Il Fondo per la povertà educativa potrebbe presto tornare operativo, anche se depotenziato rispetto al passato. Il meccanismo che lo fa funzionare dovrebbe infatti essere confermato. Per le risorse che servono a farlo funzionare davvero, invece, ci sarà altro lavoro da fare.
Il cosiddetto decreto Milleproroghe, approvato venerdì dal Senato, contiene un emendamento bipartisan che consentirà al Fondo di proseguire fino al 2027, per quanto con una capacità finanziaria nettamente inferiore a quella del passato.
«È una cifra poco più che simbolica rispetto al bisogno», commenta con Secondo Welfare la sociologa Chiara Saraceno, portavoce dell’Alleanza per l’infanzia. «Il valore di questo emendamento, se vogliamo darne una lettura positiva, è lasciare in piedi il meccanismo», aggiunge l’esperta, che è stata tra le prime a denunciare la possibile fine del Fondo.
Il no della Legge di Bilancio, il sì col Milleproroghe
La Legge di Bilancio 2025, infatti, aveva cancellato il meccanismo che alimenta il Fondo: lo Stato stanzia delle risorse che, in virtù di un accordo tra Governo e Acri (l’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria), vengono usate come credito di imposta in favore delle Fondazioni di origine bancaria. Queste ultime effettuano dei versamenti nel Fondo e ottengono un credito di imposta pari al 65% dell’importo, innescando così un virtuoso effetto moltiplicatore.
L’utilizzo delle del risorse Fondo, fin dalla sua nascita, è stato assegnato dall’Acri all’impresa sociale Con i Bambini, società senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD.
Da quando il Fondo è stato istituito nel 2016 fino allo scorso anno, il contributo dello Stato attraverso il credito d’imposta aveva oscillato tra i 55 e i 25 milioni di euro l’anno, che complessivamente ha permesso al Fondo di arrivare ad avere un valore complessivo di oltre 800 milioni di euro. Se l’emendamento al Milleproroghe verrà confermato anche dalla Camera, il contributo statale sarà di 3 milioni l’anno, a partire da quello in corso: 9 milioni in totale.
“Volevamo il fondo continuasse a vivere per cui ci siamo accontentati anche di una cifra simbolica, per tenerlo in vita nell’attesa che vengano trovate nuove risorse”, spiega a Secondo Welfare la senatrice del Partito Democratico Simona Malpezzi, vicepresidente commissione bicamerale infanzia e adolescenza e tra le sostenitrici dell’iniziativa.
In un’ottica di collaborazione bipartisan, sia il PD con il senatore Vincenza Rando sia Noi Moderati con Mariastella Gelmini hanno presentato, su input del Governo, lo stesso emendamento. Su Instagram, Gelmini ha definito il provvedimento “una ‘misura ponte’ che consente di prorogare il Fondo istituito nel 2016, senza mettere a rischio il lavoro fatto finora da Terzo Settore, scuole, enti pubblici e privati”.
Una sinergia fra primo e secondo welfare
Il Fondo, il cui nome completo è Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, in otto anni di funzionamento, ha sostenuto oltre 800 progetti in tutta Italia raggiungendo più 500.000 di bambini/e e ragazzi/e e mettendo in rete più di 9.500 organizzazioni del primo e del secondo Welfare.
Saraceno spiega che gli interventi sostenuti dal Fondo partono dall’idea di “creare un tessuto educativo complessivo, rivolto al benessere dei bambini” e, per questo, spingono gli enti attivi sui territori “a collaborare. Non semplicemente a dividersi il lavoro, ma a pensare insieme cosa costruire per il bene di bambini e bambine”.
In un articolo che abbiamo pubblicato alcune settimane fa e che chiedeva il ripristino del Fondo, la nostra ricercatrice Chiara Agostini lo ha definito “un ampio e variegato cantiere di innovazione sociale che porta in primo piano il valore che la sinergia fra primo e secondo welfare può assumere”.
Agostini spiegava che ci sono “almeno quattro elementi che rendono particolarmente interessante questa esperienza e consentono di individuare buone ragioni per darvi seguito”: l’adozione di una logica redistributiva, la prospettiva della filantropia strategica, la centralità delle comunità educanti e l’importanza della valutazione.
Risorse non all’altezza, ne servono altre
L’approvazione del decreto Milleproroghe con l’emendamento dedicato al Fondo consentirebbe di non disperdere il patrimonio descritto da Agostini e di far continuare a funzionare la macchina.
La benzina però è troppo poca.
Solo per dare un termine di paragone, per uno degli ultimi progetti lanciati dal Fondo nel 2024, “Organizziamo la speranza”, sono stati stanziati 50 milioni di euro. Finanzieranno interventi in 15 territori definiti vulnerabili. I 9 milioni di euro con cui verrà alimentato l’intero Fondo nel 2025, 2026 e 2027, invece, dovrebbero sostenere tutte le azioni di Con I Bambini in tutta Italia.
“Le risorse previste non sono sicuramente all’altezza della grande sfida che il Fondo è chiamato ad affrontare”, ha dichiarato la portavoce del Forum Terzo Settore Vanessa Pallucchi “Le attività del Fondo già programmate o avviate proseguiranno, ma sulla prevenzione e sul contrasto della povertà educativa minorile riteniamo assolutamente necessari investimenti più decisi e politiche più strutturate”, ha aggiunto Pallucchi.
Per capire se ci sarà un incremento di fondi servirà aspettare, realisticamente, l’inizio del dibattito per la prossima Legge di Bilancio. “Entro ottobre, bisogna arrivare a dei risultati”, dice Malpezzi, la senatrice del Partito Democratico, che in una prima versione dell’emendamento sul tema aveva chiesto che al Fondo venissero destinati 45 milioni l’anno di crediti, come avvenuto in passato.
Per Malpezzi, quella cifra è l’obiettivo a cui tendere. “Penso – aggiunge – che ci siano tante possibilità per far ripartire davvero il Fondo”. Quali saranno e se si concretizzeranno, lo vedremo nei prossimi mesi.
Aggiornamento 20 febbraio 2025: il decreto Milleproroghe è stato votato anche dalla Camera e quindi approvato in via definitiva. Il provvedimento contiene anche l’emendamento relativo al Fondo povertà educativa. ACRI, con una dichiarazione del suo presidente Giovanni Azzone, ha definito il rifinanziamento del Fondo “un’ottima notizia”.