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Mentre campagna elettorale e dibattito pubblico tendono a concentrarsi sulle possibili alleanze di governo post-elettorali – uno scenario che la ristrutturazione del sistema partitico (frammentato e tripolare) e le caratteristiche della nuova legge elettorale (un insolito mix fra proporzionale e maggioritario) rendono di difficile lettura – proviamo a considerare più da vicino alcune delle proposte programmatiche in materia di politiche sociali avanzate dai principali partiti e coalizioni che concorrono per il governo del Paese.

Quello che vi proponiamo di seguito è il primo di una breve serie di approfondimenti tematici che, da oggi fino al giorno delle elezioni, prenderanno in esame alcune delle questioni più salienti nella prospettiva della ricalibratura del nostro sistema di protezione sociale, fra primo e secondo welfare. Si tratta delle questioni che, come messo in luce da una recentissima analisi curata dall’Istituto Cattaneo, insieme ai temi legati all’istruzione, ritornano con maggiore frequenza nei testi programmatici dei partiti (quasi il 25% del totale).

In particolare, dietro alla cortina fumogena innescata dallo scontro sulle questioni legate ai possibili interventi complessivi di riforma del sistema fiscale (fino alla radicale e controversa proposta di un’aliquota unica o flat tax avanzata dal centro-destra), uno dei temi che sembra ricorrere più spesso nelle diverse piattaforme programmatiche è quello del sostegno alla famiglia. Dall’annuncio del “più imponente piano di sostegno alle famiglie e alla natalità della storia d’Italia” di Fratelli d’Italia alla promessa di “rivoluzione copernicana” del Partito democratico alla triplicazione delle risorse attualmente investite per famiglia e demografia annunciata dalla Lega, quasi tutte le forze politiche toccano questo aspetto.

Certamente quella del sostegno alle famiglie è una policy issue centrale in un Paese in cui le politiche in tale ambito si sono storicamente contraddistinte per un evidente sottosviluppo in chiave comparata e in cui, certamente non per caso, i livelli di partecipazione delle donne al mercato del lavoro sono ancora molto bassi, mentre la denatalità (come confermano gli ultimi dati Istat; cfr. figura 1) non dà segni di rallentamento, contribuendo così al progressivo invecchiamento della popolazione e alla difficile sostenibilità dei sistemi previdenziale e sanitario.


Figura 1 – Indicatori demografici. Stime per l’anno 2017


Fonte:
www.istat.it

Di fronte a questo quadro quali sono esattamente gli impegni assunti dalle diverse forze politiche? Quali misure immaginano i partiti per invertire le tendenze demografiche in corso e facilitare la conciliazione vita-lavoro? Proviamo a rispondere a queste domande guardando principalmente ai programmi elettorali ufficiali e, in loro assenza o a loro integrazione, ad altri documenti programmatici reperibili sui siti internet delle forze in campo per le elezioni del 4 marzo. La nostra analisi si svolgerà da sinistra a destra, con il Movimento 5 Stelle collocato, non solo per semplicità espositiva, al centro dello spazio politico (cfr. Valbruzzi 2018). Se una forza politica non dovesse essere citata, significa che non è stato possibile trovare proposte specifiche sul tema oggetto di analisi. Si precisa inoltre che, per ragioni di sintesi, non sono stati presi in esame i programmi delle liste non coalizzate che, secondo le intenzioni di voto registrate dai numerosi sondaggi elettorali realizzati nel mese di gennaio e nella prima settimana di febbraio 2018 (consultabili sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri), difficilmente raggiungeranno il 3% dei suffragi su base nazionale, la soglia imposta dalla legge elettorale per accedere al riparto proporzionale dei seggi. Chi fosse interessato può consultare integralmente i documenti programmatici non oggetto di questa analisi sul sito del Ministero dell’Interno e/o sui siti internet delle rispettive forze politiche.

Quale diagnosi?

Il primo elemento utile da considerare è come viene tematizzata la questione familiare: in altre parole, qual è la diagnosi alla base della cura di policy proposta per aggredire i problemi? Per quale motivo dovrebbe essere opportuno investire risorse – finanziarie, istituzionali, simboliche – nel vasto e variegato campo delle politiche familiari? Le proposte specifiche sono spesso accompagnate da un’analisi più o meno breve dello stato dell’arte, così da definire la cornice valoriale di riferimento e giustificare la rilevanza sociale delle proposte avanzate, connotandole di significati spesso alternativi. Partiamo da qui.

La forte carica simbolico-valoriale che permea il programma di Liberi e Uguali (LeU) si traduce nell’affermazione di principio secondo cui “le politiche sociali, per la famiglia, per la casa, per pensioni e ammortizzatori sociali devono smettere di essere le cenerentole del nostro sistema pubblico”, e nella sottolineatura dell’opportunità di parlare di “famiglie” al plurale, “includendo anche quelle di fatto e ogni altra forma di legame familiare”. Risulta interessante notare che la parola “conciliazione” non compare nel testo del programma che, come si vedrà più avanti, pur non contenendo una sezione specificamente dedicata alla famiglia, prevede comunque misure a sostegno del reddito dei nuclei familiari, in particolare se incapienti.

Sul fronte della coalizione di centro-sinistra, il Partito Democratico (PD) identifica invece quelle che definisce “due priorità chiare: natalità e occupazione femminile. Perché nei paesi dove le donne lavorano di più – si legge nel programma dei democratici – si fanno anche più figli”. Il sostegno alle famiglie appare quindi giustificato dalla necessità di favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro, innescando così un circolo virtuoso, attraverso interventi rappresentati come “una rivoluzione copernicana del fisco e del welfare”. Una visione simile a quella tratteggiata nel programma della lista alleata, +Europa, nel quale le politiche per la famiglia sono rubricate in parte nella sezione dedicata alle misure per la riduzione della povertà, nella quale si legge che “contributi alla formazione, sostegno al reddito e servizi che consentano alle donne di conciliare famiglia e lavoro sono le nostre priorità per garantire giustizia sociale e per promuovere la crescita del nostro paese, che deve avere in giovani e donne i suoi principali protagonisti”, in parte nella sezione dedicata al mercato del lavoro, in cui, di nuovo, si sottolinea la necessità di mettere a punto strumenti più efficaci di work-life balance, così da favorire l’occupazione femminile in un’ottica di parità di genere. La diagnosi della lista Insieme (formata da Socialisti, Verdi e Area Civica) fotografa uno scenario demografico caratterizzato da invecchiamento, bassa natalità, riduzione della dimensione dei nuclei familiari e fuga dei giovani all’estero, e richiama quindi la necessità di riformare un sistema “incapace di organizzare in maniera pubblica i servizi e preferisce esternalizzare, usando associazioni che lucrano a discapito della qualità” e – sotto la sezione “Parità di genere” – l’urgenza di mettere a punto misure per la conciliazione. Per Civica Popolare (CP), il cui obiettivo è "risollevare il ceto medio", "è prioritario mettere al centro del dibattito politico il tema della famiglia, della natalità e delle esigenze a esse legate. La famiglia – si legge infatti nel programma – è infatti non solo il soggetto promotore dello sviluppo e del benessere sociale, ma anche il luogo in cui coltivare il futuro, il desiderio di maternità e di paternità". Pur riconducendo il problema della bassa natalità a una questione culturale che non si combatte con gli incentivi economici, questi – insieme a misure lavorative e organizzative – sono ritenuti necessari per favorire chi vuole avere dei figli, l’occupazione femminile e la crescita economica e sociale del Paese.

Le proposte del Movimento 5 Stelle (M5S) sono invece sinteticamente illustrate per punti (i “20 punti per la qualità di vita degli italiani”), come tali non preceduti da una specifica diagnosi della situazione attuale. I contenuti del punto riservato alle politiche per la famiglia – dal titolo “17 miliardi per aiutare le famiglie con figli” – saranno quindi descritti nella seconda parte di questo approfondimento.

Spostando ora l’attenzione sul centro-destra, il programma comune della coalizione composta da Forza Italia (FI), Lega, Fratelli d’Italia (FdI) e Noi con l’Italia (NcI), è condensato in un sintetico documento in 10 punti (“Un programma per l’Italia. Per la crescita, la sicurezza, le famiglie e la piena occupazione”), uno dei quali – “Più sostegno alle famiglie” – elenca alcune misure per sostenere natalità e pari opportunità. Noi con l’Italia associa poi esplicitamente il sostegno alla famiglia al tema della “tutela della vita” e ad altri temi eticamente sensibili (come l’opposizione alla trattazione di teorie gender nelle scuole senza previa autorizzazione dei genitori). Il programma della Lega per Matteo Salvini Premier mette a fuoco la questione famiglia sottolineando il declino demografico in corso (ricondotto a "un trend che ha origini culturali antiche, determinate da una certa cultura neomalthusiana che considera l’uomo alla stregua di un ‘cancro’ della natura, quasi una ‘minaccia’ per le risorse limitate del globo”) e la necessità di invertire questa tendenza attraverso la messa a punto di un "piano strutturale di rilancio della natalità", al cui centro vi è la difesa della concezione della famiglia come "società naturale fondata sull’unione tra uomo e donna". Nel programma di FdI "Il più imponente piano di sostegno alle famiglie e alla natalità della storia d’Italia" è significativamente il titolo del primo dei 15 punti proposti, in cui trova spazio anche il tema dell’occupazione femminile e, come in NcI, le questioni della difesa della “famiglia naturale”, della “lotta all’ideologia gender” e del “sostegno alla vita”.

Quali soluzioni?

Per semplicità, possiamo suddividere le proposte avanzate dalle forze politiche in tre gruppi: alleggerimento del carico fiscale delle famiglie (con figli); rafforzamento dei servizi per la prima infanzia; regolamentazione dei congedi e della flessibilità dell’orario di lavoro.

La revisione del sistema fiscale e dei trasferimenti monetari

Su questo piano, Liberi e Uguali propone di riunire le detrazioni per carichi familiari con gli assegni familiari in uno strumento unico di sostegno alle famiglie (da estendere anche ai lavoratori autonomi), così da coinvolgere anche gli incapienti che, per definizione, non possono avvantaggiarsi delle detrazioni.

Per quanto riguarda la coalizione di centro-sinistra, il PD propone quella che definisce una “misura fiscale unica” che – inglobando le attuali detrazioni – consisterebbe in 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni, per tutte le famiglie con un reddito annuale fino a 100 mila euro (non è specificato se lordo, netto o ISEE); anche in questo caso particolare attenzione è riservata agli incapienti, per i quali la stessa misura sarebbe erogata sotto forma di assegno. Secondo il PD, tutti riceveranno più di oggi, con un beneficio netto per molti superiore a 80 euro mensili, ma ci sarà comunque una clausola di salvaguardia per cui nessuno potrà ricevere meno dell’attuale sistema di assegni e detrazioni. La lista Insieme immagina l’introduzione di sgravi fiscali totali rispetto alle spese di cura dei figli (oltreché degli anziani e dei disabili a carico), che tuttavia non vengono meglio specificate. Civica Popolare propone infine l’introduzione di un sistema fiscale basato sul “fattore famiglia” ("un sistema fiscale che tenga conto dei figli e delle famiglie numerose"), oltre all’equiparazione dell’attività di assistenza in famiglia ad un’attività lavorativa anche a fini previdenziali e l’attribuzione di un anno di contributi reali per ogni figlio, per un massimo di tre anni di riduzione dell’età pensionabile.

Il M5S afferma di ispirarsi al “modello francese” che, come evocato in più occasioni dai suoi rappresentanti, si basa sul sistema del quoziente familiare che, tuttavia, non risulta esplicitamente menzionato fra i 20 punti del programma. Sempre sul piano degli interventi fiscali, il Movimento pentastellato propone l’introduzione dell’IVA agevolata sui prodotti neonatali, per l’infanzia e per la terza età.

Il quoziente familiare è peraltro una delle misure proposte collettivamente anche dalla coalizione di centro-destra, che l’aveva inserita nel proprio programma già in occasione delle elezioni 2013, e che, in quello che definisce “Piano straordinario per la natalità”, annuncia consistenti assegni familiari, più che proporzionali al numero dei figli. Stando a quanto riportato nel programma consultabile sul suo sito internet, Fratelli d’Italia intende inoltre introdurre il Reddito d’Infanzia: un assegno da 400 euro mensili per ogni figlio fino ai 6 anni di età per le coppie con redditi sotto gli 80mila euro annui, e propone un intervento di riduzione dell’IVA (al 4%) sui prodotti per l’infanzia, che il programma della Lega annuncia invece di voler azzerare. Anche il partito che candida Salvini premier prevede un riconoscimento di 400 euro al mese (detassati) ai genitori per ogni nuovo nato, anche se non specifica la durata del vantaggio fiscale, e immagina una "“no tax area mobile” crescente in base ai carichi familiari". La coalizione prevede anche un riconoscimento pensionistico per le giovani madri.


Tabella 1. Interventi fiscali: le proposte a confronto

 

Il rafforzamento dei servizi per la prima infanzia

A fianco delle misure fiscali, uno degli interventi su cui in queste settimane si registra una rincorsa fra i partiti è quello relativo alle proposte di facilitazione dell’accesso dei figli all’asilo nido e, più in generale, ai servizi per la prima infanzia. Come noto, i tassi di copertura dei servizi per i bambini nella fascia 0-3 restano in Italia molto bassi, soprattutto rispetto agli altri grandi paesi dell’UE. Si pensi che, secondo una ricerca dell’Istituto degli Innocenti (di cui abbiamo parlato qui) in Italia, tutti i bambini dai 3 ai 6 anni frequentano le scuole per l’infanzia (1 milione e 600 mila posti ad accesso per la maggior parte gratuito), ma in media solo un bambino su cinque frequenta l’asilo nido e la proporzione diminuisce a uno su dieci nelle regioni del Sud. Numeri ben al di sotto rispetto agli obiettivi di Lisbona fissati dall’UE per gli Stati membri, ai quali si chiede di fornire servizi di cura ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni di età.

Venendo ai programmi elettorali, mentre LeU enuncia una generica intenzione di moltiplicare “l’offerta pubblica di nidi” e rendere universale la scuola dell’infanzia, e il M5S indica fra i propri punti programmatici non meglio precisati “rimborsi per asili nido”, le due principali coalizioni avanzano proposte più articolate.

Il PD ha annunciato infatti l’intenzione di estendere l’offerta pubblica attraverso la realizzazione di un “Piano nazionale di asili nido” da 100 milioni di euro l’anno per tutta la legislatura, cui si aggiungerebbe l’istituzione di una “Carta universale dei servizi dell’infanzia”: un voucher da 400 euro al mese da spendere, per i primi tre anni del bambino, per asilo nido, servizi di cura e babysitteraggio. La lista Insieme nel proprio programma si spinge oltre e indica, tra le prime misure urgenti da realizzare, l’“accesso gratuito agli asili pubblici”. Un punto, quest’ultimo, condiviso anche dalla lista Civica Popolare, che tuttavia non sembra ridurre il perimetro della gratuità ai soli nidi pubblici e prevede la defiscalizzazione degli investimenti sostenuti dai privati per gli asili nido aziendali. +Europa punta l’attenzione sui nidi in un’ottica di conciliazione vita-lavoro, volendone favorire l’apertura in orari che permettano alle donne di svolgere appieno la propria attività lavorativa.

La gratuità dell’accesso ai nidi si ritrova anche fra le proposte contenute nel programma unitario della coalizione del centro-destra, il cui “Piano straordinario per la natalità” include specificamente tale previsione. Di nuovo, il tema appare declinato in maniera più puntuale nel programma di Fratelli d’Italia che punta a un rafforzamento complessivo dell’offerta pubblico-privata degli asili nido (anche aziendali), aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici e con un sistema di apertura a rotazione nel periodo estivo. Anche il programma della Lega prevede la gratuità degli asili nido, riservata però ai soli bambini italiani e a quelli nati da quelle straniere residenti in Italia da almeno 5 anni, purché, in ogni caso, entrambi i genitori siano occupati e dispongano di un reddito lordo non superiore ai 50.000 euro annui. Come Fratelli d’Italia, anche il programma leghista menziona l’intenzione di introdurre specifici incentivi per asili nido condominiali e aziendali.

Tabella 2. Servizi per la prima infanzia: le proposte a confronto

 

Normativa su congedi e flessibilità oraria

Il Jobs Act e la legge sul lavoro agile approvata nel 2017 hanno gettato le basi per una migliore gestione della vita privata e lavorativa. Alcuni dei programmi elettorali mirano ad una estensione delle misure previste dalle sopra citate disposizioni normative, in particolare sul fronte dei congedi e della flessibilità oraria.

All’interno della coalizione di centro-sinistra, il PD intende "rendere obbligatoria la concessione del lavoro agile (smart work) per la fase di rientro al lavoro dopo la maternità" ed estendere per sempre a 10 giorni il congedo obbligatorio per i padri. La lista Insieme prevede per le neo-mamme che rinuncino al congedo facoltativo l’erogazione di voucher spendibili per servizi di cura per un importo pari al valore relativo al periodo di congedo non goduto; intende inoltre istituire la flessibilità temporale del congedo di maternità obbligatorio ed estendere a 30 giorni il congedo di paternità. Per +Europa va superato il congedo di maternità in favore del congedo parentale, di cui possono usufruire sia gli uomini che le donne.

La coalizione di centro-destra prevede una generale “tutela del lavoro delle giovani madri”. Nello specifico, Fratelli d’Italia intende garantire alle donne il part-time e la possibilità di usufruire del telelavoro, mentre la Lega intende promuovere la copertura dei contributi per le persone assunte in sostituzione di maternità, l’innalzamento delle retribuzioni delle donne in periodo di maternità facoltativa, oltre a una "profonda revisione della disciplina sulle, cosiddette, liberalizzazioni degli orari di apertura dei negozi", così da assicurare una migliore conciliazione alle famiglie impegnate nel settore del commercio.

Tabella 3. Normativa su congedi e flessibilità oraria: le proposte a confronto

 

I programmi

LeU – Il Programma di Liberi e Uguali
PD – Più forte, più giusta. L’Italia
Lista Insieme – Insieme per un’Italia più giusta in un’Europa più unita. Insieme perché un altro futuro è possibile 
Lista + Europa, Programma 
Lista Civica Popolare, Programma
Movimento 5 Stelle – 20 punti per la qualità della vita degli italiani
Noi con l’Italia, Programma elettorale Noi con L’Italia Udc – elezioni politiche 2018
Coalizione di centro-destra/Forza Italia -Berlusconi Presidente – Un programma per l’Italia. Per la crescita, la sicurezza, le famiglie, e la piena occupazione 
Lega – Programma di Governo Lega Salvini Premier
Fratelli d’Italia – Il programma. Le priorità in punti 15

Riferimenti

Valbruzzi M. (2018), Che programmi avete per le elezioni? Analisi delle proposte politiche dei partiti, Istituto Cattaneo