A distanza di 14 anni dalla sua prima proposta di un nuovo assegno familiare, la Cisl torna ad occuparsi di questo tema ed entra nel dibattito attuale (che fa seguito alla recente approvazione in Parlamento della Legge delega lo scorso 30 marzo) con la presentazione del Rapporto Cisl sulla proposta di Assegno Unico e Universale (AUUF) per il sostegno ai figli. Lo fa in un momento in cui il Governo è chiamato a razionalizzare, semplificare e potenziare le molteplici, stratificate e irregolari misure esistenti, introducendo al loro posto un unico strumento di sostegno ai figli per le famiglie volto a rilanciare la natalità, sostenere la genitorialità e l’occupazione, in particolare quella femminile (questioni che Secondo Welfare aveva già affrontato qui, ndr).

La doppia proposta della Cisl

L’assegno deve essere basato sul principio universalistico e garantire l’equità attraverso la concessione di un ammontare progressivo rispetto alle condizioni economiche della famiglia. La proposta presentata dalla Cisl il 6 maggio scorso, che si articola in due opzioni principali, risponde pienamente a tali principi nonché al vincolo di bilancio, con un costo tra i 20 e i 21 miliardi di euro. Per garantire l’universalità della prestazione, nella opzione principale (AUUF1) ad ogni famiglia si fornisce un sostegno annuale di base per ogni figlio minore pari a 800€, al quale si aggiunge una componente, che al massimo raggiunge i 1.600 € annui a figlio, che varia in virtù della condizione economica della famiglia.

Per misurare quest’ultima non viene usato l’intero ISEE, che presenta il difetto di contemplare un rilevante peso del patrimonio (con diversi problemi di quantificazione), che mal si addice a selezionare una prestazione che avrebbe una durata pari almeno a 18 anni, poiché distorcerebbe la scelta di allocazione intertemporale del reddito a favore del consumo e a danno del risparmio o investimento proprio per le famiglie che si trovano nelle classi reddituali medie e basse, ovvero laddove un comportamento più parsimonioso, soprattutto di questi tempi, andrebbe incoraggiato.

Come unità di misura si sceglie invece solo la componente reddituale (ISR) dell’ISEE che, oltre ad essere più prossima agli indici oggi utilizzati per le più rilevanti prestazioni assorbite, presenta il vantaggio di fornire una misura onnicomprensiva della situazione reddituale familiare, che tiene conto di alcune spese rilevanti attraverso specifiche detrazioni: sul canone di locazione, sul lavoro dipendente, sulle pensioni o altre prestazione assistenziali, sulle spese sanitarie per disabili. La componente variabile dell’AUUF1 comincia a ridursi linearmente, dunque, all’aumentare dell’ISR dai 16.000 € fino ad azzerarsi per le famiglie con un ISR superiore ad 80.000 €.

L’importo massimo dell’assegno per figlio, pari a 2.400 € annui, secondo le stime del Rapporto coinvolgerà circa il 20% delle famiglie interessate, quelle con redditi più bassi (entro 16.000 € di ISR), mentre al 10% delle famiglie con redditi più elevati (superiori a 80.000 € di ISR) sarà devoluto un assegno d’importo minimo pari a 800 €; la parte maggioritaria delle famiglie (il 70%) riceverà un importo dell’AUUF1 che si situa tra questi due estremi (800 € e 2400 €) in relazione inversa alla propria situazione reddituale.

Sono previste apposite maggiorazioni della parte variabile per le famiglie numerose (+800 € annui per ogni figlio oltre il secondo), per i figli disabili (dal +30% al +50% a seconda del grado di disabilità) e per le famiglie con madri al di sotto dei 21 anni (+1.000 € annui). Per i figli maggiorenni con un’età inferiore a 21 anni, destinatari della prestazione perché rispondono ai requisiti definiti nella Legge delega, l’importo dell’assegno è dimezzato.

Nella seconda ipotesi di assegno (AUUF2) viene concessa anche una maggiorazione della parte variabile per il secondo coniuge lavoratore (+500 € annui), che serve a ridurre l’eventuale disincentivo che potrebbe crearsi nei confronti in particolare del lavoro femminile o in quello poco retribuito nelle fasce medio basse della distribuzione reddituale. I costi vengono compensati da un minore importo del nuovo assegno per coloro che attualmente non ricevono alcuna prestazione. La tabella 1 riassume tutte i parametri adottati nelle due proposte avanzate.


Tabella 1. Caratteristiche generali delle proposte di riforma

Alcuni esempi concreti

Forniamo di seguito alcuni brevi esempi indicativi della proposta AUUF1 e in particoalre di come varierebbe l’importo del sostegno per una famiglia con 2 figli minori di due lavoratori dipendenti con lo stesso reddito da lavoro (al quale va sottratta la specifica detrazione per determinare l’ISR) in assenza di altri proventi reddituali:

  • per un reddito familiare da lavoro di 20.000 €, i trasferimenti attuali sono piuttosto elevati e pari a circa 3.500 € annui, tuttavia l’AUUF1 fornirebbe un sostegno di 4.800 € annui;
  • rispetto ad un reddito familiare da lavoro di 40.000 €, l’importo del sostegno passerebbe da poco meno di 2.500 € a 3.900 €;
  • a 60.000 € di reddito familiare da lavoro l’importo annuo passa da circa 1.900 € a 2.400 €.

Le differenze di andamento dell’AUUF1 con le prestazioni attuali per due lavoratori con 2 figli minori a carico sono illustrate nel grafico proposto sotto (figura 1) nel caso di lavoratori dipendenti (1a) e nel caso di coppia di lavoratori autonomi (1b). Si nota che i guadagni per questi ultimi sono maggiori, in particolare nella parte bassa e medio-bassa della distribuzione dove le prestazioni vigenti sono molto ridotte:

  • per un reddito familiare da lavoro di 30.000 € si passa da un supporto attuale da 1.640 € annui a 4.100€;
  • per un reddito familiare da lavoro pari a 50.000€, il sostegno passerebbe da poco meno di 1.500 € a 3.100 € all’anno.


Figura 1. Confronto trasferimenti attuali e proposta AUUF1 per una famiglia di due lavoratori con 2 figli minori a carico

Passando alla seconda versione della proposta (AUUF2), mostriamo il caso di un nucleo di lavoratori dipendenti con 3 figli minori (Figura 2). La distanza tra nuovo assegno e strumenti precedenti è più ampia a causa del premio aggiuntivo per famiglie con due percettori di reddito da lavoro.


Figura 2. Confronto trasferimenti attuali e proposta AUUF2 per una famiglia di due lavoratori dipendenti con 3 figli minori a carico

 

Nella tabella 2 vengono invece illustrati i guadagni in media stimati dalle due proposte a seconda della tipologia familiare.

Tabella 2. Caratteristiche generali e importi medi annui delle prestazioni vigenti stimate e degli assegni unici proposti

Indicatori e parametri: perché sono importanti

La scelta oculata dei diversi parametri utilizzati, comprese le maggiorazioni che tengono conto delle eventuali fragilità presenti nel nucleo familiare e, nella seconda proposta, della presenza di un second earner, ci hanno permesso di garantire attraverso l’AUUF un sostegno economico per i figli sensibilmente più elevato rispetto a quello attualmente ricevuto per la maggior parte delle famiglie interessate (intorno al 90%). Risultano particolarmente favorite le famiglie con minori che si trovano nelle fasce di reddito basse e medie, che ricevono importi particolarmente elevati se numerose, ma non mancano benefici anche per coloro che presentano redditi più elevati. I lavoratori dipendenti ricevono in media vantaggi sostanziali, sebbene i guadagni più elevati vengano chiaramente registrati tra le famiglie che non possono disporre in parte o in toto delle attuali misure di sostegno ai figli (autonomi, working poor, disoccupati, ecc.). Resta penalizzata una parte minoritaria della platea di famiglie coinvolte (circa il 10%), le quali potrebbero essere facilmente garantite almeno in via transitoria dall’introduzione di una clausola di salvaguardia, che avrebbe un costo assai limitato (inferiore ai 500 milioni €).

Per mantenere poi la possibilità di escludere eventuali evasori dal ricevere un importo dell’AUUF indebitamente alto, abbiamo suggerito la possibilità di introdurre una seconda soglia ISEE ad un livello piuttosto elevato (ad. es. 60.000 €), al di sopra della quale i beneficiari riceverebbero la sola componente universale della prestazione.

Abbiamo anche indicato alcune possibilità per il reperimento di ulteriori risorse strutturali, che permetterebbero di potenziare la misura e i suoi benefici, rendendo di fatto superflua l’adozione di una clausola di salvaguardia. Innanzitutto, l’introduzione di una specifica contribuzione aggiuntiva a finanziamento della misura sui redditi da lavoro autonomo, analoga a quella attualmente presente sui lavoratori dipendenti, che distribuirebbe in misura più equa i benefici. In secondo luogo, la fruizione dell’AUUF in misura più o meno parziale per coloro che ricevono il Reddito di Cittadinanza.


Tempi stretti: l’ipotesi di una misura transitoria

La partenza a regime della nuova misura nel 2021 potrebbe essere difficoltosa a causa dei tempi ristretti per definire i decreti delegati e per adeguare le strutture amministrative coinvolte. L’adozione di una misura transitoria per il solo 2021 sembra quindi una possibilità concreta. Riteniamo che la soluzione migliore in tal caso sia quella di ripartire equamente le risorse di quest’anno su tutti i minori, ad esempio fornendo a ciascuno di loro un importo intorno ai 200/250 € annui. In questo modo, sarebbe possibile distribuire a tutte le famiglie con figli un piccolo aiuto in questo periodo di pandemia, iniziando al contempo a costruire organicamente una parte della base universale del sostegno sulla quale poi costruire l’intera misura a partire dal prossimo anno.

Riferimenti

Baldini M., Gallo G., Lusignoli L. (2021), Rapporto Cisl sulla proposta di Assegno Unico e Universale (AUUF) per il sostegno ai figli