I contratti aziendali e territoriali che distribuiscono bonus di risultato sono ormai più di 20mila e interessano circa 5 milioni di dipendenti. Un quinto di questi contratti offre a circa 3 milioni di lavoratori forme di welfare aziendale. A dirlo è un contributo apparso su La Repubblica, in cui sono portati un po’ di numeri e esempi che raccontano come e quanto il fenomeno sia ormai diffuso nel nostro Paese.
Un modello che sta permettendo a un numero crescenti di lavoratori di godere di diversi benefici, grazie anche alle nuove previsioni legislative – elencate in un interessante video pubblicato sul sito del quotidiano – ma che secondo molti porta con sè anche diversi punti deboli.
All’interno dell’articolo segnaliamo infine una riflessione di Franca Maino, direttrice di Percorsi di secondo welfare, che parlando del rischio di sostituzione pubblico-privato sottoinea come "lo Stato non può garantire, e di fatto non garantisce, tutta una serie di servizi particolari, come per esempio quelli che facilitano la vita delle donne. Deve invece puntare su servizi universali, a cominciare dal contrasto alla povertà e al disagio. Le risorse pubbliche per tutti non ci sono, è bene saperlo".
Baby sitter, psicologi, campi estivi: l’industria scopre il welfare aziendale
Marco Ruffolo, La Repubblica, 26 aprile 2017