La Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha recentemente ospitato una lezione aperta dal titolo “Da emergenza a fenomeno strutturale: quale posto per la povertà nell’agenda politica?”. Un’occasione cruciale per approfondire il dibattito sul ruolo della povertà nelle politiche italiane, prendendo spunto dal volume “Sostegno ai poveri: quale riforma? Dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione: analisi dell’Alleanza contro la povertà in Italia”, scritto da un team di studiosi ed esperti del tema1.
L’evento, introdotto da Gian Paolo Barbetta, coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Politiche Pubbliche “MOST”, e Rosangela Lodigiani, docente di Politiche per l’inclusione, la coesione e la previdenza presso lo stesso Ateneo, ha visto la partecipazione di Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza contro la povertà in Italia, e Franca Maino, direttrice scientifica di Secondo Welfare e professoressa dell’Università degli Studi di Milano.
I loro interventi hanno offerto una panoramica approfondita sulle sfide delle politiche italiane di contrasto alla povertà. Li riportiamo di seguito ritenendo che possano essere utili ad alimentare il dibattito su un tema di grande rilevanza per il nostro Paese.
Povertà: un fenomeno strutturale
Antonio Russo – che ha recentemente scritto di politiche anti-povertà sul nostro portale – ha delineato l’evoluzione della lotta alla povertà in Italia, ricordando la nascita dell’Alleanza contro la Povertà nel 2013, in risposta a un fenomeno sempre più allarmante. “La povertà non è solo un’assenza di lavoro, ma il risultato di un sistema di welfare carente che non riesce a sostenere chi vive in situazioni di fragilità”, ha spiegato Russo, evidenziando come vi siano oggi oltre 2,2 milioni di famiglie (8,5% di quelle residenti in Italia) e 5,7 milioni di individui (9,8%) che vivono in povertà assoluta.
Il portavoce dell’Alleanza ha poi sottolineato il carattere pionieristico del Reddito di Inclusione Sociale (Reis), proposto dall’Alleanza nel 2017 quale misura universale destinata a tutti i cittadini in povertà assoluta. La proposta, basata su un modello di “welfare mix” che coinvolge Stato, Regioni, Comuni e Terzo Settore, aveva posto l’accento sull’integrazione tra sostegno economico, servizi di welfare e politiche attive.
Russo ha poi espresso forti preoccupazioni per l’implementazione discontinua delle misure successive. “Risparmiare sulla povertà è molto grave”, ha sottolineato, criticando il passaggio dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione (ADI) e al Supporto per la formazione e il lavoro (SFL), introdotti dalla Legge 85/2023, che secondo l’Alleanza lasciano scoperti oltre il 40% dei precedenti beneficiari con una riduzione degli investimenti destinati al contrasto alla povertà e il ritorno a un approccio categoriale piuttosto che universale.
Pratiche e meccanismi di attuazione in un contesto di iper-politicizzazione
Franca Maino ha focalizzato il suo intervento sulle difficoltà di implementazione delle politiche contro la povertà, con particolare riferimento al Reddito di Cittadinanza che “è stato costruito attorno ad aspettative altissime, ma senza una visione chiara. Il risultato è stata una misura “sfuocata”, incapace di rispondere adeguatamente sia al problema della povertà sia a quello della disoccupazione”.
Oltre a tutte le criticità evidenziate nell’implementazione, sia nella fase di accesso sia di fruizione della misura, l’iper-politicizzazione del dibattito ha rappresentato, secondo la direttrice di Secondo Welfare, uno dei principali ostacoli. Il tema della povertà, spesso strumentalizzato per fini elettorali, ha infatti prodotto un quadro normativo frammentato, un’applicazione disomogenea delle misure su base territoriale e un debole coordinamento tra i livelli istituzionali. Questo ha fatto sì che “ogni territorio abbia adattato le politiche in modo diverso, alimentando disparità nell’accesso e nella fruizione dei servizi”, ha aggiunto la professoressa della Statale di Milano.
Un altro nodo cruciale è stata la mancanza di un monitoraggio sistematico delle politiche, che ha impedito di trarre lezioni dagli errori del passato. Maino ha sottolineato come questa lacuna rischi di riproporsi con le misure attualmente in vigore, che tornano a un approccio categoriale e poco inclusivo, sottolineando che “dobbiamo imparare dagli errori del passato, quelli che hanno caratterizzato il RdC, se vogliamo costruire misure davvero efficaci per affrontare e combattere una povertà strutturale”.
In conclusione, Maino ha ricordato che le politiche di contrasto alla povertà in Italia restano frammentate e lontane dal garantire una adeguata copertura del bisogno. “Permangono oggi il sottosviluppo dei servizi e la modesta capacità di rispondere alle diverse forme di povertà multidimensionale” ha affermato Maino, richiamando poi la necessità di un approccio integrato che vada oltre il mero sostegno monetario. Il processo di rinnovamento del sistema di welfare è in corso ma lontano dal dirsi completato quando invece le sfide da affrontare sono sempre maggiori.
Il futuro della lotta alla povertà
L’incontro ha messo in luce la necessità di affrontare la povertà come un fenomeno complesso e multidimensionale, che per sua natura richiede interventi strutturali e coordinati. In questo senso è emersa l’importanza di un monitoraggio continuo delle politiche attuate e del coinvolgimento della comunità scientifica nel processo di elaborazione delle politiche, valorizzando un approccio basato su dati e analisi rigorose.
Inoltre, è stato evidenziato il ruolo cruciale dell’Alleanza contro la Povertà nel portare il tema all’attenzione non solo della politica, ma anche della società civile, contribuendo a sradicare stereotipi e pregiudizi, come evidenziato dalla professoressa Rosangela Lodigiani.
La discussione ha evidenziato poi preoccupazioni riguardo alle attuali riforme, in particolare alla luce della riduzione degli investimenti e del ritorno a misure categoriali. È stato sottolineato come sia indispensabile un impegno concreto e condiviso per sviluppare politiche efficaci, adeguatamente finanziate e orientate all’inclusione sociale, per evitare un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze e garantire un futuro sostenibile per il welfare nel nostro Paese.
Note
- tra cui Stefano Sacchi, Andrea Ciarini, Giovanni Gallo, Rosangela Lodigiani, Franca Maino e Michele Raitano