Nella mattinata di lunedì 20 agosto, nel corso della XXXIII edizione del Meeting per l’amicizia tra i Popoli, si è svolto l’incontro “La sfida del cambiamento: welfare e sviluppo. Come uscire dalla crisi senza sacrificare nessuno” cui hanno partecipato Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Corrado Passera, Ministro per lo Sviluppo, e Mauro Moretti, Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato.
Giorgio Vittadini, a cui è stato chiesto di inquadrare il tema, ha sottolineato come il sistema di welfare di stampo universalistico dei Paesi europei necessiti di importanti riforme che possano far fronte a molte delle sfide a cui è sottoposto sin dagli anni ’80. La mancanza di risorse, il crescente squilibrio demografico e il mutamento dei bisogni della popolazione sono solo alcuni dei problemi che attendono risposte. A tali questioni, negli ultimi anni, si è affiancato l’ormai visibile indebolimento dello Stato, che non è più in grado di rispondere a molte delle richieste sociali provenienti dai cittadini. “Alcuni anni fa” ha affermato Vittadini “si pensò che il mercato avrebbe potuto sostituire lo Stato nell‘erogazione di diversi servizi pubblici ma questo pensiero, come si è visto, in molti casi non ha condotto a esiti positivi”. Difficilmente il mercato si muove per obiettivi che non siano il profitto e l’accumulo e gli esiti di liberalizzazioni attuate senza criterio, soprattutto in ambiti in cui il ritorno economico è assente o irrisorio, sono oggi ben visibili. E’ necessario dunque valorizzare “quella zona bianca, a metà strada tra Stato e Mercato” che potrebbe permettere di affrontare l’attuale situazione in maniera innovativa. Vittadini ha individuato quindi alcune soluzioni che possono promuovere la formazione di questa “zona bianca”: 1) pluralismo dell’offerta in un’ottica di welfare sussidiario, che abbia cioè come proprio obiettivo il bene comune e non la mera massimizzazione dei profitti; 2) solidarietà: i soggetti che rispondono ai bisogni sociali devono essere posti nella condizione di dialogare e collaborare fra loro; 3) attribuire maggiore libertà di scelta agli utenti, permettendo loro di accedere ai servizi che ritengono più idonei alle proprie necessità; 4) cambiare i metodi di finanziamento, dando alla persona la possibilità di utilizzare il denaro per i servizi come meglio crede, attraverso ad esempio il metodo della dote.
Corrado Passera ha sottolineato come sviluppo e welfare non solo debbano convivere, ma siano fondamentali l’uno per l’altro. “Il welfare è una scelta di civiltà, una scelta propriamente europea di cui dobbiamo andare fieri, ma che non possiamo dare per scontato”. Grandi conquiste di civiltà rischiano infatti di scomparire se non si è attenti ai nuovi bisogni emergenti e non si trovano nuove modalità attraverso cui farvi fronte: “il welfare non è qualcosa di acquisito, ma qualcosa che deve continuamente rinnovarsi”. Su queste basi Passera ha indicato alcuni dei problemi che affliggono il nostro welfare, che ad esempio tutela ampiamente chi ha lavoro ma tende a escludere chi il lavoro non ce l’ha, o che pone molta attenzione verso alcuni soggetti, come gli anziani, ma guarda in modo inadeguato a tante altre realtà presenti nel Paese. Il welfare sussidiario potrebbe incentivare quella pluralità di offerta di servizi di cui oggi si sente fortemente il bisogno, attraverso cui soggetti non pubblici abbiano la possibilità di offrire prestazioni e servizi affiancandosi al welfare pubblico. Proprio lo Stato, cui Passera ha dedicato larga parte del suo intervento, negli ultimi 15 anni ha perso numerosissime occasioni per garantire la sostenibilità delle proprie istituzioni tra cui, appunto, il sistema di welfare, assecondando trend che negli ultimi mesi hanno rischiato di condurre il Paese al default. “Lo Stato ha smesso di costruire futuro per mantenere i conti a un certo livello”, determinando una crescita debole e incerta che adesso si fa sentire anche sul piano del welfare. L’attuale governo, secondo Passera, è riuscito a salvaguardare l’indipendenza dell’Italia, mettendo in atto riforme importanti, che hanno permesso di cambiare in tempi imprevedibilmente veloci la credibilità del nostro Paese. Ma molto c’è ancora da fare: ora che parte dell’emergenza pare essere superata, bisogna puntare a una rinnovata sostenibilità che, necessariamente, richiede più risorse e, conseguentemente, più crescita.Affinché la crescita sia possibile bisogna puntare sulla rinnovata responsabilità sia degli amministratori che dei cittadini, che ponga sullo stesso piano crescita e benessere sociale. La sussidiarietà rappresenterà pertanto un elemento fondamentale per la gestione del welfare e della società nel suo insieme. In quest’ottica, ha concluso Passera, “il Terzo settore rappresenta una parte del Made in Italy particolarmente forte su cui fare grande affidamento”.
Infine anche Mauro Moretti ha ribadito come, nella situazione attuale, occorra rivedere il rapporto tra welfare e Stato. Quest’ultimo non può più svolgere da solo il ruolo di erogatore di servizi, ma deve fare spazio, sebbene monitorandoli, a nuovi soggetti, siano essi profit o non profit, in grado di rispondere meglio ai bisogni provenienti dalla società.
Nel corso dell’incontro è emerso chiaramente come soggetti diversi – appartenenti alle istituzioni, alle parti sociali e al mondo dell’imprenditoria – concordino sul fatto che sia un imperativo trovare vie alternative a quelle attualmente percorse in tema di welfare, cercando in particolare di coinvolgere attori non appartenenti alla sfera pubblica e, contemporaneamente, non orientati al solo perseguimento del profitto economico. In quest’ottica, affinché il nostro welfare state possa reggersi in piedi non saranno sufficienti tagli e ridimensionamenti, ma occorrerà coinvolgere maggiormente soggetti che possano affiancarsi attivamente allo Stato nello svolgimento dei propri compiti in ambito sociale.