I provider di welfare aziendale sono società private che si occupano di sostenere le imprese nelle varie fasi di ideazione, implementazione e monitoraggio di interventi o piani di welfare. Attualmente esistono varie realtà inseribili all’interno del mercato dei provider di welfare: le società di servizi, le software-house e le piattaforme on-site, le società di brokeraggio assicurativo e alcune società definibili spurie.
Percorsi di secondo welfare ha deciso di dedicarsi a questo tema realizzando una ricerca – i cui dati saranno pubblicati all’interno del Terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia – e degli approfondimenti sulle realtà italiane più rilevanti. Lo scopo della ricerca, che si è svolta tra dicembre 2016 e febbraio 2017, è stato quello di indagare e analizzare i cambiamenti avvenuti all’interno del mondo dei fornitori di servizi di welfare dopo l’introduzione delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016.
Dopo avervi raccontato dell’esperienza di Edenred, in questo nostro secondo approfondimento vi presentiamo la società Easy Welfare attraverso l’intervista svolta con il suo presidente e CEO Federico Isenburg,
Quali sono le misure e i servizi di welfare che mettete a disposizione, o che proponete, alle aziende? In che modo vengono erogati?
Tutti i servizi sono resi disponibili da una piattaforma che consente al dipendente di utilizzare i nostri voucher e i rimborsi. Sostanzialmente il dipendente accede alla piattaforma – tramite un user name ed una password – e si trova il suo credito residuo da spendere a seconda delle sue esigenze.
Per quanto riguarda i servizi che possono essere acquistati, abbiamo tutti quelli previsti dall’articolo 51 e 100 del TUIR, quindi:
- l’area dell’istruzione, per il discorso delle rette scolastiche che possono andare dall’asilo nido, alla scuola materna fino all’università;
- il servizio di rimborso della quota passiva dei mutui, il quale è utilizzato soprattutto dai giovani per l’acquisto e la ristrutturazione della casa;
- i servizi per la famiglia, come baby-sitter, badanti o figure professionali;
- l’area del tempo libero, sulla quale ci siamo concentrati soprattutto nell’ultimo anno: dai viaggi, alle terme, ai biglietti per il cinema, insomma abbiamo un paniere molto ampio di possibilità lasciate completamente in mano al dipendente;
- l’area previdenziale e sanitaria, per le quali abbiamo a disposizione la Cassa Easy Welfare, la quale eroga, rimborsa e/o liquida prestazioni sanitarie, garantendo un programma di assistenza integrativa completo.
- infine ci sono tutti i servizi work-life balance che non prevedono un benefit economico o un rimborso, ma sono dei servizi veri e propri per il dipendente, come il maggiordomo aziendale e il servizi salva-tempo.
Quali sono le prestazioni più richieste dalle imprese sulla base della vostra esperienza?
Allora, le prestazioni più richieste rimangono istruzione, salute e previdenza, che sono considerati – da un certo punto di vista – dei “bisogni primari”. Però quest’anno anche il tempo libero ha assunto la sua importanza perché siamo riusciti ad ampliare molto il paniere di servizi disponibili. In generale, se un dipendente deve scegliere se avere un rimborso per la retta scolastica del bambino o il biglietto per il cinema, sceglie la retta scolastica. Però, allo stesso tempo, i servizi per il tempo libero danno una possibilità molto interessante.
Secondo lei, che cosa vogliono ottenere le imprese attivando servizi di welfare aziendale?
Le imprese con cui lavoriamo, solitamente, attraverso il welfare cercano di avere un mezzo per agevolare i dipendenti – soprattutto aumentando il loro potere d’acquisto – e di conseguenza per creare un clima migliore in azienda. Questo miglioramento di clima si tradurrà poi un maggiore attaccamento del lavoratore e quindi: riduzione del turnover, riduzione dell’assenteismo, incremento della produttività, e cosi via.
Inoltre, il welfare sta anche divenendo uno strumento strategico nelle relazioni industriali. In questo senso il lavoro è e ci sarà lungo: vi è bisogno di un dialogo continuo tra le parti sociali e spesso c’è la necessità di “sedersi” con il sindacato. Però credo che le parti sociali, soprattutto nelle grandi aziende, possono vedere il welfare aziendale come una via di dialogo privilegiato in una situazione di crisi economica come quella attuale. Mi spiego meglio: quando un’impresa – per diverse causa – si trova costretta a rivedere le politiche retributive, il welfare rappresenta un punto di incontro privilegiato. E in questo la detassazione ha aiutato.
Alla luce delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016 ritiene che sia cresciuto l’interesse delle aziende verso l’implementazione di piani di welfare nell’ultimo anno?
Sì, assolutamente. Molte imprese sono venute a conoscenza dei vantaggi fiscali che sono stati introdotti dalla Legge di Stabilità e, di conseguenza, l’argomento si è diffuso molto. Nel nostro caso, nel 2016 abbiamo registrato un raddoppio nel numero di nuove acquisizioni – tra piattaforma e consulenze – rispetto al 2015.
Alcune imprese hanno deciso anche di investire nel welfare grazie alla defiscalizzazione. Credo che, conoscendone i benefici, avessero già in mente di adottare misure di welfare aziendale, ma sicuramente la Legge di Stabilità ha dato una spinta. Credo che chi ha investito conoscesse già l’utilità del welfare e abbia approfittato della nuovo normativa.