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Dal 10 al 12 novembre 2016 si è svolto l’annuale meeting sul Welfare Integrato organizzato da Itinerari Previdenziali dal titolo Quando le buone pratiche e le eccellenti esperienze migliorano il welfare integrato. All’evento hanno partecipato i principali Fondi, Casse ed Enti gestori di assistenza sanitaria integrativa, Fondi Pensione Negoziali e Preesistenti, Casse Privatizzate dei Liberi Professionisti e Fondazioni Bancarie che interagiscono con le forme assistenziali e sanitarie integrative.

Il meeting ha messo in luce la necessità di favorire lo sviluppo di un welfare integrato portando anche l’esempio di buone pratiche capaci di creare sinergie tra forme previdenziali di secondo pilastro e forme di assistenza sanitaria integrativa.

Presentiamo di seguito alcuni dati che confermano come il welfare “privato” sia indispensabile in un Paese come l’Italia, che vive una situazione caratterizzata da grandi trasformazioni nella struttura demografica e da sempre minori risorse di finanza pubblica.


Quanto vale la spesa sociale, pubblica e privata

L’incidenza delle spese sociali sul PIL si attesta al 27,19% e il 53,18% della spesa pubblica italiana è destinata alle prestazioni sociali (pensioni, sanità ed assistenza) per un ammontare pari a 439,4 miliardi di euro (dati 2014 tratti dal 3° Rapporto sul Bilancio del sistema previdenziale italiano). Di questi, 216 miliardi di euro sono riconducibili alla voce pensioni (intesa al netto GIAS – Gestione Interventi Assistenziali – e al lordo delle tasse) e 111 miliardi di euro fanno capo all’ambito della sanità (Figura 1). C’è dunque un consistente peso della spesa per prestazioni sociali sul bilancio pubblico.

 

Figura 1: Incidenza della spesa sociale sulla spesa pubblica italianaFonte: Elaborazione Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

In merito al welfare complementare, le spese sanitarie out of pocket sono la voce che incide maggiormente sui conti degli italiani (circa 30 miliardi di euro, secondo i dati ISTAT). A questi si aggiungono i circa 4,3 miliardi di spesa “intermediata” per sanità. L’altra grande voce di spesa privata per welfare è quella relativa alla previdenza complementare, la cui contribuzione raggiunge i 13 miliardi di euro (Figura 2).

  Figura 2: Andamento delle voci di spesa nell’ambito del welfare complementare
Fonte: Elaborazione Itinerari Previdenziali su dati COVIP, OCSE, CREA Sanità, ISTAT, RGS, Ministero della Salute, ANIA

Una popolazione che invecchia: quali conseguenze?

Durante il meeting sono stati presentati ulteriori dati a completamento di quanto appena descritto. Nel giugno del 2013 OCSE e Commissione UE hanno pubblicato una ricerca (A Good life in Old Age – outlook 2013-2050) che ha fornito delle previsioni di crescita circa il numero di anziani al di sopra degli ottant’anni e bisognosi di cure: dal 2013 al 2050 il loro numero raddoppierà, infatti la popolazione in questa fascia di età salirà dal 3,9% del 2010 al 10% nel 2050 in tutti i paesi OCSE; e dal 4,7% al 11,3% tra i 27 Stati UE Stati. Ciò costringerà i governi ad adottare misure sempre più efficienti ed adeguate per rispondere all’aumento del bisogno di assistenza.

Un altro dato da tenere in considerazione è che la crisi ha portato le famiglie ad internalizzare i servizi di cura e assistenza accogliendo in casa gli anziani, penalizzando così l’occupazione femminile, oppure ricorrendo a forme di assistenza a favore del mercato sommerso: secondo i dati raccolti dall’Irs, in Italia solo una badante su tre, cioè circa 232mila lavoratrici, ha un regolare contratto di lavoro; il 43% vive e lavora in una condizione di totale clandestinità, mentre il 24% pur avendo un permesso di soggiorno è impiegata in nero.

Infine la spesa sostenuta dai Comuni per la residenzialità degli anziani è calata del 4,8% tra 2008 e 2012; di contro, la spesa degli utenti (compartecipazione) è cresciuta del 2,6% ovvero 460 milioni (dati Istat).

Fondi Sanitari in aumento: i nuovi dati del Ministero

Il Ministero della Salute durante il meeting ha presentato gli aggiornamenti sull’Anagrafe dei Fondi Sanitari
(figura 3). 

Come si evince dai grafici sotto riportati, è in atto un progressivo aumento sia di Enti Casse e Società di Mutuo Soccorso sia dei Fondi Sanitari integrativi; è rilevante considerare anche il dato del numero di iscritti. Dal 2014 al 2015 si è passati rispettivamente a 7.493.179 aderenti a 9.145.336 per la prima tipologia – Enti Casse e Società di Mutuo Soccorso – e da 645 a 9.156 per la seconda – Fondi Sanitari Integrativi -.

Si specifica che nella categoria “Fondi sanitari integrativi del Ssn” rientrano i fondi sanitari che erogano prestazioni aggiuntive erogate da professionisti e da strutture accreditate e prestazioni erogate dal Ssn per la sola quota posta a carico dell’assistito. Nella categoria “Enti, casse e società di mutuo soccorso” rientrano enti, casse e società di mutuo soccorso aventi esclusivamente fine assistenziale, che non rientrano nell’ambito di operatività dei fondi sanitari integrativi e che riconoscono prestazioni sanitarie e sociosanitarie secondo i propri statuti e regolamenti.

Figura 3: Tipologia dei Fondi Sanitari attestati nell’anno 2016: confronto con l’ultimo triennio
Fonte: Ministero della Salute

Esempi e buone pratiche

Fra gli esempi di buone pratiche, la FIMIV (Federazione Italiana della Mutualità Integrativa e Volontaria) ha presentato la soluzione di Insieme Salute. Questa ha predisposto una formula innovativa in quanto tende al superamento dei limiti degli altri soggetti. Infatti non prevede una semplice remunerazione in caso di non autosufficienza, ma il rimborso delle spese sostenute o l’erogazione di servizi e, soprattutto, non pone limiti di età ad usufruire dell’assistenza. Si tratta di un’operazione non facile in quanto si basa sull’adesione volontaria che richiede quindi consapevolezza da parte dell’aderente e fiducia nei confronti della Mutua; tuttavia i primi dati relativi alle adesioni sono decisamente positivi.

Aon ha invece descritto la rete convenzionata come strumento centrale nell’offerta sanitaria integrativa
sottolineando come, dal punto di vista della governance sia fondamentale nella rete una separazione dei ruoli tra tutti gli attori coinvolti nel processo (provider, paziente, cliente, strutture ecc.), che garantisca indipendenza, flessibilità e trasparenza.

Nel Meeting è emerso infine che le buone pratiche non devono essere messe in campo soltanto dagli operatori ma anche dalla politica, attraverso agevolazioni fiscali che rappresentano un investimento di lungo periodo attraverso il quale lo Stato può garantire la coesione sociale e creare vantaggi per le famiglie, i cittadini, la società nel suo complesso e anche per le finanze e le politiche dello Stato.