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A seguito della convenzione fra Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federazione Italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora (fio.PSD) e Caritas Italiana, l’Istat ha pubblicato i risultati della seconda indagine sulle persone senza dimora. L’indagine, che risponde all’obiettivo di monitorare l’evoluzione della grave emarginazione adulta in Italia, ha avuto come anno di riferimento il 2014 ed è stata realizzata a trentasei mesi di distanza dalla prima (2011).

La rilevazione, che ha riguardato 158 comuni italiani ed è stata condotta nel periodo compreso fra il 21 Novembre e il 20 Dicembre, ha seguito un approccio metodologico differente rispetto a quello solitamente usato dall’Istat per le indagini sulle famiglie e sugli individui. In questo caso infatti non esiste a priori una lista della popolazione oggetto della rilevazione. La base per l’individuazione del campione è stata allora individuata nelle prestazioni fornite (pasti distribuiti e posti letto) presso le tipologie di servizi considerati (mense e accoglienze notturne).

Per il periodo in esame, è stato stimato che 50 mila 724 persone senza dimora hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna in uno dei comuni oggetto della rilevazione. Tale ammontare corrisponde al 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni oggetto di indagine. Si tratta di un valore in aumento rispetto al 2011, quando erano 2,31 per mille (47 mila 648 persone).

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, il 38% delle persone senza fissa dimora risiede nelle regioni del Nord-Ovest; il 23,7% in quelle del Centro, il 9,2% nelle isole. Questi valori sono rimasti invariati rispetto al 2011. Una diminuzione ha invece interessato il Nord-Est, che è passato dal 19,7% del 2011 al 18% del 2014. Al contrario, un aumento del fenomeno ha interessato le regioni del Sud che sono passate dall’8,7% del 2011 all’11,1% del 2014. Questa distribuzione è fortemente legata all’offerta di servizi sul territorio e alla concentrazione dei senza dimora nei grandi centri. Infatti, più di un terzo dei servizi ha sede nel Nord-Ovest (35,2%), un quarto nel Nord-Est (24,1%), il 19,1% nel Centro e la quota rimanente nel Sud e nelle Isole (rispettivamente il 15,1% e il 6,5%). Milano e Roma, da sole, registrano ben il 38,9% delle persone senza dimora (con una presenza rispettivamente pari al 23,7% e al 15,2%). Palermo è invece il terzo comune per numero di presenze di senza fissa dimora (5,7%), seguono Firenze (3,9%), Torino (3,4%), Napoli (3,1%) e Bologna (2%).

L’indagine del 2014 ha sostanzialmente confermato le caratteristiche delle persone senza fissa dimora già emerse nel 2011. Si tratta in particolare di uomini (85,7%), stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%) e con basso titolo di studio (solo un terzo ha infatti conseguito il diploma di scuola media superiore). L’età media dei senza fissa dimora è 44 anni, un dato in aumento rispetto al 2011 quando era 42,1. Questo aumento è dovuto alla consistente diminuzione degli under 34 che tra gli stranieri sono passati dal 46,5% al 35,6%. Il 14,3% dei senza dimora è donna (un valore identico a quello registrato nel 2011); di queste, poco meno della metà sono italiane, l’età media è di 45,4 anni.

Rispetto al 2011, si è poi allungata la durata della condizione di senza fissa dimora. Sono infatti diminuiti coloro che si trovano in questa condizione da meno di tre mesi (passando dal 28,5% al 17,4%) mentre è aumenta la percentuale di quanti lo sono da più di due anni (dal 27,4% al 41,1%) e da oltre 4 anni (dal 16% al 21,4%). Questo aumento riguarda in particolare gli stranieri che passano da 1,6 a 2,2 anni.

Nei 158 comuni oggetto della rilevazione, i servizi di mensa e accoglienza notturna sono stati 768. Si tratta di un numero in diminuzione (del 4,2%) rispetto al 2011. In particolare, i servizi di mensa passano 328 a 315 e le accoglienze notturne da 474 a 453. Tuttavia, se si guarda alle prestazioni (pranzi, cene e posti letto) erogate mensilmente, si osserva un aumento del 15,4% (da 402.006 a 489.255).

Per quanto riguarda l’occupazione, il 28% delle persone senza dimora dichiara di lavorare. Si tratta di un valore stabile rispetto a quanto rilevato nel 2011. Diminuiscono invece quanti dichiarano di avere un lavoro stabile (passando dal 3,8% al 2,3%), mentre si conferma che i lavori che vedono occupati i senza fissa dimora sono prevalentemente a termine, saltuari e a bassa qualifica nel settore dei servizi (es. pulizie, facchino, trasportatore, addetto al carico e scarico merci o alla raccolta dei rifiuti, giardiniere, lavavetri, lavapiatti ecc.), nell’edilizia (es. manovale, muratore, operaio edile) e nei diversi settori produttivi (es. bracciante, falegname, fabbro, fornaio). Inoltre, è significativamente aumentata la quota di chi non ha mai svolto un’attività lavorativa (dal 6,7% all’8,7%), soprattutto fra gli stranieri (dal 7,7% al 10,4%).

Si presenta invece stabile il numero dei senza dimora che dichiarano di non avere alcuna fonte di reddito (17,4%). In questo caso, gli stranieri (22,2%) sono il doppio degli italiani (11,2%). Si riduce la percentuale di chi ha come unica fonte di reddito il lavoro (dal 17% a 14,2% tra gli stranieri e dal 15,8% al 13,6% tra gli italiani), ma aumenta la quota di coloro che ricevono aiuti in denaro da familiari, amici o parenti (dal 27,2% al 32,1%). Tra gli stranieri aumenta poi il peso (dal 37,3% al 40,7%) di chi riceve reddito da estranei (colletta, associazioni di volontariato o altro). Questo valore diminuisce invece tra gli italiani (da 36,5% a 33,8%).

Per quanto riguarda le ragioni che portano alla condizione di senza dimora, un peso sempre più rilevante è assunto dalla perdita di un lavoro stabile e dalla separazione dal coniuge e/o dai figli. Dal 2011 al 2014, si registra un aumento delle persone senza dimora che hanno vissuto una separazione (si passa infatti dal 59,5% al 63%), mentre la perdita del lavoro stabile non è più l’evento maggiormente diffuso: nel 2014 ha riguardato il 56,1% delle persone senza dimora, nel 2011 il 61,9%.