Dopo varie anticipazioni giornalistiche non sempre attendibili e corrette, il 1° maggio il Governo ha approvato il cosiddetto Decreto Lavoro che abolisce il Reddito di Cittadinanza e che istituisce, in sua sostituzione, due nuove misure: l’Assegno di inclusione (Ai) e lo Strumento di attivazione (Sa).
IRPET, l’Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana, ha simulato attraverso il proprio modello MicroReg i principali effetti redistributivi connessi a questa riforma. L’obiettivo è duplice: da un lato, fornire una base informativa che possa essere di aiuto al dibattito e, dall’altro, aggiornare le stime elaborate dall’Istituto nella sua Nota di lavoro 21/2023.
A livello italiano, secondo IRPET la platea di beneficiari dell’attuale Reddito di Cittadinanza dovrebbe ridursi di circa 264.000 nuclei (-21%) e 695.000 individui (-25%) con un calo delle risorse impiegate di circa 1,9 miliardi di euro (-24%). Assegno di inclusione e Strumento di attivazione dovrebbero infatti avere un costo complessivo, a regime, pari a poco meno di 6 miliardi di euro. Tale cifra dovrebbe peraltro progressivamente ridursi poiché lo Strumento di attivazione non dovrebbe essere rinnovabile dopo un certo periodo di fruizione.
L’abolizione del Reddito di cittadinanza andrà tuttavia a incidere su efficacia e efficienza dell’intervento pubblico nel contenere il fenomeno della povertà. I nuclei in povertà assoluta, scrive IRPET, in assenza di interventi pubblici sono il 6,6% delle famiglie italiane e tale quota veniva ridotta al 3,7% in presenza del Reddito di cittadinanza; con le due nuove misure la povertà assoluta dovrebbe attestarsi al 4,9%. Secondo le simulazioni, le nuove misure dovrebbero inoltre avere una minore capacità di selezionare in modo adeguato il gruppo dei più bisognosi: il grado di copertura dei nuclei in condizione di povertà assoluta scenderebbe infatti dal 60% al 46%, ma diminuirebbe anche dal 16% all’8% la quota di nuclei che ricevono il beneficio nonostante non siano poveri.