Emmanuele Massagli, Presidente di AIWA, l’associazione che riunisce i provider di welfare aziendale italiani, ha pubblicato su WeWelfare un giudizio sostanzialmente negativo sulla scelta del Governo Meloni di aumentare da 600 a 3.000 euro la soglia di defiscalizzazione dei fringe benefit di welfare aziendale.
“A fronte della intenzione positiva” spiega Massagli “sono molteplici le ragioni che ci fanno temere una pericolosa eterogenesi dei fini di questa misura, che finirebbe per cannibalizzare il welfare aziendale, riducendolo a una mera “tredicesima aggiuntiva”. Per questo Aiwa è senza esitazioni contraria alla formulazione della nuova norma. L’innalzamento del tetto dei fringe benefit a 3.000 euro secondo Massagli potrebbe avere tre effetti pericolosi, già nel breve periodo:
- l’affermazione del welfare come solo strumento detassato di sostegno al reddito, condizione che lo esporrebbe, negli anni, al rientro nel reddito da lavoro essendo questa una funzione economica e non sociale;
- la fagocitazione di tutte le misure di cui al comma 2 dell’art. 51 del TUIR (tra cui previdenza complementare, assistenza sanitaria, buoni pasto, misure per la scuola etc…) nel nuovo comma 3 in ragione della maggiore fruibilità dello strumento;
- l’occupazione di questo spazio da parte dei grandi player dell’e-commerce, della energia e della GDO, interessati a voucherizzare velocemente i propri servizi, ma non certo ai benefici di utilità sociale.
“La misura temporanea di sostegno sulle bollette è assolutamente ragionevole e opportuna in questo periodo” aggiunge il Presidente di AIWA, “ma sarebbe opportuno slegarla dai fringe benefit dell’articolo 51, comma 3, poiché così, come scritta ora, facilmente “occupabile” dalla voucheristica di grande consumo”. L’auspicio per la prossima Legge di Stabilità (anche perché l’aumento sarà valido solo fino alla fine del 2022) è che “la politica stabilizzi definitivamente nel TUIR il valore a 600 euro dei Fringe benefit e, in altra sede, confermi la norma bollette“.