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"Realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione, in quantità e qualità, alla crescita sociale ed economica e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione". Questi gli obiettivi della nuova riforma del mercato del lavoro contenuti nel Disegno di Legge approvato lo scorso 23 marzo dal Consiglio dei Ministri, da perseguire anche attraverso rapporti di lavoro più stabili, disciplina del licenziamento aggiornata al mutato contesto economico, ammortizzatori sociali più efficienti, maggiore inclusione delle donne nella vita economica, e più politiche attive finalizzate a rafforzare l’occupabilità e a creare nuove opportunità di impiego.
Necessità che, come confermano gli ultimi dati Istat, diventano sempre più impellenti. A febbraio 2012, il tasso di disoccupazione è arrivato al 9,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 1,2 punti su base annua. Ancor più preoccupante il dato relativo ai 15-24enni: disoccupazione al 31,9%, con un +0,9% rispetto a gennaio e +4,1 punti percentuali su base annua.

Come ha spiegato il Ministro Fornero, il contratto “dominante” dovrà essere quello a tempo indeterminato, che inizia con l’apprendistato. Ed ecco le leve per ridurre la flessibilità in entrata: rendere più costosi i contratti a termine e premiarne la stabilizzazione, punire gli abusi sui contratti precari, e facilitare i licenziamenti per motivi economici così che il contratto non venga percepito dalle imprese come un vincolo indissolubile.
Introdotta poi l’assicurazione sociale per l’impiego (Aspi), che riguarda una platea molto più ampia di destinatari rispetto alla vecchia cassa integrazione, e assicura assegni più ricchi ma meno duraturi. L’Aspi è rivolta a tutti i lavoratori con un contratto a tempo determinato, del settore privato e pubblico, e ad apprendisti e artisti. Per accedervi si devono avere due anni di anzianità e almeno 52 settimane nell’ultimo biennio.
Interessanti infine gli incentivi per l’inclusione delle donne nella vita economica: introduzione di misure per contrastare le dimissioni in bianco, paternità obbligatoria di tre giorni consecutivi per i papà (una sperimentazione di tre anni finanziata dal Ministero del Lavoro), e voucher baby-sitting per le mamme che non utilizzano il congedo facoltativo. A proposito dell’ultima iniziativa, Anna Zavaritt chiede: perché al posto di incentivare la delega della genitorialità non si lavora sulla riorganizzazione del lavoro?

Dalle pagine del Corriere della Sera , Pietro Ichino ha definito il tessuto produttivo italiano “una cittadella fortificata, da cui chi è dentro difficilmente esce, ma in cui chi è fuori difficilmente riesce a entrare”, sollecitando a prendere spunto dal “modello nord-europeo”, caratterizzato da una relativa facilità di licenziamento per motivi economici e organizzativi a fronte di un ampio sostegno al lavoratore nei momenti di disoccupazione.

La protezione dell’occupazione è però un tema delicato, e la CGIL ha proprio in questi giorni intensificato la mobilitazione per chiedere modifiche alla riforma dell’ art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Se è vero che i quattro quinti dei nuovi contratti di lavoro sono a tempo determinato, scrive Ernesto Galli della Loggia sul Corriere, la Cgil si rende conto che blindare il diritto dei già occupati a conservare per sempre il proprio posto ha l’inevitabile effetto di farne diminuire sempre più il numero?

Su Lavoce.info Conti e Sulis hanno analizzato gli effetti dei regimi di protezione dell’occupazione sullo sviluppo economico di lungo periodo. Elevati costi di assunzione e licenziamento sembrano rallentare l’espansione dei settori con forza lavoro più qualificata, generalmente caratterizzati dall’utilizzo di tecnologie più innovative e dalla necessità di maggiore flessibilità organizzativa, favorendo invece settori maturi e meno innovativi. Il fatto che in Italia la maggior parte delle nuove assunzioni siano a tempo determinato, e caratterizzate da bassi salari, potrebbe essere proprio un effetto collaterale di una eccessiva regolamentazione di una parte del mercato del lavoro?

Critica invece la redazione di Ingenere, che vede lo sguardo rivolto indietro, anziché al futuro. Una riforma che cerca di correggere le storture più gravi senza modificare l’impianto di precarietà e dualismo insider-outsider tipico del caso italiano. I contratti a tempo determinato costeranno di più ma, non essendo stato introdotto un salario minimo o altre forme di rafforzamento del potere contrattuale, finiranno per ricadere sul compenso netto. Condizione particolarmente drammatica per le donne, più numerose nel popolo dei “senza tutele”.
Leonardi e Pallini propongono poi l’introduzione di un meccanismo, ispirato al “modello tedesco di articolo 18”, che riduca il contenzioso: prevedere che l’azienda debba corrispondere al lavoratore, a fronte del licenziamento per giustificato motivo, un’indennità in cifra variabile a seconda dell’anzianità di servizio. Il lavoratore, qualora accetti, perde il diritto di impugnare il licenziamento.

Le Regioni chiedono un confronto in tempi brevi con il Governo per coordinare al meglio le attività che le vedono coinvolte direttamente, come politiche attive per il lavoro e tirocini. Necessaria una sinergia “che parta dal basso”, e integri con successo esperienze pubbliche e private.

E cosa pensa l’Europa della nostra riforma? La Commissione UE sembra dare un giudizio positivo, auspicandone un’approvazione veloce da parte del Parlamento. In linea con l’augurio del Presidente della Commissione Jose Manuel Barroso, che ha recentemente ribadito il proprio supporto alle riforme del Governo Monti, anche parte della stampa internazionale. L’Economist saluta l’avvento di Mario Monti come l’inizio di un nuovo stile di governo, che accetta le opinioni ma non i veti. Sarà proprio un discreto professore di economia a ridare al Paese quella leadership politica che è per lungo tempo mancata?

 

Riferimenti

DdL di riforma del mercato del lavoro “La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita

Pietro Ichino, Come aprire il mondo chiuso del lavoro, Corriere della Sera, 3 aprile 2012

Maurizio Conti e Giovanni Sulis, Se il lavoro è protetto, la crescita rallenta, Lavoce.info, 30.03.2012

Ernesto Galli della Loggia, Le verità nascoste, Corriere della Sera, 4 aprile 2012

Disoccupazione a febbraio: i dati Istat

Il comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Enrico Marro, Così cambia il mercato del lavoro, Corriere della Sera, 5 aprile 2012

Roberto Giovannini e Marco Zatterin, L’Europa avverte “Attenti a cambiare la bozza sul lavoro”, la Stampa, 3 aprile 2012

Rosaria Talarico, Le nuove tutele allargate a 12 milioni di lavoratori, la Stampa, 5 aprile 2012

Marco Leonardi e Massimo Pallini, Una proposta di riforma alla tedesca, nelMerito.com, 30 marzo 2012

Anna Zavaritt, Welfare o workfare nella riforma del mercato del lavoro?, Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2012

Maurizio Ferrera, Meno piazze più proposte e coraggio, Corriere della Sera, 6 gennaio 2012

Giuliana Ferraino, Ammortizzatori la Polizza Sociale per l’Impiego coprirà anche i più giovani, Corriere della Sera, 23 marzo 2012

Arriva l’Aspi, assicurazione sociale per l’impiego: ecco di che si tratta, Il Sole 24 Ore, 12 marzo 2012

Gilles Castonguay, Italy Labor Reform Needed For Growth – EU’s Barroso, Wall Street Journal, 17 marzo 2012

Monti’s labour-law tangle, The Economist, 24 marzo 2012

Riforma mercato lavoro: subito confronto Governo-Regioni, Regioni.it, 5 aprile 2012

 

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