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Continua il viaggio di Percorsi di Secondo Welfare tra gli empori solidali del Mezzogiorno. Dopo l’esperienza di Genezarteh a Reggio Calabria, vi parliamo del caso di Lamezia Terme, da cui emerge come modalità d’intervento innovative e complesse possano essere realizzate anche nelle Regioni del Sud Italia, solitamente ritenute meno sviluppate dal punto di vista del capitale economico e sociale. Vi proponiamo l’intervista ai volontari dell’emporio e alcune riflessioni a partire dalle loro risposte.

Come e perché nasce l’Emporio: ci sono particolari avvenimenti che hanno fatto da stimolo per innovare le modalità d’intervento?
L’Emporio nasce perché ci siamo accorti che al bisogno alimentare occorre rispondere con beni differenti per categoria e quantità. I beni offerti devono variare a seconda del tipo di utente, poichè chi è nel bisogno non può comprare, sempre, tanti beni ed è necessario diversificare, in modo tale da poter rispondere e soddisfare le richieste implicite ed esplicite che spesso ci vengono rivolte.

Com’è finanziato l’Emporio?
Dal 2010 al 2013 è stato sostenuto finanziariamente dal Comune di Lamezia Terme, Attualmente invece è finanziato dalla Caritas Diocesana. A questi finanziamenti si aggiungono delle attività di solidarietà svolte dalla Comunità M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) Lamezia Terme 2, che ogni anno organizza cene di beneficienza il cui ricavato viene interamente devoluto all’acquisto di prodotti alimentari da destinarsi all’Emporio Solidale.

Chi sono le famiglie che si rivolgono all’Emporio (composizione, presenza di minori, provenienza, cause della povertà, cronicità…)?
Le famiglie che si rivolgono all’Emporio sono di nazionalità differenti: italiani, marocchini, rom e subordinatamente turchi, senegalesi, rumeni. La cronicità è prevalente nei rom, per difficoltà di inserimento sociale, e in quelle famiglie italiane che già erano sotto la soglia di povertà. Oggi la povertà ha colpito soprattutto le famiglie italiane monoreddito, i genitori separati, i piccoli imprenditori (per mancanza di accesso al credito) e i marocchini di seconda generazione, ai quali è venuto a mancare il reddito del commercio ambulante.

Come avviene la selezione dei beneficiari (ISEE, carico famigliare, altri indicatori…)?
Attualmente, la selezione dei beneficiari viene svolta dai Centri di Ascolto Parrocchiali (CdA), dal Centro di Ascolto Diocesano e dal Centro Interculturale Insieme (per la componente extracomunitaria), i quali dopo un attento esame, che comprende un colloquio, definiscono tempi e modalità dell’intervento.

Come si articola l’attività dell’Emporio?
Le famiglie sono inviate settimanalmente dalle parrocchie aderenti. Le parrocchie che aderiscono all’iniziativa sono 13, ed inviano al massimo 10 famiglie/al mese ciascuna, per un totale di 130 famiglie/mese, quindi una presenza media di 650 persone al mese. I nominativi delle famiglie sono inviati anticipatamente tramite e-mail.

Sono previste altre forme di supporto (microcredito, percorsi formativi, reinserimento lavorativo…)?
Tutte queste forme di supporto sono di esclusiva competenza degli enti sopra menzionati, i quali attraverso l’ascolto riescono a valutare quale azione è necessaria alla famiglia.

Quali pensate siano gli aspetti virtuosi di questa iniziativa? Quali sono invece le difficoltà che avete incontrato?
Sicuramente aver dato agli utenti la possibilità di scegliere i beni di cui necessitano, superando il concetto del tradizionale “pacco parrocchiale”. A causa delle condizioni imposte dalla crisi non è però possibile rispondere a tutte le domande che riceviamo.

Secondo alcuni studiosi europei i banchi alimentari sarebbero caratterizzati da un paradosso: le aree dove esse sono più concentrate sono, in molti casi, proprio quelle dove vi è meno necessità, ovvero dove la povertà alimentare è più contenuta. In base alla Vostra esperienza, è’ d’accordo? Crede che questo rischio sia presente anche nel caso italiano?
Per niente, il nostro è stato uno dei primi empori del Mezzogiorno, infatti sulla base della nostra esperienza sono nati l’Emporio di Reggio Calabria e quello di Crotone. Inoltre il sistema Emporio non è rivolto solo ai cosiddetti cronici, ma si rivolge a quelle famiglie che si trovano in un momentaneo stato di bisogno e che hanno necessità di un aiuto temporaneo per potersi riprendere. La crisi economica ha impoverito diversi strati sociali, seppure con realtà economiche differenti, con modalità dissimili e tempi diversi in tutta la nazione.


Alcuni spunti d’analisi

Anche l’esperienza di Lamezia Terme mostra come pur in scarsità di capitale economico, sia possibile sviluppare un diffuso capitale sociale che favorisca iniziative utili alla comunità. L’Emporio della Solidarietà di Lamezia è infatti ben radicato nel tessuto sociale e in grado di approvvigionarsi dei beni di cui necessita.

L’Emporio è nato nel 2010, nell’ambito di un progetto condiviso tra Comunità M.A.S.C.I. Lamezia Terme 2 e Comune di Lamezia Terme, intitolato “Insieme si fa”, ritenuto dal Comune pienamente inserito nelle linee guida di contrasto alla povertà. L’accordo prevedeva un investimento iniziale del Comune di 60.000 euro per l’acquisto degli strumenti e della merce, mentre l’accesso all’Emporio era regolato dai servizi sociali comunali. Il sostegno comunale è continuato fino al 2013 e successivamente la gestione è passata alla Caritas Diocesana. Nell’ambito del progetto “Insieme si fa” sono state sviluppate altre iniziative come il Banco Farmaceutico, Pronto Fresco e Buono che Avanza. Nello specifico, il Banco Farmaceutico è orientato a rispondere ad una nuova forma di povertà: la difficoltà a curarsi di persone, solitamente in famiglie monoreddito, che da un lato non hanno diritto all’esenzione dal ticket, dall’altro non possono permettersi l’acquisto di farmaci.

Rimangono preoccupanti i dati sulla povertà. La dott.ssa Bevacqua, responsabile dell’Emporio, mostra come questa tocchi categorie prima relativamente protette come gli imprenditori, i migranti dediti al piccolo commercio ambulante, oltre che soggetti già a rischio come le famiglie separate e i rom. È chiaro che, se l’Emporio può dare una risposta efficace, questa non è risolutiva in assenza di politiche pubbliche mirate.

È sicuramente interessante, inoltre, il contesto ove si è sviluppato l’Emporio, una comunità del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), organizzazione nazionale composta da adulti che hanno fatto parte degli scout o ne condividono il modello educativo basato sulle idee di Robert Baden-Powell. L’associazione, basata sulla Legge Scout e la fede cristiana, si caratterizza per l’analisi dell’attualità e l’impegno nel volontariato, per "fare strada" nel cuore, nella città e nel creato” – a Lamezia Terme sono presenti tre comunità1. Questo elemento mostra come particolari ambienti sociali caratterizzati da un’etica civica e solidale e forti relazioni sociali – quali ad esempio lo scoutismo – favoriscano lo sviluppo di azioni solidali2.

Tali ambienti garantiscono anche il radicamento sociale dell’iniziativa: l’inserimento in un contesto sociale porta volontari, donazioni, contatti utili (Ambrosini 2005). Nel caso della comunità del M.AS.C.I. si può parlare di radicamento culturale, per la chiara matrice cattolica, ma anche di radicamento relazionale per i legami umani che queste esperienze portano seco. Il rapporto tra Emporio e M.A.S.C.I. è importante per il finanziamento, basato su cene di beneficienza, ma anche per la fornitura di prodotti, che arrivano da altre realtà scout, come la cooperativa Il Tralcio. È importante notare come, dopo la cessazione del rapporto col Comune, l’attività sia continuata grazie alla collaborazione con la Caritas Diocesana, in virtù della comune matrice cattolica.

Sarebbe interessante indagare quali sono gli elementi che hanno consentito lo sviluppo del capitale sociale necessario per garantire la nascita e la sopravvivenza di un terzo settore organizzato, e se questo può favorire l’implementazione di un secondo welfare efficace. Sarebbe inoltre proficuo approfondire meglio il radicamento sociale degli Empori, per comprenderne i legami con il territorio, con l’associazionismo e con le imprese.
 

1 L’Emporio non è l’unica iniziativa della comunità M.A.S.C.I. Oltre alle attività incluse nel progetto “Insieme si fa”, sono state realizzate altre iniziative sia di stampo politico come dibattiti precedenti referendum o elezioni, sia di promozione sociale la richiesta all’amministrazione comunale di organizzare un’esercitazione di protezione civile interforze (2005), la proposta di istituire un registro dei tumori (2006), la partecipazione al Piano Sperimentale di Zona del lametino (2007), la realizzazione di un’attività di sensibilizzazione sulla prevenzione nella sfera sessuale a un gruppo di donne immigrate in collaborazione con l’ASP di Catanzaro (2012).
2 Per ulteriori approfondimenti si vedano Ambrosini 2005 e Wray-Lake, Syvertsen 2011; lo scoutismo viene annoverato tra le esperienze di stimolo al volontariato giovanile in Ambrosini 2004; in generale i gruppi religiosi sono considerati propedeutici alla responsabilità sociale, si veda sempre Wray-Lake, Syvertsen 2011 e Yates, Youniss 1999.

 

Riferimenti

Emporio della solidarietà Lamezia Terme

Ambrosini M. (a cura di), Per gli altri e per sé, Milano, Franco Angeli, 2004

Ambrosini M., Scelte solidali, Bologna, Il Mulino, 2005

Wray-Lake L., Syvertsen A. K., The developmental roots of social responsability in childhood and adolescence, in New directions for child and adolescent development, n. 134, 2011

Yates M., Youniss J., “Conclusion: Trascending themes” in, Yates M., Youniss J. a cura di, Roots of Civic Identity, Cambridge, Cambridge University Press, 1999


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