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Il tema del benessere psicologico è sempre meno una prerogativa esclusiva del settore sanitario. Sempre più, è al centro dell’attenzione delle ricerche di organizzazioni che si occupano di welfare e, più in generale, politiche sociali.

Parlare di salute mentale significa in modo sempre più evidente prendere in considerazione un bisogno complesso, che coinvolge dimensioni differenti e che esulano dal confine prettamente sanitario. In questo articolo andiamo ad approfondire l’interesse crescente per il tema da parte di esperti e organizzazioni della società civile nell’ambito delle politiche sociali, le cui ricerche e approfondimenti possono avere un ruolo importante per la tutela del benessere psicologico al pari di quelle riferite ad altri ambiti di analisi.

Un nuovo framing internazionale per la salute mentale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “crescenti evidenze dimostrano che per trasformare l’agenda della salute mentale non è sufficiente migliorare l’accesso a servizi e cure di qualità. Richiede anche una maggiore attenzione e investimento per affrontare le realtà sociali ed economiche di base che influenzano la salute mentale delle persone.” All’interno del report World mental health report: transforming mental health for all dell’OMS, si collegano in modo bidirezionale le riforme necessarie per migliorare la salute mentale dei cittadini e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), come mostrato nella tabella che segue: i progressi verso il raggiungimento degli SDGs contribuiscono a promuovere e proteggere la salute mentale. Allo stesso tempo, il miglioramento della salute, e quindi anche della salute mentale, sono importanti per realizzare pienamente il fine ultimo degli obiettivi, quello cioè di costruire un futuro migliore e più sostenibile a livello globale.

Anche l’OCSE ha recentemente riconosciuto la necessità di introdurre un nuovo framing rispetto ai servizi, alla prevenzione e alla promozione della salute mentale. In particolare, nel 2018, l’OCSE ha formulato un nuovo framework per le performance in salute mentale, fondato sulla costruzione di sistemi di cura individualizzati, accessibili, integrati e multisettoriali, prioritari nell’agenda nazionale a livello di policy e di governance, nonché innovativi e volti al futuro. A tale framework, si associano una serie di parametri di riferimento, volti a valutare come le nazioni parte dell’Organizzazione affrontano i costi sociali ed economici della salute mentale.

Il pesante lascito della pandemia

Questo spostamento del quadro di riferimento rispetto alla salute mentale traspare anche da un sempre maggiore interesse per il tema della salute mentale da parte di enti italiani storicamente più legati all’ambito del welfare e delle politiche sociali.

Openpolis, ad esempio, fondazione indipendente di data journalism attiva dal 2017, nel post pandemia ha iniziato a monitorare l’indice di salute mentale contenuto nel rapporto Istat Bes (benessere equo e sostenibile). Inoltre, in collaborazione con l’impresa sociale Con I Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, Openpolis ha portato avanti alcune importanti iniziative di raccolta dati. A ottobre 2022 e ottobre 2023, in particolare, le due organizzazioni hanno presentato evidenze correlate alla condizione psicologica di ragazze e ragazzi, evidenziando il rischio per i disagi psicologici emersi con la pandemia di cronicizzarsi nonché la rilevanza che hanno assunto rispetto alla salute mentale di bambini e adolescenti i disturbi dell’alimentazione. Nell’ambito della campagna “Non sono emergenza”, inoltre, il 13 maggio 2024 Openpolis e Con I Bambini hanno presentato ulteriori dati sull’aumento del disagio minorile e giovanile, correlati anche al benessere psicologico e alle sue dinamiche socioeconomiche.

Unione Europea e salute mentale: dalle good practice a un nuovo approccio integrato

Save the Children, ONG ultracentenaria impegnata nella tutela dei minori, ha dedicato l’edizione 2022 dell’Atlante dell’infanzia a rischio – edito annualmente dal 2009 come inquadramento generale dei bisogni e delle risorse dei bambini – proprio alla salute mentale, intitolandolo “Come stai?”. L’Atlante posa uno sguardo sulle disuguaglianze e sui loro effetti sulla salute, puntando la lente su tre fasce d’età (i primi mille giorni, i bambini 3-10 anni, gli adolescenti e preadolescenti 11-17 anni) sui minori migranti e su bambini e adolescenti con disabilità. Quest’analisi di Save the Children, dunque, risponde all’urgenza di chiedere “come stai?” a ragazzi e ragazze, ma anche al nostro sistema sanitario, costruendo un atlante di dati e mappe che riflette sugli effetti della pandemia (e non solo) sul benessere mentale e sociale dei giovani.

Anche Gruppo CRC, gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e Welforum, osservatorio nazionale sulle politiche sociali, si occupano di salute mentale e psichiatria, dedicando due sezioni ad hoc sui rispettivi siti web, pubblicando rapporti e raccomandazioni e segnalando iniziative e progetti.

Un’attenzione particolare per bambini e giovani

Il bisogno di sviluppare politiche di supporto sociale e non solo sanitario emerge, soprattutto per quanto riguarda bambini e giovani, in numerose analisi di recente pubblicazione.

Ad esempio, una ricerca di INC – agenzia di comunicazione esperta in comunicazione sociale – in collaborazione con Rai per la Sostenibilità si è occupata dell’“era del disagio”, portando avanti un’indagine sul disagio psicologico degli italiani e su tutte le sue componenti. In particolare, il rapporto presenta i risultati di alcune interviste a responsabili di organizzazioni non profit attive nel nostro paese. Le non profit registrano un rafforzato impegno in attività di sostegno psicologico, di sensibilizzazione e di divulgazione, anche con progetti mirati in scuole e università. Al contempo, però, dal report emerge il bisogno per una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e, soprattutto, per capillari investimenti in politiche di supporto sociale adeguate.

Anche la Fondazione IFEL, Istituto per la Finanza e l’Economia Locale, in collaborazione con ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, in un recente rapporto, si è occupata del disagio psicologico dei giovani, con un focus sulle  risposte che possono offrire i comuni. Il report, grazie a interviste rivolte a insegnanti, dirigenti scolastici e comuni italiani, formula proposte e riflessioni di intervento rivolte alla scuola, ai comuni, alla sanità, ad ANCI-IFEL, ai ministeri e alle regioni, come riportato nella seguente tabella.

Quest’utile analisi, capace di coniugare l’approccio della policy locale con i bisogni emersi dai key actor per il benessere psicologico di bambini e adolescenti, rileva necessità trasversali che vanno dalla necessità di una maggiore interconnessione dei servizi, al bisogno di attività di risocializzazione e di riflessione condivisa sugli anni difficili della pandemia.

Anche il CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l’IRPPS, Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali, ha condotto, attraverso il gruppo di lavoro MUSA, uno studio con focus sugli effetti della pandemia sui giovani, sui fattori sociali del disagio di bambini e adolescenti e alcune possibili soluzioni. I dati presenti nel report mostrano come l’impatto dell’emergenza sanitaria abbia travalicato i confini della salute mentale, con conseguenze in svariate dinamiche sociali, quali l’uso del tempo libero, le modalità di interazione sociale e virtuale e l’adesione a stereotipi discriminatori. Per circa il 20% del campione di adolescenti intervistato, depressione e disagio psicologico sono il problema principale, dimostrando, ancora una volta, la capillarità e pervasività del tema della salute mentale, soprattutto nel mondo giovanile.

L’approccio “mental health in all policies

Le ricerche portate avanti dai soggetti della società civile - qui parzialmente descritto - negli ultimi anni rispetto al benessere mentale e ai suoi risvolti sociali, soprattutto in ambito giovanile, mostrano come, in linea con le previsioni internazionali, rispetto alla salute mentale sia necessario un approccio “in all policies”, cioè che riguarda tutti i settori delle politiche pubbliche.

Come spiega l’OCSE, “i disturbi di salute mentale sono diffusi e onerosi per gli individui, i datori di lavoro e la società [...], il costo totale della salute mentale è stimato come almeno il 4% del PIL nazionale, [...]. Le caratteristiche e gli impatti dei disturbi mentali implicano che i sistemi sanitari da soli non possano risolvere il problema, che richiede, invece, un approccio globale del governo.”

La salute mentale nell’agenda politica italiana

Anche dalla riflessione a livello europeo promossa attraverso l’EU Health Policy Platform emerge l’importanza dell’approccio MHiAP, Mental Health in All Policies, attraverso cui “le politiche pubbliche in tutti i settori promuovono la salute mentale e il benessere della popolazione iniziando e facilitando interventi all’interno di differenti aree di policy non sanitarie”. Questo approccio è supportato da numerose evidenze scientifiche, per cui la promozione di salute mentale in settori non sanitari crea delle situazioni win-win, capaci di beneficiare positivamente tanto l’efficacia delle politiche di area sanitaria quanto di quelle di tipo socioeconomico. Alcuni rilevanti esempi di questi modelli di mutua efficacia sono il supporto psicosociale e psicologico integrato nelle scuole o l’introduzione di adeguate politiche di housing per i più vulnerabili, ma anche la promozione di una migliore salute mentale nei luoghi di lavoro per aumentare la produttività, dimostrando anche la presenza di una certa logica economica in questa modalità di intervento.

La necessaria inclusione delle politiche sociali negli interventi di policy è stata ribadita anche in Italia attraverso la 2ª Conferenza Nazionale per la Salute Mentale, promossa dal Ministero della Salute e intitolata “Per una salute mentale di comunità”. L’iniziativa si è tenuta nel giugno 2021 e ha ribadito l’importanza di costruire un sistema integrato di supporto, costituito da servizi socio-sanitari capaci di offrire un supporto diffuso e capillare sul territorio, migliorando il benessere mentale della popolazione italiana.

Si inserisce sulla stessa linea d’intervento anche lo sforzo di ricerca compiuto dalle organizzazioni della società civile, che abbiamo presentato in questo articolo e che coinvolge un sempre più ampio numero di attori anche tradizionalmente lontani dalla tematica della salute mentale. Rimane, dunque, l’auspicio che, attraverso investimenti e politiche pubbliche adeguate, questo consenso generale rispetto alla necessità di un intervento multisettoriale e prioritario in ogni ambito della governance si trasformi presto in realtà.

 

 

Foto di copertina: Annie Spratt, unsplash.com