Con il 2019, il progetto QuBì, lanciato da Fondazione Cariplo con l’obiettivo di contrastare la povertà minorile nel territorio di Milano, è entrato nel vivo. In particolare, nel corso degli ultimi mesi è stata avviata l’implementazione delle “ricette di quartiere”, un mix di interventi e azioni rivolte ai minori e realizzate grazie a una solida partnership pubblico/privato.
Di come si arrivati alla definizione delle ricette e dell’interazione fra il progetto e i servizi sociali comunali ne abbiamo discusso con Daniela Attardo che coordina le “assistenti sociali di comunità” coinvolte nel progetto.
Può raccontare quali sono state le prime attività messe in campo con QuBì e che hanno coinvolto il Comune di Milano?
La prima attività ha riguardato la raccolta dati. Come Comune di Milano abbiamo messo a disposizione tutti i dati numerici relativi alle persone beneficiarie di una misura di sostegno al reddito. I nostri dati sono stati incrociati con quelli messi a disposizione del Terzo Settore e sono stati individuati dei Nuclei di Identità Locale (NIL) che mettono insieme una serie di caratteristiche sociologiche, ambientali, urbanistiche dei territori. Quindi sono stati identificati questi NIL che non sono necessariamente dei quartieri ma possono anche essere dei sotto-quartieri o dei territori a cavallo di due quartieri e/o di due municipi.
In particolare, sono stati identificati i NIL con il maggior numero di beneficiari di interventi di sostegno al reddito e quindi caratterizzati da alti livelli di povertà e su questi si è deciso di orientare l’azione.
L’individuazione dei NIL è stata realizzata sia attraverso l’incrocio dei dati (forniti dal Comune di Milano e dal Terzo Settore) sia attraverso il confronto diretto con i referenti dei servizi sociali comunali e quindi con le “posizioni organizzative” e i “coordinatori” presenti in ciascuna delle nove zone in cui si articola il territorio di Milano. Questo perché tali figure hanno chiaramente una conoscenza del territorio che è frutto della loro esperienza diretta.
Oltre a individuare le situazioni di fragilità, è stato chiesto di identificare quelle aree ricche di un tessuto sociale attivo. Quindi combinando i dati raccolti e le valutazioni fatte con i responsabili dei servizi sono stati individuati 25 NIL sui quali concentrare l’azione.
Come si è arrivati alla definizione dei singoli progetti?
Cariplo ha lanciato una prima call con l’obiettivo di mettere in rete le organizzazioni e le associazioni presenti nei singoli territori. Si sono così costituite le “reti territoriali” che hanno presentato una prima proposta progettuale unitaria per l’accesso a un finanziamento di 200.000 euro.
Quante sono le organizzazioni che fanno parte delle reti territoriali?
Delle reti territoriali fanno parte complessivamente 557 organizzazioni e ogni rete ha un proprio “referente di rete” che viene dal Terzo settore.
Quando è iniziata l’attività di co-progettazione?
L’attività è partita successivamente alla prima selezione delle proposte realizzata da Cariplo. Le proposte accolte sono state complessivamente 23 e coprono 25 NIL. Per ogni zona, un’assistente sociale comunale è stata coinvolta prima nella co-progettazione e successivamente nell’implementazione delle ricette.
Cariplo ha inoltre fornito anche un’equipe di facilitatori con i quali è stato realizzato il percorso di facilitazione alla co-progettazione. Il percorso, guidato dai facilitatori, ha quindi visto protagoniste le reti territoriali e le assistenti sociali comunali. La co-progettazione è durata da ottobre a dicembre del 2018 e a gennaio è quindi partito il progetto vero e proprio.
Rispetto al Comune di Milano, quali novità ha portato la partecipazione al progetto?
La novità ha riguardato la possibilità di dedicare un’assistente sociale esperta (che quindi già da tempo lavora nei servizi) a questo lavoro di comunità. Grazie a queste assistenti sociali (che chiamiamo assistenti sociali di comunità) il Comune di Milano è quindi parte attiva all’interno delle reti territoriali fin dalla fase di co-progettazione delle “ricette di quartiere”.
In che modo è stato possibile, per il Comune, dedicare delle assistenti sociali interamente al progetto QuBì?
Cariplo ha messo a disposizione dei fondi per reclutare (tramite un’apposita gara) gli otto assistenti sociali che sono andati a sostituire quelli che il Comune ha dedicato al lavoro di comunità. Di fatto quindi, per ogni zona, abbiamo tolto un’assistente sociale ai nostri servizi e l’abbiamo inviata a lavorare (a tempo pieno) alle reti di QuBì. In tutto, le assistenti sociali di comunità sono otto; poi c’è anche un coordinatore di progetto (project manager). Gli assistenti sociali che attualmente sostituiscono quelli avviati al lavoro di comunità, sono assunti da una ATI, al momento per il 2019 ma con l’idea di chiedere poi un ulteriore finanziamento per il 2020.
Il Comune di Milano ha quindi “prestato” un’assistente sociale già esperta del territorio al progetto. Questo è stato utile se consideriamo ad esempio che delle reti fanno parte delle realtà del Terzo Settore con cui noi abbiamo dei contratti in essere (es. sull’assistenza domiciliare, sui centri diurni eccetera).
Intervista realizzata il 18 aprile 2019