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Non disperdere gli apprendimenti sul contrasto alla povertà raggiunti con il Reddito di Inclusione e promuovere un dibattito basato su dati empirici, che possa essere utile anche a ricalibrare gli interventi pubblici in questo ambito. È con questi presupposti che l’Alleanza contro la povertà lo scorso anno – similmente a quanto già fatto nel 2017 con il Sostegno per l’Inclusione Attiva – ha svolto un’ampia ricerca sul ReI, la prima misura pubblica nazionale di contrasto alla povertà che è stata in vigore per tutto il 2018 prima di essere sostituita, a marzo 2019, dal Reddito di Cittadinanza.

L’attività di monitoraggio, realizzata grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, è stata raccolta nel volume Il bilancio del Reddito di Inclusione (ReI). Il monitoraggio della prima misura nazionale di contrasto alla povertà”  che sarà presentato il prossimo 29 gennaio a Roma. Secondo l’Alleanza le evidenze contenute nel volume potrebbe rappresentare uno strumento prezioso proprio per rilanciare il Reddito di Cittadinanza, che negli ultimi mesi sta vivendo i primi, veri momenti di difficoltà a causa delle difficoltà di avvio delle politiche attive collegate alla misura.


La crisi del Reddito di Cittadinanza

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Osservatorio INPS sul Reddito di Cittadinanza, oggi la misura introdotta dal Governo Conte I raggiunge oltre 1 milione di nuclei familiari, pari a più di 2,5 milioni di persone che si trovano in situazioni di disagio economico. In linea generale, a fronte dei 5 milioni di poveri assoluti che vivono nel nostro Paese, il fatto che la Legge di Bilancio abbia confermato gli stanziamenti anti-povertà previsti per il 2020 (oltre 8 miliardi di euro) è una buona notizia ma, al contempo, sono molti i punti critici non affrontati dalla Manovra (di cui ha recentemente scritto anche Maurizio Ferrera) su cui invece occorrebbe intervenire con solerzia.

Da un lato la componente “passiva” del Reddito di Cittadinanza, quella strettamente monetaria, avrebbe bisogno di correttivi perché sia più equa ed equilibrata, specialmente verso minori e stranieri, cioè le categorie più penalizzate dall’attuale scala di equivalenza (come ha recentemente ricordato il portavoce dell’Alleanza Roberto Rossini su Vita). Dall’altro lato le politiche attive, che si presentavano come il vero cardine dello strumento, che accanto al contrasto alla povertà si proponeva di rilanciare il lavoro, sono ancora al palo. La cosiddetta “fase 2”, che dovrebbe portare i beneficiari alla firma dei Patti per il lavoro con i Centri per l’Impiego e dei Patti per l’inclusione con Comuni (per chi non è abile al lavoro), stenta infatti a decollare (come ricordava recentemente anche la senatrice Parente su Vita).


L’aiuto che può venire dal ReI

Secondo l’Alleanza contro la povertà l’esperienza maturata dal Reddito di Inclusione può essere decisiva per affrontare questa situazione. Il ReI – che nei fatti è il predecessore del Reddito di Cittadinanza – nel suo periodo di attività (tutto il 2018 e primi mesi del 2019) oltre ad aver sostenuto economicamente oltre 1 milione di persone in povertà assoluta, ha permesso di creare sinergie inedite tra Comuni, Centri per l’Impiego e Terzo Settore necessarie a creare validi percorsi di inclusione, sia lavorativa che sociale.

La ricerca quanti-qualitativa condotta dall’Alleanza – a cui peraltro ha contribuito anche la nostra ricercatrice Chiara Agostini – offre infatti informazioni preziose su cui ragionare attentamente. Da un lato il volume fotografa l’impatto del ReI a livello nazionale grazie a dati inediti, raccolti attraverso una survey ad hoc; dall’altro, grazie a tredici casi studio su altrettanti Ambiti territoriali, descrive ruoli e dinamiche che interessano gli attori sociali che a livello locale sono stati impegnati nell’implementazione della misura. Il documento, dunque, non offre solo numeri e valutazioni sistemiche, ma dedica ampio spazio anche alle esperienze concrete e alle dinamiche territoriali che altrimenti rischierebbero di andare perse.

Come anticipato dall’Alleanza, il volume metterebbe in luce tre aspetti particolarmente interessanti del ReI. In primo luogo, è stato il primo passo compiuto dal Pubblico per raggiungere le persone in povertà assoluta e, seppur con significative differenze territoriali, e a fronte di risorse molto più esigue rispetto al RdC (poco più di 2 miliardi di euro), in 15 mesi ha raggiunto il 28% dei nuclei in povertà assoluta che vivono nel nostro Paese. Secondariamente, ha dato un impulso senza precedenti alla costruzione di reti territoriali da parte degli Ambiti: il 78% degli accordi e delle collaborazioni strette con i Centri per l’impiego sono in decorrenza dell’introduzione del SIA o del ReI e potrebbero rappresentare un valido punto di partenza per la parte attiva del RdC relativa ai Patti per il lavoro. Da ultimo, ha permesso una intensa attività di progettazione da parte dei servizi sociali dei Comuni, che sono stati in grado di attivare percorsi personalizzati per il 68% dei beneficiari coinvolti. Anche in questo senso il RdC potrebbe attingere numerose informazioni utili per l’avvio dei Piani per l’Inclusione.


La presentazione del volume a Roma

I contenuti della ricerca saranno presentati mercoledì 29 gennaio alle ore 15.00 durante l’incontro “Il Reddito di Inclusione: un bilancio” che si svolgerà a Roma presso la sede di ACRI. Sarà un momento per fare il punto sulle principali evidenze del monitoraggio e su come queste possano essere un punto di partenza per ricalibrare l’impegno pubblico nel contrasto alla povertà. All’evento parteciperanno Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo, Cristiano Gori, Professore di Politica Sociale all’Università di Trento e responsabile scientifico della ricerca, Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà e Presidente di ACLI, e Raffaele Tangorra, Segretario Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Per iscrizioni e info sull’evento clicca qui.