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CIR food – cooperativa italiana che opera nel settore della ristorazione collettiva e commerciale – ha recentemente lanciato una nuova divisione che si occuperà esclusivamente di servizi di welfare aziendale. Il suo nome è BluBe e rappresenta una diretta evoluzione di Bluticket, società del gruppo nata circa 20 anni fa che si occupa prettamente di buoni pasto.

Per approfondire l’esperienza di BluBe e per continuare a far luce sul ruolo dei cosiddetti provider di welfare aziendale all’interno del secondo welfare, in questo articolo abbiamo intervistato Riccardo Gismondi, Managing Director di BluBe.

Come è nato il progetto di CIR food che ha portato alla creazione di BluBe?

Il percorso che ha portato alla nascita della divisione BluBe è iniziato circa un paio di anni fa. Nel 2016, infatti, CIR food ha approvato il piano strategico per gli anni 2016-2020. All’interno di tale documento si è deciso di implementare un progetto nel campo del welfare aziendale capace di riprendere i valori fondativi della nostra società.

Il Gruppo CIR food è una impresa cooperativa che, attualmente, conta sul lavoro di 13.500 collaboratori in Italia, Belgio e Olanda. Di questi, quasi 7.000 sono anche soci. Questo influenza sicuramente il nostro business e le nostre strategie di mercato: ogni nostro progetto è attento alle ricadute in termini solidaristici, di responsabilità e di sviluppo sostenibile.

Ad ogni modo, il primo passo concreto per la creazione di BluBe è stato l’ideazione di un piano di welfare interno, rivolto a tutti i dipendenti e i soci di CIR food. In questo modo ci siamo messi alla prova e abbiamo compreso e verificato direttamente quali sono le difficoltà e le opportunità che questi strumenti comportano.

Può dirci in cosa consiste il piano di welfare aziendale interno di CIR food?

In questa direzione, il nostro obiettivo principale è stato quello di dare vita a strumenti capaci di rispondere ai bisogni fondamentali dei nostri collaboratori. Questo perché prendersi cura delle persone che lavorano con noi ogni giorno è il nostro modo di fare impresa.

Per questo abbiamo promosso ed avviato il progetto di welfare aziendale “NoixNoi”, pensato per i nostri soci lavoratori e che è suddiviso in quattro aree di intervento principali: la conciliazione vita-lavoro, che comprende orari flessibili, permessi e congedi extra; l’assistenza sanitaria; il sostegno al reddito, che dà accesso a prestiti agevolati; i servizi, che riguardano sia l’ambito sociale, sia quello culturale, che quello ricreativo.


Tornando ora all’offerta di welfare di BluBe per le imprese, che cosa proponete alle società clienti?

La nostra offerta di welfare per le imprese è incentrata sulla piattaforma digitale “BluFlex”. Tale portale, dà accesso ad un’ampia gamma di servizi personalizzati, pensati per incentivare il benessere dei lavoratori: dai flexible benefit, ai buoni regalo BluGift, fino ai buoni pasto elettronici e cartacei a marchio BluEasy e BluTicket.

La piattaforma dà la possibilità a ciascun collaboratore dell’impresa cliente di comporre un proprio “carrello welfare”, scegliendo i servizi e le prestazioni all’interno del nostro paniere. Le misure presenti nel portale sono sostanzialmente quelle definite all’interno degli articoli 51 e 100 del Tuir.

Nello specifico, l’offerta di BluFlex si suddivide in cinque aree: versamenti integrativi, in cui rientrano sia i contributi previdenziali integrativi sia quelli sanitari; cura della persona, che riguarda le spese per la cura dei familiari anziani e non autosufficienti ma anche tutto ciò che concerne visite e check up medici; istruzione, che permette di pagare o rimborsare tutte le spese legate alla scuola (dall’asilo fino all’università); tempo libero; cultura e shopping.

Per quanto riguarda i servizi – grazie al sistema di convenzioni – la nostra piattaforma consente agli utilizzatori di rivolgersi a realtà profit e non profit del proprio territorio. Questo produce un circolo virtuoso per il territorio e alimenta l’economia locale: da un lato, infatti, sono offerti alle imprese e ai lavoratori dei servizi facilmente reperibili mentre, dall’altro, si reinvestono le risorse destinate al welfare aziendale in attività e esercizi del territorio.


Avete realizzato delle partnership o delle convenzioni particolari con il mondo cooperativo?

Per il momento abbiamo avviato un percorso con alcune associazioni di rappresentanza territoriali vicine al mondo della cooperazione, in particolare Confcooperative e Legacoop. In collaborazione con queste associazioni realizziamo degli incontri e dei workshop per sensibilizzare le realtà del territorio sul welfare aziendale: nel corso di questi eventi presentiamo la nostra offerta e cerchiamo di “fare cultura” in merito alle opportunità legate ai servizi e le prestazioni realizzate dall’impresa.

Credo che questo lavoro sia importante in quanto c’è un forte gap conoscitivo tra le realtà medio-piccole e le grandi imprese. Questo vale sia per il settore profit che per quello cooperativo: in linea di massima le grandi aziende sono più preparate e queste tematiche fanno parte del loro sistema organizzativo già da alcuni anni. Per le PMI è invece tutto relativamente nuovo.

Infine, se si parla invece di partnership al di fuori del mondo cooperativo, CIR food – e di conseguenza anche BluBe – è parte di AIWA, l’Associazione Italiana Welfare Aziendale che raggruppa varie società che si occupano di welfare aziendale.

In base alla sua esperienza, qual è il ruolo delle novità normative e fiscali nel processo che sta portando ad una progressiva diffusione del welfare aziendale?

Sicuramente le novità sul piano fiscale hanno prodotto una forte accelerazione nella diffusione del welfare aziendale. Nel corso degli ultimi due anni, grazie alle modifiche introdotte con le Leggi di Stabilità del 2016 e del 2017, si è parlato molto delle sue opportunità sul piano economico.

Credo però che interpretare il welfare aziendale solo come uno strumento in grado di ridurre il costo del lavoro e, quindi, capace di produrre un risparmio per l’impresa sia anche un limite. Il welfare è un’opportunità per avviare un’evoluzione culturale e organizzativa. I servizi e gli interventi realizzati dalle imprese consentono di “mettere al centro” le persone, con i loro bisogni e le loro necessità: ciò genera un ritorno positivo anche per l’azienda e migliora quindi il clima aziendale, la produttività e i livelli di attaccamento.

Qual è, secondo lei, il ruolo del sindacato e più in generale delle relazioni industriali nell’introduzione di misure di welfare in azienda?

Credo che siano stati fatti dei grandi passi avanti a livello di contrattazione nazionale. Uno degli esempi più lampanti è il Contratto Collettivo del settore metalmeccanico che, dal 2017, ha previsto una quota destinata al welfare. Le parti sociali hanno compreso che questi strumenti sono divenuti centrali per il sistema produttivo italiano. Inoltre, stiamo assistendo anche a un progressivo cambio di prospettiva dal punto di vista delle diverse sigle sindacali rispetto al welfare: ne è un esempio l’accordo firmato lo scorso 28 febbraio dai vertici di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil per promuovere nuovi modelli di contrattazione.

Per quanto riguarda le singole aziende, il coinvolgimento dei sindacati è oggi un passo sempre più importante per l’introduzione delle prestazioni di welfare. Nelle imprese più grandi ad esempio – dove ci sono rappresentanze sindacali interne – le rappresentanze dei lavoratori possono affiancare i provider per riuscire a comprendere meglio le esigenze della popolazione aziendale.


Crede che vi sia un legame tra cooperazione e welfare aziendale?

Dal mio punto di vista esiste un legame forte tra welfare aziendale e mondo cooperativo. Come le dicevo, credo che i valori del settore cooperativo siano essenziali per la diffusione e la promozione dei servizi di welfare nelle imprese. Condivisione, centralità della persona e del lavoratore, approccio solidale, cultura del lavoro: sono tutti temi alla base dell’approccio cooperativo e che si legano fortemente al welfare aziendale.

In particolare, la sensibilità e l’attenzione per i bisogni e le necessità della persona – quindi per i lavoratori e per i soci – sono caratteristiche fondative della cooperazione e elementi fondamentali per una gestione innovativa dell’organizzazione aziendale.