La povertà educativa e la dispersione scolastica sono problemi significativi nel nostro sistema educativo. E in questo panorama, gli enti di supporto al sistema scolastico nazionale aiutano ad affrontare le difficoltà.
Un esempio di questo intervento sono le scuole popolari. Si tratta di realtà che nascono dal basso per rispondere alle necessità di una comunità, e offrono esperienze pedagogiche sociali. L’obiettivo di questi enti, come spiega Claudia Torrisi su L’Essenziale, è quello di mettere al centro ragazze e ragazzi in quanto persone. Nell’affrontare il problema della povertà educativa, infatti, il limite delle scuole “tradizionali” è quello di impartire nozioni, che però non sono sufficienti per alcune persone.
Negli ultimi dieci anni, spiega Torrisi, con l’emersione di nuove e vecchie povertà, nelle città italiane si sono moltiplicate esperienze di scuole popolari. Anche la pandemia è stata una sfida da fronteggiare, perché ha evidenziato problemi strutturali del sistema scolastico.
Tra la didattica a distanza, i deficit di apprendimento e il divario digitale, si sono ampliate le differenze all’interno delle classi. Di conseguenza, questa situazione ha alimentato il rischio di abbandono scolastico, sul quale realtà come queste sono dovute intervenire.