A livello comparato, il nostro Paese è caratterizzato da un elevato livello di povertà tra i minori. La deprivazione materiale severa resta sensibilmente superiore alla media europea e significativamente più elevata non solo rispetto a Paesi dell’Europa continentale, come la Francia e la Germania, ma anche dell’Europa meridionale, come la Spagna e il Portogallo.
A questo riguardo, spiega la docente dell’Università di Milano Ilaria Madama, l’indice di “rischio educativo” restituisce un’immagine molto eterogenea fra le province italiane, dove alla drammatica linea di “frattura” fra Centro-Nord e Sud del Paese si aggiungono alcune ulteriori linee di demarcazione.
In questa prospettiva, il recente rapporto curato dall’Alleanza per l’Infanzia, dal titolo “Investire nell’infanzia: prendersi cura del futuro a partire dal presente”, offre un quadro ampio e organico di interventi che consentirebbero di affrontare per la prima volta in modo strutturale le principali criticità del modello italiano.
L’idea di fondo è che l’accesso ai servizi di cura ed educativi di qualità fin dalla primissima infanzia sia condizione necessaria per promuovere la riduzione delle disuguaglianze (individuali e territoriali) e favorire una maggiore coesione sociale nel Paese.
Povertà educativa, mobilità sociale, intergenerazionale e servizi per l’infanzia: quando il "luogo conta"
Ilaria Madama, OCIS – Osservatorio Internazionale per la Coesione e l’Inclusione Sociale, febbraio 2021