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Proseguendo l’analisi di contesto sull’immigrazione che vi abbiamo proposto nei giorni scorsi, ci soffermiamo con questo approfondimento sul tema specifico dei flussi migratori con un’analisi dettagliata relativa al nostro Paese.

Gli sbarchi delle rotte mediterranee

La questione immigrazione in Italia ha il suo nervo scoperto negli sbarchi illegali in Italia. Una questione che va avanti da anni e che ha visto un’eccezionale acutizzazione in concomitanza con la crisi siriana quando masse sterminate e dolenti hanno attraversato la Grecia e la Turchia e poi i Balcani per giungere in Germania, dove la Cancelliera Merkel aveva aperto le braccia a questo popolo in cammino.

Un’apertura che è durata l’espace d’un matin perché la questione migranti ha stravolto gli equilibri politici della Germania, paese che garantiva e garantisce la stabilità europea. Una rapida marcia indietro e porte chiuse ai migranti hanno sigillato le principali rotte europee salvo quella del Mediterraneo centrale che ha come destinazione l’Italia. I dati sono inequivocabili: nei primi sei mesi del 2017 gli sbarchi in Italia sono stati oltre 85.000 mentre dalla seconda rotta per numero di arrivi, quella del Mediterraneo, sono stati poco più di 13.000.


Figura 1. Le principali rotte dei clandestini


Fonte: ANSA su dati FRONTEX

Il comprensibile allarme richiede una lettura ravvicinata che vada oltre il dato quantitativo per comprendere le caratteristiche qualitative dei diversi flussi migratori: di fronte a questa situazione non sembrano funzionare i meccanismi di ricollocazione decisi a livello di Unione Europea, mentre restano in vigore le norme del regolamento di Dublino con l’obbligo di domanda di asilo nel primo Paese di approdo. A tal proposito il Parlamento europeo si è pronunciato nel novembre 2017 per avviare i negoziati per la riforma di tale regolamento, con l’obiettivo di garantire una ripartizione equa dei richiedenti asilo tra i Paesi UE. Grazie all’approvazione del mandato negoziale i deputati potranno avviare colloqui con il Consiglio, non appena gli Stati membri avranno concordato la propria posizione negoziale.

Gli ingressi irregolari dalle rotte mediterranee nel triennio 2014- 2016 sono stati quasi un milione e seicentomila, dei quali oltre un milione nel solo 2015. Due paesi si sono sobbarcati questo peso, la Grecia con 1.070.00 ingressi e l’Italia con 505.000 ingressi, ma – se si prescinde dall’eccezione del 2015 – emerge con chiarezza che l’unico paese sul quale si esercita una costante pressione migratoria è l’Italia.
 

Tabella 1. Sbarchi per paese di approdo dalla rotta mediterranea

Fonte: Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM/IOM)

Le nazionalità di provenienza più numerose sono state gli eritrei (oltre 94.000), i nigeriani (quasi 70.000), i siriani (50.000 ma nel 2016 il flusso si è pressoché interrotto) e poi con numeri oscillanti tra 20 e 30.000, ci sono i migranti dal Gambia, dal Pakistan, dal Mali, dalla Somalia, dal Sudan, dal Senegal.


Richieste di protezione internazionale

Per soggiornare in Europa la strada maestra è quella di chiedere protezione internazionale, sulla quale in Italia si pronuncia la Commissione Territoriale competente, che dopo un’audizione, decide se riconoscere una forma di protezione internazionale (asilo politico o protezione sussidiaria) o eventualmente di protezione umanitaria1. Lo status di rifugiato (asilo politico) viene riconosciuto a chi dimostri un fondato timore di subire nel proprio paese una persecuzione personale ai sensi della Convenzione di Ginevra (per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche)2.

Protezione sussidiaria viene concessa quando il soggetto non dimostri di aver subito una persecuzione personale ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951, ma tuttavia dimostri il rischio di subire un danno grave se tornasse nel suo paese di origine3Permesso di soggiorno umanitario viene, infine, rilasciato quando non sussistendo i requisiti né per essere riconosciuti rifugiati, né per la protezione sussidiaria, sussistono seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali dello Stato italiano4. Nel periodo 2008-2016 sono complessivamente sbarcati in Italia quasi 670.000 persone, tra le quali poco più di 410.000 hanno presentato domanda di protezione internazionale: più di uno su tre (il 38%) non risulta aver presentato domanda.
 

Figura 2. Sbarchi e richiedenti asilo in Italia 2008-2014

Fonte: Eurostat, ISMU e Ministero degli interni

Le statistiche, soprattutto dei migranti sbarcati, sono complesse: si può ragionevolmente ritenere che una parte – rifiutando l’Italia come paese in cui presentare domanda – sia riuscito a passare clandestinamente all’estero o si trattenga in quei "luoghi sospesi" che si chiamano in Italia Ventimiglia piuttosto che il Brennero o la stazione centrale di Milano e in Francia si chiamano Calais.


I richiedenti asilo: una analisi ravvicinata

I dati sui richiedenti asilo sono stati riorganizzati per trienni:

  • 2008-2010 di quasi normalità, se questo termine può applicarsi alla questione migranti;
  • 2011-2013 segnato dalle primavere arabe che hanno inciso in particolare sui paesi della quarta sponda, Tunisia e Libia;
  • 2014-2016 con l’esplosione della crisi in Siria ed Iraq e della guerra dell’ISIS.

Sono oltre 5 milioni le domande di protezione presentate in Unione Europea nei nove anni che vanno dal 2008 al 2016: si è passati dalle circa 750.000 domande del 2008-2010 a quasi 1,1 milioni del 2011-2013 fino all’esplosione del triennio 2014-2016 con più di 3,2 milioni di richieste. In Germania sono state presentate nell’arco dei nove anni quasi 1,8 milioni di domande seguita dalla Francia con oltre 550.000 mila e dalla Svezia con 480.000 domande che precede l’Italia con 410.000.

La presentazione della domanda misura sia la propensione di un paese all’accoglienza (anche per far fronte a carenze di forza lavoro) sia le preferenze individuali che dipendono dalla ricchezza e dalle opportunità offerte dai diversi paesi. Le reazioni a livello di opinione pubblica dipendono sia dalla massa dei richiedenti sia dalla velocità di crescita del fenomeno, anche in paesi di consolidata presenza di immigrati stranieri: in Ungheria le domande di protezione sono cresciute del 2400%, da meno di 10.000 a 250.000, in Germania l’incremento è stato del 1200% fino ad 1,4 milioni dell’ultimo triennio in Italia del 370%, mentre la Francia, paese tradizionalmente aperto, ha proseguito con una moderata crescita pur scontando forti tensioni per gli attacchi del terrorismo islamico cui è stata soggetta.


Tabella 2. Richiedenti asilo e first applicants

Fonte: Eurostat Asylum statistics

Se calcoliamo la quota di domande presentate in ciascun paese rispetto al totale dell’Unione Europea, l’Italia fa la sua parte ricevendo oltre l’8% delle domande di protezione: la precedono la Germania (35,6%, un dato destinato a calare), la Francia (11%, un dato stabile nel tempo di un paese che fa la sua parte) e dalla Svezia, poco al di sotto del 10%.


Tabella 3. Alcune caratteristiche del fenomeno degli ingressi irregolari in Italia 2008-2016

Fonte: Eurostat Asylum statistics

Ma ci sono alcune caratteristiche dei richiedenti asilo in Italia rispetto agli altri paesi:

  • ci sono poche donne, solo il 13% rispetto al 35% di Francia, Germania e Svezia e quindi l’Italia si trova a dover fronteggiare una massa di richiedenti asilo maschi;
  • ci sono pochissimi minori, poco più dell’8%, rispetto al 30% dei principali paesi di destinazione;
  • i minori non accompagnati sono quasi la metà del totale dei minori richiedenti asilo, anche questo dato anomalo nel panorama europeo;
  • sono nella stragrande maggioranza giovani tra 18 e 34 anni: oltre l’80% contro dati attorno al 40%-505 dei paesi più significativi a livello continentale.

Queste caratteristiche in parte dipendono dalla difficoltà di una rotta d’ingresso assai faticosa, ma anche dalla natura della migrazione che è essenzialmente di natura economica: a chi ricorda che anche gli italiani hanno alimentato nei secoli imponenti flussi migratori va fatto presente che ben pochi entravano da clandestini: Ellis Island è lì a ricordarcelo. I trafficanti – attenti alla comunicazione – sono consapevoli che questa immagine può essere controproducente ed intervengono: la recente ripresa degli sbarchi dalla rotta libica è iniziata con un barcone pieno soprattutto di donne e bambini.

E’ evidente che questo quadro desunto dalle statistiche confermano l’immagine che quotidianamente è sotto gli occhi del paese, sui mezzi pubblici, fuori dei negozi a mendicare, in parte inseriti in attività criminali: ai vecchi la naturale irruenza ed impudenza dei giovani soprattutto in branco fa paura, sia che si tratti di italiani sia che si tratti di stranieri con i quali è assai difficile comunicare. E l’Italia è un paese vecchio, demograficamente, ma anche dentro, rifiuta le sfide, il nuovo si attacca alle certezze del passato che rapidamente si sbriciolano. Non mancano certo esperienze importanti e positive di integrazione, ma il quadro disegnato non è lontano da quello percepito dai cittadini.


La protezione accordata e quella negata

A quelle richiamate sopra si aggiunge un’altra questione: se quasi la metà delle domande (46,7%) hanno un esitino positivo – seppure al di sotto del 55% – 60% di Germania, Svezia, Danimarca, Olanda – l’analisi del tipo di protezione accordata mostra significative differenze: solo il 7,6% è rappresentato dal riconoscimento dello status di rifugiato, mentre ben il 22% è costituito da protezione umanitaria che non dipende da persecuzioni in atto o temute, ma da obblighi di solidarietà umana, una quota assolutamente eccezionale tra i paesi europei.


Tabella 4. Totale domande di protezione esaminate ed accolte per tipologia di protezione accordata e totale dinieghi


Fonte: Eurostat Asylum statistics and first instance decision

Quella umanitaria è un tipo protezione a termine di breve durata, che genera aspettative insoddisfatte che vanno ad aggiungersi alle frustrazioni di chi si è visto respingere la domanda: si genera così una massa di irregolari che è assai difficile rimpatriare e che le strutture preposte (SPRAR etc.) non riescono a gestire e che sono a rischio: l’OIM delle Nazioni Unite "ritiene che circa l’80% delle migranti nigeriane arrivate via mare nel 2016 sia probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia o in altri paesi dell’Unione Europea".

Per non parlare dei minori scomparsi: a fronte di oltre 70.000 sbarcati nel triennio 2014-2016 risultano richieste di protezione per neanche uno su tre, poco meno di 23.000 (totale fino a 17 anni): esistono sicuramente spiegazioni almeno per parte di questa "scomparsa" ma non riescono ad eliminare le preoccupazioni sulla sorte di tanti ragazzi

Una stima della presenza straniera in Italia ed il suo impatto sul futuro

Nel Rapporto sulle Migrazioni 2016 di Fondazione ISMU è elaborata una stima del totale della presenza straniera in Italia che agli stranieri regolari residenti (5.026.000) aggiunge gli stranieri regolari ma non residenti, in possesso cioè di un regolare permesso di soggiorno ma che non risultano iscritti all’anagrafe di nessun comune italiano e che sono stimati in 410.000 al primo gennaio 2016. In tutto sono poco più di 5,4 milioni di regolari tra i quali non sono comprese tre categorie di migranti: i richiedenti asilo, coloro che sono appena arrivati e non rientrano ancora nelle statistiche, e i migranti irregolari o clandestini che dir si voglia. Complessivamente l’ISMU – tenuto conto delle presenze nel sistema SPRAR e delle richieste di protezione in corso di valutazione – li stima in oltre 435.000 portando così quasi 5,9 milioni il totale degli stranieri, residenti e non, regolari ed irregolari, presenti in Italia nel 2016.


Tabella 5 – Stranieri presenti in Italia 2014-2015-2016: regolari, residenti e non, e irregolari


Fonte: Fondazione ISMU Rapporto sulle migrazioni 2016

Se a questi aggiungiamo il milione circa di cittadinanze a stranieri che pur acquisendo la cittadinanza sono portatori di culture e valori propri, diversi da quelli italiani la presenza straniera in Italia salirebbe a 7 milioni circa. Hanno un impatto sul futuro dell’Italia e assieme dell’Europa? Sul periodico New York Review of Books del 16 ottobre Sasha Polakow-Suransky si pone un interrogativo "Is Democracy in Europe Doomed?" ovvero, la democrazia in Europa è condannata? Ci sarà un giorno in cui non sarà più "the only game in town". Il calo dei redditi, le crescenti disuguaglianze, la più che mediocre capacità di governo in molti paesi concorrono a spiegare questa disaffezione per la democrazia, ma nell’Europa che riceve i migranti si ripropone la domanda "Can Europe be the same with different people in it?" L’Europa può essere la stessa con persone diverse al suo interno? È la domanda che si poneva Cristopher Caldwell nel suo saggio "L’ultima rivoluzione dell’Europa": l’Europa non è una espressione geografica, uno spazio che può rimanere immutabile se cambiano i principi, i valori e la cultura di chi la abita. Caldwell sostiene che l’erosione dei tradizionali valori cristiani e la caduta di un forte sentimento di orgoglio nazionale indeboliscano l’identità dei paesi europei e di quella democrazia – che tra tanti conflitti e lacerazioni – faticosamente è stata costruita.


Note

Ministero degli interni (2015), Gruppo di studio sul sistema di accoglienza Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia. Aspetti, procedure, problemi Roma, ottobre 2015.

A seguito del riconoscimento dello status di rifugiato, la questura dovrà rilasciare il relativo permesso di soggiorno della durata di 5 anni rinnovabili. Il permesso dà diritto a chi ne è titolare di: svolgere attività lavorativa sia autonoma che subordinata; accedere al pubblico impiego; accedere al servizio sanitario nazionale; accedere alle prestazioni assistenziali dell’Inpsa, avere accesso allo studioa, ottenere il Titolo di viaggio (documento equipollente al passaporto fornito dallo Stato italiano)a, ottenere il ricongiungimento familiare (senza dover dimostrare i requisiti di alloggio e di reddito richiesti per i titolari di altri tipi di permesso di soggiorno); acquisire la cittadinanza italiana per residenza dopo 5 anni, anziché 10 anni come i casi ordinari.

Il relativo permesso di soggiorno avente durata di 5 anni, viene rilasciato dalla Questura e può essere rinnovato. Il permesso da diritto a chi ne è titolare di svolgere attività lavorativa sia autonoma che subordinata, di accedere al pubblico impiego, di accedere al servizio sanitario nazionale, di accedere alle prestazioni assistenziali dell’Inps, di accedere allo studio, al ricongiungimento familiare. È possibile convertire il permesso di soggiorno per protezione sussidiaria in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, rinunciando così allo status di protezione sussidiaria.

La durata è variabile anche se la prassi vuole che venga concesso per un massimo di due anni rinnovabili e da diritto a: accesso allo studio; accedere al servizio sanitario nazionale; svolgere attività lavorativa sia autonoma che subordinata; conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Non è consentito il Ricongiungimento familiare né è rilasciato titolo di viaggio.