Sono passati 75 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In questo lasso di tempo la giurisdizione dei singoli Paesi ha cercato di garantire la tutela dei diritti delle persone, soprattutto le più vulnerabili, attraverso leggi e politiche. Ma il rispetto di questi diritti, 75 anni dopo, è ancora un fronte su cui bisogna lavorare.
È quanto emerge dalla terza edizione di Mai più invisibili, il rapporto annuale di WeWorld, organizzazione non profit italiana che si occupa di promuovere i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi attraverso progetti di cooperazione, sviluppo e aiuto umanitario.
Nel nostro Paese le conseguenze a medio termine della pandemia iniziano ora a essere chiaramente visibili e misurabili. Nonostante alcuni miglioramenti rispetto all’evoluzione digitale, all’ambiente e alla sicurezza di cittadine e cittadini, secondo WeWorld è più visibile l’assenza di specifici strumenti per la promozione di politiche di inclusione. Vediamo insieme i contenuti della ricerca.
I risultati dell’analisi
Per l’analisi “Mai più invisibili” 2023 sono stati presi in considerazione i dati del rapporto ISTAT Benessere equo e sostenibile, da altri rapporti e indagini ISTAT e da dati grezzi ISPRA.
Il lavoro si basa sulla metodologia del WeWorld Index 2022, per cui sono stati individuati 30 indicatori. L’elaborazione dei dati si basa, poi, su quindici dimensioni1 e tre sottoindici2 dai quali viene calcolato l’Indice generale. I valori sono espressi su una scala da 0 a 100, dove fino a 44.9 si ha di un livello di esclusione molto grave, mentre oltre 85 si ha un livello di inclusione molto buono.
Complessivamente, l’Italia si trova in una situazione di stallo in cui non riesce a garantire pieni diritti e sviluppo alle persone in condizioni di maggiore vulnerabilità. Rispetto alla precedente edizione, quest’anno sono state tracciate le prestazioni delle singole regioni valutando i punti di forza e di debolezza in ciascuna delle dimensioni dell’Indice. Secondo WeWorld, nel 2023 il 29% dei bambini e adolescenti e il 38% delle donne vivono in regioni caratterizzate da forme di esclusione grave o molto grave.
Nella classifica del 2023, i primi cinque posti delle aree più inclusive sono occupati dalla Provincia Autonoma di Trento, dalla Valle d’Aosta, dalla Provincia Autonoma di Bolzano, dal Friuli-Venezia Giulia e dall’Emilia-Romagna. Le ultime cinque posizioni sono occupate, invece, dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Campania, dalla Puglia e dalla Basilicata.
Il quadro degli ultimi anni
Nel quadro globale, dal 2015 ad oggi l’Italia ha mantenuto pressoché la stessa posizione riguardo alla tutela dei diritti di donne, bambini e bambine. Il nostro Paese, infatti, è passato dalla 27esima posizione nel 2015 alla 28esima nel 2022 su 166 Paesi.
Scorporando la valutazione nei tre sottoindici, possiamo vedere un miglioramento per quanto riguarda l’indice “Contesto“, ma un peggioramento sia per quanto riguarda l’indice “Bambini e bambine” e quello “Donne“.
Il miglioramento del sottoindice di contesto è tendenzialmente dovuto al maggiore accesso all’informazione. Grazie anche al periodo pandemico, si è verificato un aumento nell’uso di internet e dei servizi online. Nonostante questo, la tutela dei diritti di queste persone vulnerabili non è ancora sufficientemente garantita.
Gli ambiti in cui l’Italia è maggiormente regredita, infatti, riguardano l’inclusione economica delle donne e la violenza da loro subita, il capitale economico di bambini, bambine e adolescenti, e l’educazione. In particolare, l’educazione ha accumulato un ritardo che sta allontanando sempre di più l’Italia dagli obiettivi europei.
Secondo WeWorld, per arrivare a una reale politica di inclusione è necessario considerare congiuntamente i diritti di donne, bambini, bambine e adolescenti. Bisogna, inoltre, favorire uno sviluppo che vada oltre a una visione economica e limitata del progresso.
Note
- Le quindici dimensioni sono: ambiente, abitazione, evoluzione digitale, sicurezza e protezione, violenza contro donne, bambini e bambine, salute dei bambini e delle bambine, istruzione, povertà educativa, capitale umano, capitale economico, salute delle donne, educazione delle donne, opportunità economiche, conciliazione vita-lavoro, partecipazione politica.
- I tre sottoindici sono: contesto; bambini e bambine; donne.