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Negli ultimi anni il sistema delle Acli ha avviato numerose azioni allo scopo di promuovere l’occupazione e fornire un sostegno a coloro che si trovano senza lavoro. Tali progetti, attivati grazie all’Enaip, al Patronato Acli e all’iniziativa di varie sedi territoriali, hanno fornito risposte interessanti sul piano della formazione, dell’orientamento e dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Lo scorso 13 settembre, a Bologna, nel corso della 52esima edizione dell’Incontro Nazionale di Studi di Acli, intitolato “In continuo movimento: le Acli, la mobilità sociale e la democrazia”, è stato presentato questo articolato sistema al quale è stato dato il nome di “Missione Lavoro”. In questo approfondimento vi presentiamo più nel dettaglio questa esperienza di Acli.

Le azioni di Acli per promuovere l’occupazione

Gli interventi in ambito occupazione più imponenti promossi dal sistema nazionale delle Acli sono realizzati dall’Enaip, l’Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale, e dal Patronato. L’Enaip è presente in 11 regioni, con una dotazione di oltre 90 centri accreditati e 380 operatori con specifiche competenze in materia di formazione e collocazione occupazionale; in totale sono oltre 14.000 le imprese con cui l’Enaip collabora stabilmente.

Grazie anche alla ramificazione territoriale del sistema Acli, i servizi di informazione, orientamento e presa in carico promossi dall’Enaip hanno interessato oltre 47.000 lavoratori: per 4.300 di questi sono stati inoltre sottoscritti dei Patti di Servizio Personalizzati, cioè degli accordi che prevedono percorsi formativi e di rinserimento per chi è al momento disoccupato. In materia di formazione sono stati invece attivate circa 4.500 attività che hanno coinvolto 50.000 persone.

Azioni della stessa natura sono state implementate anche dalla rete del Patronato di Acli. Con 66 sedi provinciali e 100 operatori specializzati, il Patronato in questi anni ha strutturato la propria attività seguendo due filoni principali: da un lato l’intermediazione lavorativa nell’ambito del lavoro domestico e di cura; dall’altro la gestione di politiche attive del lavoro per soggetti deboli e svantaggiati. Attività di presa in carico – cioè le politiche passive del lavoro -, servizi di orientamento e accompagnamento, apprendistati e tirocini formativi completano poi gli investimenti del patronato Acli in questa direzione.

Le iniziative territoriali

A livello locale, Acli ha promosso poi un insieme di attività finanziate interamente attraverso i fondi raccolti con il 5×1000. In totale, dal 2016 sono stati avviati progetti destinati a quattro ambiti principali: la formazione, rivolta in prevalenza ai giovani che cercano di costruirsi un futuro professionale; la consulenza e l’orientamento, tramite l’apertura di sportelli territoriali volti ad intercettare la domanda e l’offerta di lavoro; l’informazione, grazie a svariati incontri e workshop; il contrasto al lavoro sommerso. Sono positivi anche i numeri di questi progettualità. In tutto sono state organizzate oltre 4.500 ore di attività, grazie al coinvolgimento di 270 volontari; questo sforzo si è tradotto nel sostegno a quasi 6.500 persone, per lo più under 25.

Proprio a queste iniziative di Acli è stata dedicata una tavola rotonda nel corso del convegno “In continuo movimento: le Acli, la mobilità sociale e la democrazia”, tenutosi lo scorso 13 settembre a Bologna. È stato Marino Lizza – fondatore del portale di orientamento WeCanJob.it e esperto in materia – a presentare “Missione Lavoro”. Come ha sottolineato Lizza, “le dinamiche del mercato del lavoro sono oggi enormemente più veloci rispetto a quanto sperimentato dalla generazione scorsa. Le evoluzioni continue delle competenze critiche possono dischiudere nuove opportunità per chi cerca un percorso di soddisfazione professionale e serenità di vita. Per contro, se non gestito, il fenomeno produce precariato strutturale. Il ruolo delle Acli può essere quello di attore di prossimità delle politiche attive del lavoro, fornendo supporto per chi è in affanno, in termini di metodo e strumentazione, per cavalcare l’onda e non per farsi sommergere.”

“Missione lavoro”, ha proseguito Lizza, “ha inteso proporre un modello di servizi evoluto e dal solido valore aggiunto. La proposta è offerta al sistema degli operatori del territorio, i quali possono sia utilizzarla nella misura in cui la riterranno di utilità per i fini istituzionali ed imprenditoriali, sia adattarla alle specificità territoriali ed organizzative. Gli obiettivi specifici di questo percorso sono quelli di ottimizzare la massa dei servizi e dell’expertise accumulata all’interno delle più importanti strutture di servizio delle Acli (Enaip, patronato e CAF), verificando i margini di miglioramento delle tecnologie, ampliare la gamma dei servizi e della tipologia di utenza”.


La “Missione Lavoro” di Acli

L’insieme di queste proposte realizzate dalle Acli rappresenta un’interessante offerta di politiche attive per il lavoro. Considerando gli elevati tassi di disoccupazione – soprattutto giovanile – del nostro Paese, il gender gap occupazionale, il fenomeno dei working poor, la profonda frattura territoriale tra Nord e Sud e una generale stagnazione produttiva, non bisogna sottovalutare il ruolo e l’impatto di queste azioni a livello territoriale.

In una società come la nostra, caratterizzata da cambiamenti profondi sotto il profilo sociale e economico, il bisogno di formazione, qualificazione e orientamento lavorativo è sempre più cruciale. L’Italia infatti sconta, tra le altre, un evidente ritardo su questo fronte, sia da un punto di vista finanziario che di coordinamento e governance nazionale. Proprio per questo ci sembra importante raccontare il ruolo che i corpi intermedi possono svolgere.

Nonostante una loro continua messa in discussione, le realtà della società civile costituiscono infatti dei soggetti privilegiati per leggere e prendersi carico dei bisogni della comunità, specialmente in ambito occupazionale. Per fare ciò – e ridare centralità al lavoro – è per loro necessario porre sempre più attenzione alle dinamiche sociali e favorire il coinvolgimento dal basso di tutti i potenziali attori interessati, a partire dai lavoratori e i datori di lavoro per arrivare fino alle Amministrazioni Pubbliche locali.

Per queste ragioni, come Laboratorio abbiamo deciso di incentrare il Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia – in uscita a novembre – proprio sul ruolo dei corpi intermedi nella società odierna. L’azione di sindacati, associazioni datoriali, associazioni di interessi e di advocacy, le realtà del Terzo Settore, gli enti filantropici e così via, necessita oggi più che mai di essere analizzata e studiata anche in relazione ai temi del secondo welfare.