Ancor prima che la misura diventasse operativa, la legge di bilancio 2018 ha modificato, ampliando la platea dei potenziali beneficiari e incrementando le risorse da destinare alle famiglie numerose, il Reddito di Inclusione (REI). Ora il REI è uno strumento universalistico e in questo articolo vediamo nel dettaglio le novità.
Che cos’è il REI
Il reddito di inclusione è stato introdotto con la “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali” (Legge 15 marzo 2017, n. 33). Successivamente, il decreto legislativo n.147 del 15 settembre 2017, ha attuato la delega. Dal primo dicembre 2017 è quindi possibile presentare domanda per il REI e dal primo gennaio 2018 la misura è concretamente operativa.
In linea con la sperimentazione della Nuova Carta Acquisti e con il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), il Rei si articola in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona che devono essere garantiti a livello locale.
Il beneficio economico varia in considerazione della numerosità del nucleo richiedente ed è commisurato alle risorse economiche di cui tale nucleo dispone. La parte attiva della misura si concretizza invece nella realizzazione di un progetto personalizzato di inclusione predisposto da un’équipe multidisciplinare costituita dagli ambiti territoriali interessati (in collaborazione con le amministrazioni competenti sul territorio in materia di servizi per l’impiego, formazione, politiche abitative, tutela della salute, istruzione) e in linea con principi generalizzati di presa in carico.
Il REI: le novità previste dalla legge di bilancio 2018
La prima novità introdotta dalla legge di bilancio 2018 riguarda l’estensione della platea dei beneficiari che è stata realizzata grazie alla revisione dei requisiti di accesso al REI. A partire dal mese di gennaio 2018, tutti i disoccupati di età superiore ai 55 anni saranno eleggibili. Il REI quindi non si rivolgerà, come previsto inizialmente, solo a coloro che si trovano in stato di disoccupazione per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, ma potrà essere richiesto da tutti i disoccupati appartenenti a questa fascia d’età. Concretamente, questo significa che dal 1 gennaio 2018 potranno richiedere il Rei anche gli ultra 55enni la cui disoccupazione è conseguenza ad esempio della scadenza di un contratto di lavoro.
La modifica più rilevante si avrà però a partire da luglio 2018, quando decadranno tutti i requisiti relativi alle caratteristiche del nucleo richiedente. Nella sua prima formulazione, il REI individuava uno specifico target di persone in povertà mostrando quindi un carattere categoriale piuttosto che universalistico. Precedenza era infatti riconosciuta alle famiglie con minori, con disabili gravi, con donne in stato di gravidanza accertata o persone disoccupate di 55 o più anni di età. Come detto questi requisiti rimarranno in vigore solo fino al prossimo luglio per poi decadere interamente dopo questa data. Nella tabella che segue si sintetizzano i requisiti di accesso alla misura.
Figura 1. I requisiti per accedere al REI: una sintesi
Fonte: elaborazione su Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
La terza novità riguarda infine l’importo del beneficio economico che è stato incrementato nel caso delle famiglie più numerose. Prima della legge di bilancio, l’importo massimo per una famiglia con cinque componenti era pari a 485,41 euro mentre ora è pari a 534 euro. Nella tabella che segue si riportano gli importi previsti sulla base del numero di persone che compongono il nucleo richiedente.
Si tenga conto però che questi valori sono ridotti nel caso in cui il nucleo percepisca trattamenti assistenziali (fanno eccezione quelli non sottoposti alla prova dei mezzi, come ad esempio l’indennità di accompagnamento) o altri redditi. Il beneficio è concesso per un periodo massimo di 18 mesi e può essere rinnovato per ulteriori 12 mesi.
Figura 2. Beneficio mensile previsto per numero di componenti del nucleo familiare
Fonte: elaborazione su Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Le risorse economiche stanziate
Rispetto alle risorse, lo stanziamento del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, è incrementato di 300 milioni di euro nell’anno 2018, di 700 milioni di euro nell’anno 2019, di 783 milioni di euro nell’anno 2020 e di 755 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021. Inoltre, lo stanziamento del medesimo Fondo è incrementato di ulteriori 117 milioni di euro nell’anno 2020 e di 145 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021 per specifiche finalità da individuare attraverso il Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
La dotazione del Fondo Povertà è quindi pari, complessivamente, a 2.059 milioni di euro per il 2018, 2.545 milioni di euro per il 2019 e 2.745 milioni di euro annui a decorrere dal 2020. La Legge di Bilancio ha poi previsto dei limiti di spesa relativi alle erogazioni da destinare al beneficio economico e questo per veicolare risorse a favore del sistema locale dei servizi sociali. In particolare, i limiti di spesa da destinare al trasferimento economico sono determinati in 1.747 milioni di euro per il 2018, in 2.198 milioni di euro per il 2019, in 2.158 milioni di euro per l’anno 2020 e in 2.130 milioni di euro annui a partire dal 2021.
Quali prospettive?
Le nuove previsioni introdotte dalla Legge di Bilancio hanno ampliato la platea dei potenziali beneficiari includendo tutti i poveri e trasformando quindi il REI (dal prossimo luglio) in uno strumento universalistico. Questa è certamente una buona notizia dato che l’Italia era l’unico paese in Europa a non avere uno strumento di questo tipo. Tuttavia, resta però il dubbio che le risorse attualmente previste non siano sufficienti a rispondere alla mole di richieste che presumibilmente giungeranno nei prossimi mesi. Una preoccupazione che aumenta visto che nel solo mese di dicembre 2017, peraltro con i “vecchi” i criteri di accesso, le richieste giunte all’INPS sono state più di 75.000.
Riferimenti