È ora di cambiare, i tempi sono maturi per lo smartwork . Una proposta di legge bipartisan sarà depositata in Parlamento a metà gennaio (il testo è online su 27esimaora.corriere.it). L’idea è ambiziosa. Gli obiettivi da raggiungere in un colpo solo sarebbero due: più facilità nel conciliare famiglia e lavoro da una parte, e nello stesso tempo migliori risultati per le aziende.
Lo smartwork è un’evoluzione «leggera» del telelavoro con cui si può decidere se stare a casa o in ufficio, a seconda delle esigenze produttive del momento. Devi scrivere una relazione? Puoi restare a casa. C’è una riunione importante? Meglio raggiungere l’azienda. Ai dipendenti viene lasciata la libertà di lavorare dove e quando vogliono. Niente vincoli di spazio e nemmeno di orari. Tutto ciò potrebbe liberare un poco di flessibilità anche a vantaggio del lavoratore. Ma, a dire il vero, ci guadagnerebbe anche l’azienda. Se non altro perché, visto che in ufficio non ci sarà più il cento per cento dei dipendenti ma – poniamo – l’80%, allora basterà allestire spazi più piccoli. E questo garantisce risparmi.
Secondo un’indagine del Politecnico di Milano, lo smartwork garantirebbe un aumento della produttività del 5,5%. Il che assicurerebbe una maggiore ricchezza per 27 miliardi. A cui bisognerebbe aggiungere 10 miliardi di costi in meno, principalmente determinati da spazi aziendali ridotti. Certo, lo smartwork non è per tutti. Non è per gli infermieri, le maestre e nemmeno per i tranvieri: in certi casi lavorare da casa è impossibile. Ma i ruoli a cui questa forma di lavoro è applicabile sono comunque numerosissimi. Non a caso Milano, da metropoli dei servizi quale è, ha stabilito che il prossimo 6 febbraio sarà una giornata tutta dedicata all’incentivazione del lavoro agile.
I nodi da sciogliere tuttavia non mancano. Uno: la nuova normativa dovrebbe «sburocratizzare» l’allestimento delle postazioni casalinghe, riducendo i costi per le aziende. Due: bisogna trovare un modo per tutelare la sicurezza dei lavoratori anche quando operano da casa. Tre: l’assicurazione deve coprire anche chi non è in ufficio. Quattro: bisogna capire come valutare e retribuire il tempo lavorato extra, come straordinario.
Più tecnologia (a casa), meno obblighi. Una legge per lavoro e famiglia
Rita Querzè, Corriere della Sera, 13 dicembre 2013
Telelavoro oggi, fate anche voi la legge Correggete con noi il testo
La 27Ora, 12 dicembre 2013
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