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Family (Net) Work: proposte per rinnovare il welfare a sostegno delle famiglie

Il report si concentra su riforme del lavoro domestico, sanità, previdenza e il sostegno alla famiglia. Al centro la proposta di un credito d’imposta per colf, badanti e baby-sitter che potrebbe ridurre il lavoro sommerso e alleviare i costi per le famiglie.
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Il Rapporto Family Network 2024, presentato il 14 novembre nel corso di un evento a cui ha preso parte anche il nostro Laboratorio, offre una panoramica sulle sfide del welfare in Italia in particolare in relazione al lavoro di cura (professionale e non).

L’argomento è esaminato in cinque sezioni dedicate ai principali temi sociali e lavorativi. Nella prima sezione, a cura di Assindatcolf, si analizzano le riforme per il lavoro domestico e le implicazioni del Decreto Flussi. La seconda sezione, realizzata dal Censis, approfondisce le problematiche del welfare tra sanità e previdenza; la terza, a cura di Idos, stima il fabbisogno di manodopera nel settore domestico fino al 2025. La quarta sezione, redatta da Effe, tratta l’integrazione e l’attrattività del lavoro domestico per i migranti, e la quinta, a cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, analizza le difficoltà del welfare familiare. Un’appendice statistica infine raccoglie dati demografici su famiglie e lavoratori.

Di particolare rilievo, la proposta di un credito d’imposta del 50% sulle spese per colf, badanti e baby-sitter. Il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini, ha dichiarato che “è necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso. Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo”.

Questa misura infatti, oltre a dimezzare i costi per le famiglie, ridurrebbe il tasso di lavoro irregolare nel settore dal 54% al 21% secondo le stime del Rapporto, con l’emersione di circa 460.000 lavoratori in nero. Il costo per lo Stato è stimato dai curatori in 7,8 miliardi di euro, ma, considerando i benefici dell’emersione del lavoro sommerso e l’aumento dei consumi, il costo netto si ridurrebbe a 2,6 miliardi.

 

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Foto di copertina: Jsme MILA, Pexels.com