L’Italia rappresenta un interessante caso per studiare gli effetti che crisi economiche e scelte di politica sanitaria possono produrre su salute e sopravvivenza delle persone.
Ad esempio dopo la Grande Recessione, tra il 2010 e il 2017, il Servizio Sanitario Nazionale ha registrato una riduzione di quasi 43.000 unità (-6,7%): il numero di medici, in particolare, è diminuito del 5,9% e quello degli infermieri del 6,7%. La riduzione ha riguardato non solo il personale medico ma anche le strutture sanitarie: il numero di posti letto negli ospedali è diminuito di una media annua dell’1,8%, proseguendo una tendenza in atto dalla metà degli anni ’90. Numeri molto più negativi di quelli di altri Paesi in cui la crisi ha generato impatti socio-economici simili a quelli registrati nel nostro.
A dirlo sono Giambattista Salinari, Federico Benassi e Gianni Carboni presentando su Neodemos i dati di un proprio studio che offre spunti di riflessione sul rapporto tra salute pubblica e crisi economica. Tra di essi un dato è da tenere in considerazione: a partire dal 2008 e fino al 2019 l’Italia ha subito una decelerazione nella crescita della speranza di vita alla nascita pari a circa il 30%.