Tra le novità che la nuova Commissione UE, da poco insediata, ha promesso di implementare nel corso della legislatura c’è anche un piano per la casa, anzi, un Piano europeo per alloggi a prezzi accessibili. L’ha promesso la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen presentando le sue linee guida politiche lo scorso luglio.
Ma cosa significa esattamente “case a prezzi accessibili”?
E, soprattutto, accessibili per chi?
Se l’è chiesto FEANTSA, la Federazione Europea delle organizzazioni che lavorano con le persone senza dimora, partendo proprio dalla prospettiva di chi una casa non ce l’ha. La risposta è in un interessante rapporto pubblicato lo scorso novembre.
Un piano europeo per la casa
“Con le politiche abitative come competenza nazionale degli Stati membri, l’annuncio da parte della Commissione Europea di un European Affordable Housing Plan rappresenta un’iniziativa innovativa, nonostante la legislazione dell’UE abbia già un impatto diretto e indiretto sull’abitazione a livello nazionale”, scrive FEANTSA, indicando poi quali sono le politiche UE che hanno o potranno avere un impatto sul mercato abitativo continentale.
L’organizzazione spiega come nelle linee guida adottate da von der Leyen vengano sottolineati “il drammatico aumento della percentuale del reddito familiare destinato all’abitazione, l’impennata dei prezzi e il “significativo e crescente divario di investimenti nell’edilizia sociale e accessibile”. Per questo, è necessario un piano europeo.
La nuova Commissione, inoltre, lavorerà insieme alla Banca Europea per gli Investimenti, alla creazione di una “piattaforma d’investimento paneuropea per l’edilizia abitativa accessibile e sostenibile, al fine di attrarre maggiori investimenti privati e pubblici” e ha suggerito anche di “raddoppiare gli investimenti previsti dalle politiche di coesione per l’edilizia accessibile, di consentire il sostegno all’efficienza energetica e all’edilizia sociale attraverso la revisione delle norme sugli aiuti di Stato e di affrontare le problematiche relative agli affitti a breve termine e all’uso inefficiente del patrimonio abitativo”.
Vulnerabili esclusi
FEANTSA giudica questo attivismo positivamente, ma mette anche in guardia da un potenziale enorme rischio: che le case non siano accessibili a un’ampia fetta di popolazione europea, quella che ne ha un bisogno più forte e immediato. “Le misure annunciate, in particolare sul fronte del finanziamento, sollevano interrogativi sulla capacità di raggiungere l’obiettivo desiderato di garantire l’accessibilità abitativa per i più vulnerabili, a causa dell’enfasi posta sul ruolo della finanza privata”, si legge nel report.
Questo perché il concetto di case accessibili non è ben definito. “Tra le diverse posizioni assunte dai vari attori a livello UE, si nota che i concetti di accessibilità economica e di edilizia abitativa accessibile vengono utilizzati in modi diversi, con accenti e collegamenti concettuali distinti. Tra questi, emerge una crescente disconnessione tra edilizia sociale, da un lato, e edilizia abitativa accessibile, dall’altro, con una definizione emergente di accessibilità economica sempre più legata esclusivamente ai bisogni abitativi dei gruppi a reddito medio”.
Al contrario, ricorda il rapporto, secondo i dati più recenti, 1.300.000 persone sono state conteggiate come senza dimora in Europa. Di queste, quasi quasi 400.000 sono bambini . Le case accessibili, quindi, servirebbero innanzitutto per loro. “L’edilizia abitativa accessibile contribuisce, da un lato, a prevenire il rischio di diventare senza dimora e, dall’altro, rappresenta una componente sempre più centrale nelle politiche volte a porre fine al fenomeno dell’homelessness”, ricorda FEANTSA.
Le raccomandazioni di FEANTSA
Il rapporto si chiude con alcuni dati importanti e un set di proposte.
Tra i primi, spiccano le stime secondo cui “il divario di investimenti pubblici nell’edilizia abitativa accessibile nell’UE” ammonta “a 57 miliardi di euro all’anno”.
Le seconde, invece, sono 13 raccomandazioni rivolte alla Commissione UE in vista della definizione del Piano europeo per gli alloggi accessibili. Tra queste vi è innanzitutto la richiesta che il provvedimento “affronti specificamente le esigenze delle persone senza dimora”, “sostenga soluzioni collaudate, come le iniziative Housing First” e, più in generale, “contribuisca alla costruzione di alloggi accessibili per le famiglie a basso reddito e per coloro che affrontano l’esclusione sociale”.
Poi, viene esplicitamente richiesto di “dare priorità all’edilizia non profit, non speculativa, pubblica, cooperativa e sociale”. “Alla luce delle dichiarazioni secondo cui i fondi pubblici devono essere utilizzati per attrarre finanziamenti privati da investitori istituzionali e mercati finanziari – continua il rapporto – esprimiamo preoccupazione sul fatto che l’accessibilità economica per i gruppi a basso reddito e la garanzia di rendimenti sufficientemente elevati per gli investitori siano difficilmente compatibili, come dimostrano le evidenze”.
Infine, FEANTSA auspica che “la spesa pubblica per l’edilizia sociale” venga esclusa “dal calcolo dei deficit di bilancio pubblico”.