Nel corso degli ultimi anni una particolare figura professionale sembra non conoscere crisi: l’attuario. Si tratta di un professionista che si occupa di determinare l’andamento futuro di variabili demografiche ed economico-finanziarie in modo tale da valutare fenomeni caratterizzati dall’incertezza nel breve, medio e lungo periodo attraverso strumenti analitici adeguati a valutare fenomeni economici quantitativi.
Questa figura sta assumendo un ruolo decisivo anche in materia di welfare. Grazie allo sviluppo del mercato assicurativo e alla forte crescita dei settori della previdenza complementare e della sanità integrativa, sono infatti sempre di più le realtà che necessitano di un professionista in grado di stimare alcune tipologie di rischio.
Con lo scopo di comprendere meglio il potenziale ruolo degli attuari nel mondo del secondo welfare, abbiamo intervistato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari, Giampaolo Crenca.
Dottor Crenca, lei attualmente è il Presidente del Consiglio Nazionale degli attuari. Potrebbe spiegarci qual è il ruolo di questa particolare figura professionale e quali sono le attività che può svolgere nel sistema produttivo e delle imprese.
Intanto parliamo di una delle professioni regolamentate previste dal nostro ordinamento, tutelate dalla Costituzione, che prevede un esame di Stato e l’iscrizione ad un albo. Ci sono 1.000 attuari in Italia, 23.000 circa in Europa, quasi 100.000 nel mondo: una professione in costante sviluppo in tutto il mondo e anche in Italia, che non conosce sostanzialmente disoccupazione; da anni, ogni anno, sempre tra le tre professioni più richieste dal mondo come risulta da autorevoli ricerche internazionali. Ma quale il ruolo ed i settori di attività? in sintesi potremmo dire che “laddove vi è una incertezza e questa è quantificabile lì è necessario un attuario che ha gli strumenti matematico-statistico-finanziari-probabilistici per valutarla”. Quindi la parola chiave per un attuario è “valutazione”, ovvero determinare il valore di “qualcosa” che è legato all’incertezza. Tipicamente e tradizionalmente i settori coinvolti cono quelli assicurativi (vita e danni), previdenziali e finanziari, per spingersi poi all’Enterprise Risk Management per le aziende non finanziarie, ai fondi sanitari, al welfare, al data science e a molti altri settori.
Le politiche sociali per come lo conosciamo stanno cambiando, e stanno crescendo forme di welfare integrativo, di natura occupazionale e assicurativa. In questo campo, qual è il possibile ruolo degli attuari?
Certamente è un settore, quello del welfare allargato ed integrato (come l’Ordine da tempo lo ha definito e riempito di contenuti), dove gli attuari lavorano da sempre, capaci di analizzare le collettività, i relativi bisogni, determinare gli strumenti quantitativi per predisporre adeguati piani di welfare misurandone l’impatto economico e verificandone sistematicamente nel tempo i risultati. Questo sia a livello aziendale e per gruppi omogenei sia a livello individuale.
In base alla sua esperienza, questa figura professionale può ricoprire una funzione importante anche nel mondo e nel mercato del welfare aziendale, oggi in fase di ampia diffusione?
Assolutamente sì e non solo nella costruzione di piani di welfare aziendale, ma anche dal punto di vista strategico, ovvero nella capacità di dare adeguato supporto nella costruzione di piani che risultino consoni rispetto alle varie molteplici necessità.
Gli attuari hanno quindi un ruolo sempre più rilevante per la previdenza complementare, il settore dei fondi sanitari integrativi e oggi sempre più il welfare aziendale. Quali sono secondo lei i rischi e le opportunità legate allo sviluppo di questo mercato? Che contributo può venire dagli attuari per contrastare i primi e promuovere le seconde?
Gli attuari lo hanno detto da tempo: il rischio più grande, che già purtroppo si osserva, è quello di realizzare un welfare a macchia di leopardo con cittadini di serie A, B e C, oscillando dal nulla ad un welfare più che adeguato, questo perché ad oggi non è stato creato un progetto di largo respiro che metta in sicurezza il Paese almeno su alcuni aspetti fondamentali del welfare, questione che la professione attuariale ha da tempo posto all’attenzione dei Governi e ovunque sul piano istituzionale.