soddisfatti) a quel corso? La risposta dal mio punto di vista è piuttosto banale: l’organizzazione che dialoga con gli stakeholder nell’ottica di creare valore condiviso e dà conto con trasparenza dei propri risultati può essere piccola, media o grande; artigiana o industriale; profit o no profit. E’ una questione di strategia, di valori, non di settore o dimensione.
Quali motivazioni spingono le aziende facenti parte di Eticlab a credere che la responsabilità sociale d’impresa sia uno strumento strategico per l’impresa nei confronti degli stakeholder?
Direi che il denominatore comune è la presenza di alcuni valori guida che hanno matrici molto diverse tra loro, il più forte dei quali forse è l’essere perlopiù aziende familiari, per le quali la logica del lungo periodo e della durabilità dell’impresa prevale sempre su quella della massimizzazione del risultato a breve. Questo è il valore che sta più “tenendo” nel tempo, ma non il solo. Ad esempio il mondo della cooperazione sociale ha altre spinte valoriali rispetto alla RSI più legate all’inclusione sociale e allo sviluppo sostenibile del territorio, valori che caratterizzano tuttavia anche molte aziende profit associate.
EticLab ha costituito un Comitato di indirizzo che anno per anno definisce priorità e traiettorie di sviluppo dell’Associazione, e proprio in questa sede è maturata l’idea di dedicare il 2014 al tema del welfare aziendale. Che ruolo assume il welfare aziendale in un contesto socioeconomico segnato dalla crisi finanziaria e sociale degli ultimi anni? E quali tipi di iniziative sono maggiormente diffuse nelle realtà aziendali facenti parte di Eticlab?
Il punto di partenza di EticLab sul tema risiede nella necessità di costruire percorsi sempre più virtuosi nella relazione azienda-stakeholder, e i dipendenti sono sicuramente uno stakeholder primario per qualsiasi impresa. La crisi può mettere in difficoltà quest’ultima e ben vengano dunque tutti quei progetti, come il welfare aziendale, capaci di generare ricadute “win-win-win”, sia per l’impresa, sia per il dipendente, che per il territorio. Direi che lo sforzo di EticLab è quello di mantenere un approccio “equilibrato”, non sbilanciato né verso la tutela esclusiva degli interessi dell’azienda, né verso modelli di people care svincolati dal contesto. Ma al contempo vogliamo essere capaci di interpretare le esigenze reali delle imprese per non essere giudicati troppo astratti o sganciati dalla realtà delle difficoltà quotidiane. EticLab sta faticosamente costruendo le condizioni culturali e “infrastrutturali” – come la piattaforma web sulla RSI in via di definizione – affinché le singole aziende possano impostare percorsi di welfare al proprio interno. Dai primi sondaggi informali sembra che sanità, istruzione e maggiordomo aziendale siano gli ambiti più richiesti.
Ci sono esempi in cui il welfare aziendale ha favorito ricadute positive in termini di welfare territoriale?
Ad oggi non ancora, ma possiamo affermare che questa è esattamente la visione del nostro progetto di welfare interaziendale: come associazione da sempre vogliamo costruire “ponti” non convenzionali sul nostro territorio e in particolare in questo caso, tra aziende profit interessate a creare benessere organizzativo e terzo settore pronto a fornire servizi innovativi e qualitativamente adeguati.
Quali sono i margini di crescita in termini di nuovi soci che vi aspettate per Eticlab nel prossimo futuro?
Oggi siamo 20 e la nostra crescita è stata sempre lenta ma costante. Ritengo che questo sia lo “stile” ETICLab anche per il prossimo futuro: non vogliamo grandi numeri, ma reale impegno nelle azioni di responsabilità sociale d’impresa da parte dei nostri associati. E’ questo che chiede ETICLab ai propri associati e a chi ha interesse ad associarsi.
Permettetemi infine di citare la nostra prima Presidente, Nicoletta Viziano (Gruppo Viziano), che ha creduto fin da subito nell’idea e Paolo Bassetti (Saponificio Gianasso-I Provenzali), il nostro attuale Presidente e tutti gli amici associati che si sono impegnati nello sviluppo dell’Associazione. Senza di loro sicuramente ETIClab non esisterebbe.
ETICLab nasce nel 2009 come progetto “di nicchia”, ma riscuote sempre maggiore interesse e si rinforza di anno in anno, perché oggi il tema della responsabilità sociale dell’impresa/sostenibilità come fattore di competitività è entrato con forza nell’agenda del top management. E noi di ETIClab diciamo… finalmente!
Riferimenti