Dopo la battaglia in Commissione Bilancio del Senato, oggi è il giorno del maxiemendamento alla Legge di Bilancio 2018, che dovrebbe recepire anche l’emendamento (approvato all’unanimità in Commissione) per l’istituzione di un Fondo da 20 milioni di euro annui, per ciascuno dei prossimi tre anni, per il sostegno dei caregiver familiari.
Il testo dell’emendamento riformulato ed approvato in Commissione bilancio recita: "Art. 30-bis, Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. È istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020. Il fondo è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare, come definito al comma 2. Si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, di una delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33 comma 3 della legge 104/1992, anche di un familiare entro il terzo grado, che a causa di malattia, infermità o disabilità anche croniche o degenerative non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisogno di assistenza globale e continua di lunga durata o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 18/1980".
L’emendamento approvato in Commissione porta la firma della senatrice Laura Bignami, del Movimento X, che per tutta la legislatura ha lavorato su questo tema presentando tra l’altro uno dei tre ddl sul tema in Commissione lavoro al Senato, riuniti da fine settembre in un testo unificato. Sperando che quello testo sopra riportato sia effettivamente il testo che andrà in Legge di Bilancio, vi proponiamo di seguito un’intervista a Laura Bignami per approfondire il tema e capire quali potranno impatti e sviluppi del provvedimento.
Senatrice Bignami è soddisfatta del risultato avuto in Commissione bilancio?
Questo emendamento ha due punti di forza concreti. Il primo è il riconoscimento dei caregiver in Italia. Finalmente esistono anche per lo Stato italiano. L’altro punto è che ci sono delle risorse a disposizione e cioè i 60 milioni di euro del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Ma non è finita qui, perché ora bisogna regolamentare con un disegno di legge tutti gli aspetti che riguardano questa nuova figura e le modalità di erogazione dei fondi disponibili. Per ora quindi non si erogherà nessuna somma perché non è un bonus da dare a pioggia.
Pensa si riesca a “chiudere il cerchio” già in questa legislatura oppure si dovrà attendere la prossima?
Lo spero, i tempi ci sono e anche i provvedimenti in itinere su cui intervenire. Per esempio alla Camera c’è l’art. 22 dell’Ape e li si potrebbe iniziare a trattare il tema visto dal fronte pensionistico. Non penso si possa risolvere tutto in poco tempo, ma io continuo a sensibilizzare tutti, Presidente della Repubblica compreso, per fare il più possibile. Del resto il mio emendamento è stato l’unico in tutta la legislatura ad essere firmato da tutti i capigruppo. Spero solo che dati i tempi stretti e le poche risorse a disposizione, si riesca ad approvare un testo in aula con una definizione di caregiver che non estenda eccessivamente la platea di destinatari, altrimenti si rischia di non farne nulla.
Se dovesse indicare un ambito di intervento a cui dare priorità, quale indicherebbe?
Certamente il punto centrale è l’aspetto pensionistico. Su questo punto credo proprio che lo Stato debba prendersi cura di chi si prende cura, prevedendo dei contributi figurativi per i caregiver in modo da consentire loro di accedere alla pensione con 30 anni di contributi. Prendersi cura delle persone è una missione impegnativa, dal punto di vista umano, fisico e sentimentale e, tra l’altro, produce, passatemi il termine, un risparmio per lo Stato sul fronte sanitario. Credo queste risorse debbano essere in qualche modo riconosciute e restituite ai caregiver.
Quasi tutti i Paesi UE hanno un tasso di occupazione femminile superiore a quello italiano. Con questo provvedimento non si rischia di rafforzare un modello familistico vecchio stampo facendo un passo indietro sul fronte del lavoro delle donne
Assolutamente no, anzi. La norma sul caregiver è molto moderna. Nel ddl depositato alla Commissione lavoro del Senato, poi, sono previste facilitazioni per il telelavoro perché magari una mamma che assiste il figlio disabile non riesce a lavorare fuori casa tutto il giorno, però può fare un part – time o sfruttare, appunto, il telelavoro e le moderne tecnologie.
Allo stesso tempo non c’è il pericolo di indebolire esperienze positive come l’housing condiviso, che hanno portato frutto soprattutto in tema di “durante e dopo di noi”?
L’housing condiviso è una cosa fantastica. Conosco realtà che fanno un lavoro eccezionale, che funzionano bene. Ma caregiver e housing condiviso sono due cose diverse, complementari se vogliamo. E importantissime entrambe.
A questo punto, le dobbiamo fare un grande “in bocca al lupo” per il “testo finale”?
Crepi. Mi faccia dire un’ultima cosa. E cioè che spero tanto che su questo tema così delicato alcuni non pensino di costruire la propria campagna elettorale perché sarebbe veramente una sconfitta per tutti. Lo dico perché purtroppo ho già letto e sentito fake news di colleghi che non appena approvato il mio emendamento sono saliti sul carro dei vincitori, senza neanche aver mai letto il testo del ddl sui caregiver. Spero quindi che non si prosegua su questa strada da parte di alcuni, perché o qui vincono i diritti oppure perdiamo tutti.