Da oggi, 1° settembre scompare, dopo nove anni, il superticket. Si tratta della tassa che aggiungeva una quota al tradizionale ticket, che resta in vigore, ed era stata introdotta da Berlusconi e Tremonti nel 2011 (anche se per la verità avevano reso operativa una norma del 2006 del governo Prodi). In questi anni è stata attaccata, accusata di allontanare i cittadini dalla sanità, di rendere concorrenziali le tariffe del privato perché quelle del pubblico per certe categorie di cittadini diventavano troppo alte.
Come ricorda un articolo di Repubblica.it, il Governo ha stanziato 550 milioni all’anno per l’abolizione (per questa fine 2020 sono 185 milioni). Anche se in varie regioni il superticket era già stato tolto o ridotto negli anni scorsi, la manovra tiene comunque conto anche di quanto le varie realtà locali che lo hanno eliminato hanno dovuto spendere. Quindi tutte le regioni riceveranno, nel fondo sanitario nazionale, i soldi necessari a rimpiazzare gli introiti della tassa. Il denaro è assegnato con la suddisivisione già prevista nella quota d’accesso al fondo, calcolata in base alla popolazione e all’età. Così, ad esempio, la Lombardia riceverà 92 milioni, il Lazio 53, la Campania 51, il Veneto 45 e il Piemonte 41.
Addio superticket, la sanità pubblica costa meno
Michele Bocci, Repubblica.it, 29 agosto 2020