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Iniziamo da alcuni dati. L’impatto diretto dei cambiamenti climatici sulla qualità del lavoro va oltre l’esposizione al calore e comprende rischi psicosociali, aumento dell’inquinamento atmosferico, radiazioni UV ed eventi meteorologici estremi.

I rischi dei lavoratori legati ai cambiamenti climatici sono quindi associati a una maggiore esposizione ai pericoli, con conseguente abbassamento degli standard per la qualità del lavoro, perdita di produttività e maggiore precarietà occupazionale e lavorativa. Sono particolarmente a rischio i lavoratori che trascorrono molto tempo all’aperto: i lavoratori nei settori dell’agricoltura, della pesca, della silvicoltura, dell’edilizia, del turismo e quelli che lavorano con macchinari generatori di calore. Anche gli operatori dei servizi di emergenza sono direttamente colpiti da eventi meteorologici avversi quali gli incendi e le inondazioni.

Per quanto riguarda gli effetti dei cambiamenti climatici, i lavoratori registreranno, soprattutto: cambiamenti di mansioni e di responsabilità lavorative, cambiamenti nei luoghi di lavoro che potrebbero comportare pratiche lavorative diverse nonché lo sviluppo di attività e prodotti nuovi. I posti di lavoro nei settori maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici sono occupati prevalentemente da uomini e da un elevato numero di lavoratori stagionali, migranti e autonomi, che in genere non hanno tutela giuridica e spesso sono scarsamente organizzati in termini di sindacati e di rappresentanza nei luoghi di lavoro.

Cambiamenti climatici e transizione verde

La transizione verde è definita a livello internazionale e comunitario come quel processo verso un nuovo modello di sviluppo attento all’ambiente, che mette al centro delle sue azioni questioni quali l’emergenza del cambiamento climatico, la degradazione ambientale (acqua, terra, foreste, atmosfera) e la perdita di biodiversità. È evidente che questo processo interessa – e interesserà – da vicino il mondo del lavoro, sia in termini qualitativi (nuove competenze da sviluppare, nuove professioni, adeguamento dei luoghi di lavoro…), sia quantitativi (riduzione di alcuni settori a favore di altri…).

I dati raccolti mostrano che il 40% dei lavoratori nella UE sarà direttamente interessato dalla transizione verde. I lavori nelle professioni che potrebbero essere influenzate dalla transizione verde sono svolti principalmente da uomini (75%). Questi posti di lavoro rappresentano solo il 20% di tutte le lavoratrici, ma la metà della forza lavoro maschile nella UE. Questa disparità indica chiaramente che la portata dell’impatto della transizione verde sarà diversa per uomini e donne.

https://www.secondowelfare.it/sdgs/cambiamentoclimatico/

L’equilibrio del cambiamento occupazionale, che si traduce in nuovi profili professionali, in una più forte domanda o in esigenze di nuove competenze, varia a seconda dei settori. Le ripercussioni per la qualità del lavoro saranno determinate non solo dall’esatto profilo delle mansioni dei singoli posti di lavoro (compresa l’esposizione ai rischi legati ai cambiamenti climatici) e dalle pratiche sul luogo di lavoro, ma anche dalle misure adottate per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici e dalle modalità di attuazione della transizione verde a tutti i livelli.

Se da un lato le professioni verdi integrano gli sforzi di apprendimento permanente a sostegno della transizione, dall’altro le aziende stanno intraprendendo azioni e pratiche sul luogo di lavoro tese a favorire la decarbonizzazione. Il coinvolgimento dei lavoratori nello sviluppo e nell’attuazione di queste pratiche può arricchire la qualità del lavoro. In termini di qualità del lavoro, i posti di lavoro che probabilmente registreranno una più forte domanda (coltivatori, carpentieri e addetti all’isolamento) tendono ad avere esigenze lavorative più elevate (come rischi fisici e sforzi fisici), pur mancando di risorse lavorative (come il sostegno sociale, l’autonomia e l’accesso alla formazione).

I posti di lavoro nuovi ed emergenti (ad esempio responsabili della pianificazione delle politiche e ingegneri di acque reflue) sono caratterizzati da un equilibrio più positivo tra domande e risorse, mentre i posti di lavoro più qualificati (responsabili di lavori edili, meteorologi ed elettrotecnici) sono più in linea con la media europea della qualità del lavoro.

La cornice europea in materia di cambiamenti climatici

Dato l’enorme impatto dei cambiamenti climatici e della politica in materia di cambiamenti climatici sulla società, sull’economia e sul mercato del lavoro, va da sé che la pianificazione delle misure da adottare deve fare riferimento, in modo integrato, anche ad altre politiche della UE, come la politica industriale, i quadri di ricerca, le strategie in materia di istruzione e competenze e anche il pilastro europeo dei diritti sociali, che ha un ruolo chiave nel sostenere la transizione attraverso l’istruzione, l’occupazione e ambienti di lavoro sani e sicuri.

Le politiche della UE in materia di cambiamenti climatici non sono nuove, ma le politiche di mitigazione volte a ridurre le emissioni di gas serra sono aumentate in modo significativo e sono associate a investimenti finanziari per sostenere una transizione verde e una strategia di crescita. La UE si è impegnata a raggiungere una serie di obiettivi e misure politiche collegate nell’ambito del Green Deal europeo, adottato nel 2019. Essi mirano a trasformare la UE in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, basata sull’obiettivo vincolante di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050.

Come fase intermedia, la UE ha aumentato le proprie ambizioni climatiche per il 2030, impegnandosi a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 nell’ambito del pacchetto «Pronti per il 55%». Per allineare la legislazione a queste ambizioni, nel luglio 2021 è entrata in vigore una nuova normativa europea sul clima. Si tratta di un regolamento teso a rafforzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni per gli edifici, i trasporti, l’agricoltura, la gestione dei rifiuti e le piccole e medie imprese e che impone la ristrutturazione dell’industria automobilistica e del settore energetico per conseguire, tra l’altro, gli obiettivi climatici.

Il Green Deal europeo assorbirà un terzo dei 1800 miliardi di EUR di investimenti del pacchetto per la ripresa NextGenerationEU. Per sostenere l’obiettivo del Green Deal europeo di garantire che nessuno sia lasciato indietro, nel 2020 la Commissione europea ha introdotto il meccanismo per una transizione giusta, la cui finalità è di sostenere le regioni e le persone più colpite dalla transizione verso la neutralità climatica, con un aiuto finanziario di 19,2 miliardi di EUR da destinare tra il 2021 e il 2027 a interventi politici volti a favorire l’occupazione e la diversificazione dell’economia locale.

Dalla ricerca alle azioni

Il rapporto di Eurofound, pur riportando dati ancora frammentari, mostra la necessità di raccogliere ulteriori conoscenze:

  • per ridurre i rischi per i lavoratori maggiormente esposti ai cambiamenti climatici;
  • per sostenere le professioni interessate dalla transizione verde.

Nel primo caso, dobbiamo considerare che, attualmente, nell’Unione Europea non esistono condizioni di parità, a livello nazionale, per quanto riguarda la protezione dei lavoratori dai rischi direttamente associati ai cambiamenti climatici: le disposizioni a livello nazionale sul lavoro in condizioni di temperature elevate variano notevolmente.

Per quanto riguarda il sostegno alla transizione verde, invece, possiamo prendere come esempio emblematico i processi di decarbonizzazione, visto che si ripercuotono su molti settori, che vanno al di là della produzione di energia e dell’industria pesante. In questo caso, i lavoratori dei settori più colpiti dovrebbero ricevere un sostegno prioritario per l’aggiornamento delle competenze e per la transizione da un’occupazione a un’altra.

Inoltre, sarebbe opportuno prestare maggiore attenzione agli effetti della transizione verde sulla qualità del lavoro: lo sviluppo di strategie industriali e la previsione delle relative competenze, saranno fondamentali, in particolare per evitare che le carenze di competenze e di manodopera limitino i progressi verso la decarbonizzazione.

Questo articolo è uscito sul numero 3/2024 di Rivista Solidea, pubblicazione promossa dall’omonima Società di mutuo soccorso e parte del network del nostro Laboratorio.

 

Foto di copertina: Zoe Richardson, Unsplah.com