Quattro giorni a Milano per parlare di disabilità. Questo è Reatech, la fiera-evento che coinvolge e mette in comunicazione le persone con disabilità e le loro famiglie con istituzioni, associazioni, istituti di ricerca, aziende e operatori professionali. E proprio Reatech è stata scelta da Ania e Fondazione Cariplo per presentare i risultati dello studio “Assicurazioni per persone con disabilità e le loro famiglie. Analisi dei bisogni, soluzioni e proposte”, pubblicato all’interno della collana dei “Quaderni dell’Osservatorio” di Fondazione Cariplo.
Uno sforzo congiunto che testimonia, come osservato in apertura da Dario Di Vico, la volontà di instaurare un dialogo tra due mondi che spesso non hanno comunicato l’uno con l’altro, ma stanno oggi acquisendo consapevolezza del proprio ruolo decisivo di supporto a un “primo welfare” che vacilla. Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, ha esordito esprimendo soddisfazione per il lavoro svolto dalla propria “squadra”, che è riuscita a percorrere la strada del secondo welfare attraverso il coinvolgimento del settore privato in una sinergia virtuosa, con l’obiettivo ultimo di produrre soluzioni concrete partendo dall’ascolto dei bisogni.
La ricerca realizzata da Ania – Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici e Fondazione Cariplo unisce infatti due attori fondamentali del secondo welfare, l’industria assicurativa e il privato sociale, nel tentativo di trovare risposte nuove per tutelare la disabilità. Una condizione che preoccupa sempre di più le famiglie, che sentono di non riuscire a coprire i bisogni dei propri cari con l’accumulazione di capitale “fai-da-te”, e vivono con angoscia il “durante noi”, travolto dai tagli all’assistenza pubblica, ma ancor di più il “dopo di noi”. L’analisi, che propone alcune soluzioni assicurative – elaborate a partire da dati americani sulla disabilità – per integrare efficacemente l’intervento pubblico, evidenzia la crescente specificità dei bisogni sociali, che sono oggi altamente diversificati e necessitano per questo di assistenza mirata e coinvolgimento diretto dei beneficiari. E’ essenziale che gli operatori del mercato assicurativo usino il proprio know-how per l’innovazione dei prodotti, mentre il Terzo settore può contribuire a promuovere l’aggregazione della domanda necessaria per la “socializzazione del rischio”. Se, come evidenziato da Paolo Garonna, direttore generale dell’ANIA, il mercato e la concorrenza tra operatori sono il miglior motore per l’innovazione del prodotto, è altrettanto vero che il Terzo settore ha l’importante compito – ha spiegato Monica Villa, responsabile dell’Area Servizi alla Persona di Fondazione Cariplo – di favorire l’incontro tra domanda e offerta e di sensibilizzare famiglie a associazioni verso una nuova consapevolezza e “cultura” del rischio.
Luca Beltrametti, docente di economia all’Università di Genova e già coordinatore dello studio di Fondazione Cariplo “Oltre la famiglia: strumenti per l’autonomia dei disabili”, ha sottolineato la carenza di basi statistiche sulla disabilità in Italia, necessarie per offrire prodotti equi e differenziati in base al tipo di assistenza richiesta e alle aspettative di vita. Beltrametti ha sostenuto inoltre la centralità del ruolo delle istituzioni pubbliche. Non solo perché lo Stato rimane il primo e imprescindibile fornitore di servizi e di sostegno economico, ma anche perché è compito del pubblico definire con chiarezza i confini della propria azione così da consentire alle famiglie di organizzare le proprie risorse sulla base di strumenti pubblici sicuri e duraturi nel tempo, nonché incentivare il ricorso a polizze assicurative tramite sistemi di calcolo della “prova dei mezzi” che non siano punitivi nei confronti di chi si impegna nell’accumulazione di risorse aggiuntive per far fronte ai bisogni futuri. L’assicurazione, ha concluso il professore, è la forma più “pulita” per garantire alla persona con disabilità ciò di cui ha bisogno anche dopo la perdita dei genitori, ma è necessario che lo strumento sia inserito in un contesto pubblico che ne garantisca il migliore utilizzo.
Emidio Englaro, responsabile Pianificazione & Controllo di Marketing di Poste Vita, ha ricordato il ruolo sociale delle assicurazioni, che non possono perseguire solamente l’interesse economico, ma devono rispondere ai bisogni del territorio e promuovere anche “risposte di sistema” che non tutelino i singoli ma la collettività, e assicurino una corretta informazione circa le possibilità esistenti. A questo proposito il mercato assicurativo deve farsi carico di elaborare soluzioni in termini di servizi da affiancare alla rendita monetaria. Spesso il vero problema, specialmente in alcune aree del Paese, è infatti l’accesso alle prestazioni. Giampaolo Viseri, responsabile Vita di Allianz, ha ribadito che le compagnie assicurative hanno il know-how necessario per studiare prodotti ad hoc, offrire prezzi competitivi, e fare un’informazione corretta e completa, mentre manca ancora il mercato a cui rivolgersi. Il dialogo con le associazioni è prezioso per fornire risposte appropriate e favorire l’aggregazione di domanda e offerta, sia in ambito di disabilità che di non autosufficienza.
Dal mondo associativo Marco Rasconi, presidente di LEDHA Milano, ha definito l’associazionismo come “una sola gamba del tavolo del welfare”, che non può rispondere al bisogno delle persone con disabilità senza alcuni strumenti, primo tra tutti quello assicurativo. Per le istituzioni regionali è intervenuto Mario Melazzini, coordinatore del Gruppo di Approfondimento Tecnico sulla Disabilità di Regione Lombardia. Melazzini ha fatto appello alle persone disabili e alle loro famiglie perché partecipino proattivamente alle politiche regionali con segnalazioni e proposte, e ha annunciato che la riforma del welfare attualmente allo studio in Regione promuoverà la “cultura della compartecipazione”, intesa come la condivisione tra tutti, disabili e non, della responsabilità di integrare ciò che il welfare lascia scoperto.
Con un collegamento video da Roma, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero ha chiuso gli interventi degli ospiti ricordando come la disabilità sia un tema trasversale all’interno delle politiche sociali, che tocca le pari opportunità e l’accesso alle possibilità di lavoro ed emancipazione delle persone. Un ambito che è sempre stato affrontato attraverso lo strumento monetario, mentre occorre che sia declinato lungo diversi binomi: inclusione e partecipazione, servizi e trasferimenti monetari, casa e ospedale, e, infine, pubblico e privato. Quest’ultimo è proprio il binomio più importante per superare i vincoli di risorse che hanno travolto il welfare state, senza contare che è spesso proprio il settore privato a possedere quella “fantasia creativa” che produce innovazione sociale e tecnologica “iniettandola” nell’intero sistema. Parlando di non autosufficienza e long-term care, la Fornero ha chiarito che i costi del lavoro in Italia sono troppo alti perché vi si possa aggiungere anche uno schema assicurativo pubblico e obbligatorio per la non autosufficienza, come accade ad esempio in Germania. E’ dunque necessario che il privato si faccia promotore di soluzioni nuove studiate in sinergia con il pubblico, che, inserendosi nella relazione tra cittadino e compagnia assicurativa al fine di garantirne correttezza e trasparenza, è un attore imprescindibile per dare credibilità al modello.
Riferimenti
Per una sintesi dei contenuti della ricerca
Per scaricare i Quaderni dell’Osservatorio di Fondazione Cariplo
La presentazione della ricerca
Il sito di Fondazione Cariplo
Il sito dell’ANIA Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici