Il Festival delle Generazioni, la tre giorni di incontri organizzata a Firenze dalla Federazione Nazionale Pensionati Cisl con la S3.Studium per affrontare la questione inter-generazionale, si è svolto nel fine settimana del 12-14 ottobre con un denso programma di eventi informativi, culturali e di svago in diversi luoghi della città. Un momento di riflessione e confronto tra giovani e anziani per parlare dei problemi – diversi e condivisi – in un’atmosfera serena e costruttiva. Il festival, preceduto da quattro eventi regionali, si configurerà come un appuntamento annuale.
Il Festival è stato anche l’occasione per presentare la ricerca “Generazioni. Giovani e anziani nel 2020”, un’indagine previsionale sui rapporti fra anziani e giovani nel prossimo futuro, tarata sul 2020. La ricerca è stata condotta dalla S3.Studium per conto della Federazione Nazionale Pensionati della Cisl con il metodo Delphi, che si basa sulla consultazione di un gruppo di esperti, scelti in discipline e ambiti professionali diversi per fornire prospettive di analisi il più possibile eterogenee.
L’obiettivo, come si legge sulla ricerca, è quello di tracciare un probabile scenario delle evoluzioni del rapporto tra giovani e anziani fra il 2012 e il 2020, considerando i diversi aspetti economici, politici, sociali, culturali e tecnologici. I nove esperti coinvolti, consultati in forma separata e anonima, hanno fornito opinioni più o meno convergenti circa il futuro dei fenomeni presi in considerazione. Tra i numerosi ambiti tematici analizzati all’interno della ricerca anche le evoluzioni del mercato del lavoro, le trasformazioni dei mezzi di comunicazione e della struttura familiare, gli elementi culturali e le differenze generazionali, la rilevanza della componente etnica, e le diverse propensioni rispetto alla partecipazione politica e sociale degli individui.
- E’ interessante ripercorrere le conclusioni del volume, che offrono importanti spunti di riflessione a partecipanti e addetti ai lavori.
“La politica italiana resterà un sistema chiuso in se stesso per buona parte del periodo da qui al 2020, poiché sarà impossibile, nello spazio di poco più di una legislatura, avere un ricambio sufficiente della classe politica nazionale. Ancora per i prossimi anni, dunque, le risposte della classe politica continueranno ad andare in direzione della tutela degli interessi più consolidati”.
“Le organizzazioni sindacali – continua il rapporto – manterranno nei prossimi anni la loro rilevanza sociale, soprattutto in funzione della crescente presenza al loro interno della componente dei pensionati. Il progressivo squilibrio fra la componente dei pensionati e quella dei lavoratori attivi porterà a tensioni fra gli interessi generali di cui saranno portatrici le Confederazioni e quelli specifici dei pensionati. La difesa sindacale strutturata, d’altronde, riguarderà prevalentemente lavoratori anziani”.
“Nonostante gli sforzi effettuati, i sindacati avranno difficoltà a intercettare e offrire rappresentanza ai lavoratori atipici”.
Questo invece si può leggere nell’ultima sezione:
“Si verificherà quindi una certa perdita di fiducia nei confronti delle organizzazioni sindacali, poiché esse verranno considerate:
– spesso troppo vicine a modi di far politica centralistici, burocratizzati e distanti dai cittadini;
– a volte incapaci di un reale ascolto delle problematiche delle persone.
Questo atteggiamento di distanza verrà percepito soprattutto dai giovani, i quali intravedranno nel sindacalista una figura, tra le tante, di un mondo che sa parlare e farsi vedere, ma che resta da loro sostanzialmente lontano”.
Paola Gilardoni, Segretario USR CISL Lombardia e giovane dell’organizzazione, ci ha dato le sue impressioni sul Festival e ci ha raccontato come vede le prospettive del sindacato per il prossimo futuro.
Cosa significa per un giovane il Festival delle Generazioni?
Il festival ha rappresentato una straordinaria occasione per incontrare, in forma di dialogo, i dirigenti sindacali che hanno fatto la storia della CISL, e che oggi portano la propria esperienza nella FNP. La FNP è “custode” di un tesoro, del patrimonio culturale, esperienziale, e motivazionale della CISL. Una custodia che è cura della storia, non conservazione, come dimostra questo momento di confronto.
Quali insegnamenti trarre dalle esperienze passate?
I dirigenti della FNP hanno concorso a costruire le basi della socialità e della convivenza nel nostro Paese. Pensiamo al sistema di welfare ispirato ai principi di solidarietà e giustizia sociale, che pone al centro la persona e il suo sviluppo. Valori fondativi della nostra organizzazione, come ben ricordato nel corso dei lavori del convegno di settembre scorso sullo Statuto.
Che cosa è cambiato oggi rispetto al passato?
Ora siamo consapevoli che i bisogni di sanità, di istruzione, di tutela contro il rischio di povertà e vecchiaia delle persone sussistono, ma le risorse si sono ridotte e il mix di utilizzo non è in equilibrio. Con un debito pubblico che sfiora il 120% del Pil siamo costretti a prendere a prestito risorse sui mercati finanziari con l’impegno al pagamento degli interessi nel presente e nel futuro. Gli interessi che paghiamo (70 mld l’anno) e gli atavici problemi di crescita economica e produttività del nostro Paese stanno conducendo a rivedere le tutele costruite faticosamente negli anni.
E le famiglie svolgono un ruolo di ammortizzatore sociale, distribuendo gli oneri tra i componenti delle diverse generazioni.
A suo parere, chi paga di più questa situazione?
Il debito sta divorando il futuro dei nostri figli. I soggetti che sono più a rischio di povertà ed esclusione sono i giovani – oggi esclusi o che si autoescludono dal lavoro e dallo studio, ma che saranno in uno stato di bisogno anche in futuro per via del sistema previdenziale che penalizza carriere lavorative corte e frammentate – ma anche gli anziani non auto sufficienti, le donne – il cui percorso lavorativo è influenzato dalle necessità di cura e assistenza dei figli e dei genitori – e infine i lavoratori stranieri.
Come si pone il sindacato rispetto a tutto questo?
La nostra capacità di rappresentare gli interessi delle persone, dei lavoratori è fortemente sollecitata dalla complessità e dalla velocità dei mutamenti. La rappresentatività del sindacato confederale si mantiene e rafforza se capace di adeguare il modello di rappresentanza e l’azione ai cambiamenti. Con proposte di valore, credibili, autorevoli.
In una stagione di conflittualità e contrapposizione diffusa tra le ragioni (lavoro e salute, ambiente, crescita e limite di risorse…) dobbiamo essere in grado di elaborare e presentare proposte per un sistema di welfare inclusivo e solidale. Alla revisione delle protezioni del primo welfare dobbiamo potenziare ed estendere l’esperienza del welfare integrativo complementare.
Il secondo welfare come risposta alla crisi del primo?
Sempre più l’integrazione tra primo e secondo welfare sarà funzionale alla risposta e al soddisfacimento dei bisogni di inclusione e protezione delle persone. Abbiamo costruito e rafforzato tale integrazione attraverso la definizione di schemi di protezione complementare di natura negoziale sul piano nazionale, in campo previdenziale e più recentemente sanitario.
Come agisce il sindacato all’interno del secondo welfare?
Ci sono numerose esperienze, anche aziendali, che possono dare risposte a bisogni sociali. Il welfare contrattuale va diffuso sul territorio valorizzando il sistema di relazioni, al fine di affrontare la frammentazione del sistema produttivo attraverso la bilateralità.
Nella nostra regione si stanno sviluppando esempi di welfare integrativo, ma è necessario riposizionare la discussione nell’ambito delle relazioni sindacali – come esito di un’esperienza negoziale – al fine di orientare il sistema di risposta ai bisogni espressi da lavoratori e cittadini anche in riferimento alla ridefinizione degli ambiti di tutela pubblica.
Come si ricollega la situazione attuale al dialogo tra generazioni che avete proposto?
Le faccio un esempio. Siamo all’indomani dell’ennesima riforma pensionistica, che tante criticità e nuovi problemi ha lasciato sul campo (vedi il problema degli esodati). Tra le motivazioni addotte alla sua definizione abbiamo spesso sentito parlare del bisogno di ripristinare un patto tra generazioni. Si è intervenuti sul primo pilastro allungando i tempi di permanenza al lavoro, rafforzando – con il passaggio al contributivo pro rata – il legame tra stabilità occupazionale e rendita pensionistica. Si è persa però l’occasione di fare una riflessione che ponesse al centro il tema della sostenibilità e dell’adeguatezza delle future pensioni attraverso il rilancio della previdenza complementare, anche con l’obbligatorietà di adesione.
Quali strade deve seguire il sindacato, alla luce di questo?
La Cisl deve essere il sindacato che rappresenta i lavoratori: di oggi, quelli che lo sono stati, e quelli che lo saranno. Per questo è necessario riconoscere il legame – le relazioni complesse che collegano le parti del mondo produttivo, economico e sociale – ora e rispetto ai tempi. Uno sforzo che ci consente di evitare il ripiegamento in noi stessi, il perseguimento di logiche corporativistiche, l’auto-referenzialità, e il rischio di cristallizzazione del tempo. E nel contempo riconosce e rende ragione del senso di responsabilità che ogni parte si deve assumere.
E’ ormai evidente la necessità di assicurare le tutele per i lavoratori – non solo quelli tradizionali – e scommettere sui giovani, che stanno pagando pesantemente questa crisi economica. Le difficoltà e le instabilità occupazionali limitano la possibilità di realizzarsi come persone, e di progettare il proprio futuro.
Cosa si propone di fare la Cisl rispetto alla condizione dei giovani?
La CISL non riduce i giovani al problema del lavoro precario, ma d’altro canto non possiamo nemmeno eludere le difficoltà perché non rappresentano a oggi la nostra potenziale base associativa.
Poiché consideriamo il lavoro strumento fondamentale per esprimere e valorizzare la propria personalità, proponiamo un progetto culturale di impegno e di investimento, che naturalmente richiede fatica e tempo. La confederalità che ricompone i punti di vista e le diverse esigenze è una scommessa importante, soprattutto nelle stagioni delle contrapposizioni e della ricerca delle facili scorciatoie.
Cosa auspica per il futuro della sua organizzazione?
L’intera organizzazione ha bisogno di far tesoro dell’esperienza passata per camminare nel presente e costruire il futuro. In questa ottica i dirigenti, gli uomini e le donne della FNP possono mettere a disposizione la propria storia e il radicamento dei convincimenti per concorrere alla costruzione del futuro, sul terreno dell’impegno sindacale, attraverso la costruzione di un fruttuoso dialogo con le giovani generazioni.
Riferimenti
Le nostre interviste: