Lo scorso settembre, presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli, si è tenuta la XVI Conferenza ESPAnet Italia, sezione italiana del Network europeo per le politiche sociali. La conferenza è stata l’occasione per coordinare, insieme ad Anna Pettini, docente presso l’Università degli Studi di Firenze, una sessione dal titolo “Promuovere il benessere e la salute mentale delle nuove generazioni: quali strategie dentro e fuori le scuole?”.
La sessione aveva l’obiettivo di alimentare il dibattito sulla promozione del benessere psichico dei più giovani, dando seguito a un filone di ricerca che ormai da tempo ha trovato spazio ul nostro portale. A questo scopo ha selezionato dei paper che sono stati presentati e discussi in occasione della conferenza.
Visto il valore di questi lavori e l’attenzione che Secondo Welfare sta dedicando ai temi che approfondiscono, a partire da oggi pubblicheremo degli articoli scritti per noi da autori e autrici dei paper. Di seguito ripercorriamo invece gli obiettivi della sessione e anticipiamo i contenuti dei quattro contributi.
Gli obiettivi della sessione
Negli ultimi anni, il tema della salute mentale ha ottenuto una crescente attenzione non solo a seguito dell’emersione di un disagio diffuso (connesso alle misure di contenimento del virus Covid-19), ma anche in reazione a una domanda “dal basso”. Molti giovani si sono infatti mobilitati per rivendicare interventi e misure a tutela del benessere psicologico e hanno mostrato una maggiore consapevolezza (rispetto alle precedenti generazioni) circa il loro diritto alla salute mentale.
Questa mobilitazione, unitamente a fenomeni come quello delle “grandi dimissioni”, ha messo in luce un cambiamento qualitativo per il quale l’aspirazione delle persone evidentemente coinvolge nuove sfere di vita. Questo spinge a ripensare l’idea stessa di benessere cui i sistemi di welfare devono tendere. Infatti, ad eccezione dell’ampio filone di studi realizzati nell’ambito del cosiddetto “approccio delle capacità”, la letteratura sul welfare ha perlopiù identificato il benessere in termini di adeguata partecipazione al mercato del lavoro dedicando poco spazio alle esigenze più profonde degli esseri umani. Questo oggi non è più sufficiente.
Da qui la necessità di sostenere e contribuire a sviluppare un dibattito sul benessere che i sistemi di welfare devono mirare a tutelare e sulle strategie e gli interventi che in questo senso possono essere messi in campo a favore dei giovani.
I contributi presentati nella sessione
Come anticipato, i contributi presentati nel corso della sessione Espanet sono stati complessivamente quattro.
Dati e proposte che vengono “dal basso”
Il primo di Claudio Cozzi Fucile, dottorando presso l’Università di Siena, e Caterina degl’Innocenti, dottoranda dell’Università di Roma Tre, ha rielaborato in forma originale i dati raccolti attraverso il questionario diffuso nel quadro di “Chiedimi come sto”, la campagna lanciata dalla rete Rete degli Studenti Medi e dall’Unione degli Universitari (ne avevamo parlato qui). Attraverso questa rielaborazione il paper fotografa la condizione dei giovani dal punto di vista della salute mentale, analizza i fattori che contribuiscono a spiegare l’insorgere di stati emotivi e di emozioni negative e indaga il peso che le disuguaglianze economiche giocano nel contesto della salute mentale. Questo lavoro inoltre guarda alle iniziative che dovrebbero essere introdotte a sostegno della salute mentale dei giovani ponendo al centro il ruolo dei consultori.
Il disagio mentale nonostante il benessere economico
Il secondo contributo è stato elaborato da Daria Forlenza della Lumsa Università di Roma. L’autrice indaga la percezione del benessere sociale e psicologico dei minori in un’area di diffuso benessere economico, l’Alto Adige, mettendo in evidenza la relazione fra le forme di povertà immateriale, la partecipazione e il benessere dei minori. La riflessione origina dai risultati dell’indagine “Il mondo della vita di bambini/e e adolescenti in Alto Adige – una ricerca partecipativa”. Attraverso il coinvolgimento diretto di bambini e adolescenti, questo lavoro si è posto l’obiettivo di delineare delle strategie a sostegno dei minori in grado di tener conto delle necessità individuate insieme a loro.
Un modello di prossimità per il benessere e contro la dispersione scolastica
Il terzo contributo è stato curato da Simona Berti, Luisa Andreatta e Nicoletta Chiavegato, assistenti sociali dell’Azienda ULSS 9 Scaligera di Verona. Questo lavoro rende conto dei risultati del progetto “Meet Generation” realizzato dall’Azienda di cui sopra in collaborazione con una rete di partenariato di Enti del Terzo Settore (ETS) e con i servizi sociali di Comuni della provincia di Verona. Meet generation ha permesso di sperimentare un modello di intervento per la promozione del benessere dei giovani e per il contrasto alla dispersione scolastica. Particolarmente interessante nel quadro di questa esperienza è la costituzione dei “team di prossimità”, ovvero delle equipe multidisciplinari composte da insegnanti, operatori dei servizi socio-sanitari e sociali ed educatori di enti del Terzo Settore.
Uno studio originale sul territorio di Ivrea
Infine, il quarto contributo è frutto del lavoro di Paolo Raciti e Paloma Vivaldi Vera entrambi ricercatori di INAPP – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche. Questo lavoro applica il modello MACaD-RCA Multidimensional Analysis of Capabilities Deprivation-Rights of Children and Adolescents-Rights of Childhood and Adolescence a 1.085 ragazze e ragazzi delle scuole superiori di Ivrea. Tale modello, sviluppato da INAPP nel 2020 assumendo come riferimento l’approccio delle capacità, evidenzia una diffusa condizione di fragilità dei e delle giovani oggetto dello studio.
Gli approfondimenti su Secondo Welfare
Come sopra riportato, il valore di questi lavori ci ha spinto a chiedere ad autori e autrici di scrivere per Secondo Welfare degli articoli di sintesi di quanto presentato alla Conferenza ESPAnet di Napoli. Crediamo infatti che questi articoli possano essere utili per continuare a riflettere sulla salute mentale delle nuove generazioni attraverso esperienze concrete e ricerche sul tema.