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La trasformazione digitale rappresenta una sfida cruciale per il Terzo Settore, offrendo opportunità per migliorare l’efficacia delle organizzazioni e aumentare il loro impatto sociale. Questo è il tema centrale di Digitale per Bene 2, il Quaderno realizzato da TechSoup e Secondo Welfare che attraverso storie, idee innovative e interviste a professionisti del settore, esplora come la digitalizzazione stia cambiando il panorama del Terzo Settore.

Di seguito proponiamo l’intervista a Angelo Rindone pubblicata nel Quaderno, una delle voci esperte che offre la sua prospettiva sugli elementi postivi e le sfide del crowdfunding.

Amministratore Delegato di Folkfunding srl Benefit e fondatore di Produzioni dal Basso, è un esperto di fundraising e pioniere del crowdfunding sociale e ambientale. Grazie alla sua profonda conoscenza delle dinamiche di finanziamento partecipativo, Rindone ha aiutato numerose organizzazioni Non Profit a raccogliere fondi e a sviluppare progetti di impatto. La sua leadership nel settore della raccolta fondi lo rende un punto di riferimento per chi cerca di sfruttare le tecnologie digitali per il bene comune.

Angelo Rindone

Tecnologia e futuro della raccolta fondi e del crowdfunding: che traiettorie si stanno delineando?

Il crowdfunding ha generato innovazione in questi anni, aprendo il mondo del fundraising a soggetti non classicamente abilitati a farlo. Questo ha comportato tutta una serie di elementi molto positivi, interessanti e innovativi. Ma anche delle criticità, tra cui c’è sicuramente una maggiore disintermediazione.

In tutto questo si è assistito all’affermazione della “lingua del progetto”: il crowdfunding ha introdotto un modo nuovo di raccontare i progetti, poiché questi sono esposti in “piattaforme vetrina” che chiedono modi più semplici di comunicare e chiedono di impararne altri che spesso non si conoscevano, come video, foto, risposte ai commenti, eccetera. Ormai c’è un racconto più verticale sul progetto, più che sul soggetto. E’ un elemento peculiare del crowdfunding perché, spesso, il fundraising “tradizionale” si basa sui soggetti a cui si chiede il supporto e non sul progetto per cui lo si chiede.

E poi, ultimo aspetto innovativo, l’approccio al tema della progettazione: dentro alle piattaforme di crowdfunding sono arrivate le università, i comuni, le aziende con le loro strategie CSR, gli ESG e tanto altro per finanziare, fare match-funding o co-finanziare iniziative.

Questi credo siano gli elementi che più hanno caratterizzato il crowdfunding in questi anni.

Quali cambiamenti pensi potranno intervenire nel prossimo futuro?

Al netto di altre spinte innovative in corso – come l’introduzione degli obiettivi di sostenibilità SDGs per la progettazione, o il ricorso a strumenti di intelligenza artificiale come virtual manager che accompagnano in fase di onboarding dei progetti in sinergia con consulenze de-visu con esperti, non credo che le tendenze per il futuro saranno caratterizzate dalla tecnologia in quanto tale.

Mi spiego: la tecnologia ormai, bene o male, si è consolidata. Dalla donazione online al gateway, dal sistema di pagamento agli strumenti di video, di narrativa, di storytelling, di social, fino all’intelligenza artificiale: da qui non torneremo indietro. Ma non credo ci sarà altro. Il nuovo fronte su cui lavorare è la capacità logica di usare le tecnologie, cioè cominciare a unire i puntini di queste tecnologie per capire a cosa servono veramente, in che modo possono essere efficientate e utilizzate in maniera semplice dalle persone.

In più, proprio perché ormai la tecnologia è consolidata, utilizzata, l’elemento innovativo sta nel come si usa la tecnologia più che nella tecnologia in sè. In questo senso penso cominceranno sperimentazioni tra elementi ibridi online e offline che possano vivere e convivere all’interno di una campagna, ad esempio con touch point fisici, nella vita vera, che poi rimandino alle piattaforme.

Come pensi si possa realizzare questa nuova relazione tra online e offline?

Ormai abbiamo la possibilità di sostenere un canale, una causa o un content creator che si spende per essa donando online attraverso i social… Queste dinamiche, che prima erano solo delle piattaforme di crowdfunding, sono pervasive.

Quindi il mio consiglio è di cominciare a guardare le piattaforme di crowdfunding non solo come il luogo della raccolta fondi, di una campagna o di esposizione di un progetto, ma anche come spazio per intercettare opportunità, perché lì dentro si apre uno spazio di dialogo con soggetti come università, aziende, comuni.

Per questo occorre amplificare il tema dell’alleanza nella progettazione. Oggi quasi tutti i bandi prediligono i temi della co-progettazione, la capacità di costruire filiere e alleanze di soggetti pubblici-privati, profit-Non Profit in fase di progettazione. Un buon uso delle piattaforme di crowdfunding potrebbe agevolare queste dinamiche. Può essere un buon punto nell’utilizzo delle piattaforme.

Ultima curiosità, visto che è stata citata più volte: IA e crowdfunding come si stanno coniugando?

Da una parte, come Produzioni dal Basso stiamo sperimentando la IA, ma non a “fronte aperto”: la stiamo “recintando” in base alla nostra esperienza sul settore del crowdfunding e sui dati che abbiamo a disposizione. Questo mi sembra un modo ragionevole di procedere: le nostre informazioni esperienziali e i set di dati sono portati a servizio della formazione di un perimetro definito per l’intelligenza artificiale generativa. Lo stiamo facendo per garantire la qualità del contenuto avendo in mente i dati italiani, le metriche e il mercato, avendo in mente le cose che sappiamo che funzionano, che non funzionano.

Dall’altra parte stiamo utilizzando la IA anche nella fase di onboarding, quindi in fase di pubblicazione di un progetto. L’impressione è che questo sicuramente accelera dei processi e supporta più persone di quelle che riuscivamo a supportare prima senza IA. Il livello qualitativo è “standard”, diciamo così, ma è uno standard sufficiente, decente per chi vuole ottenere supporto ed è alle prime armi.

Ma, ripeto, il tema non è più tecnologico ma logico. La sfida è capire come queste tecnologie possono essere messe a servizio in maniera valoriale, seria, efficace delle persone che utilizzano i vari strumenti di crowdfunding.

Foto di copertina: ThisIsEngineering, Pexels