In Italia ci sono 7,32 milioni di alunni e alunne italiani, ma tra di loro ce ne sono alcuni e alcune che vivono la scuola in una situazione più svantaggiata di altri.
Sono spesso indicati con l’acronimo BES, Bisogni Educativi Speciali, usato per identificare persone con disabilità (il 3,6% degli iscritti totali), con disturbi dell’apprendimento diagnosticati (il 5,4%), ma anche oltre 900.000 studentesse e studenti stranieri.
La scuola pubblica avrebbe il compito di garantire a tutte le persone con bisogni educativi (speciali o no) un ambiente accogliente, che curi le relazioni e le metta al centro della vita scolastica. Dovrebbe essere la sua vocazione: non lasciare indietro nessuno. Ma non sempre questo accade. Come si può affrontare questa situazione?
Dopo aver parlato di maestre e maestri di didattica, di nuove metodologie e pratiche di apprendimento, di innovazione degli spazi e delle aule scolastiche, di STEM, di competenze trasversali, di valutazioni e di formazione degli insegnanti, ne parliamo nell’ottava e ultima puntata di Oltre la Cattedra in cui Francesco Gaeta approfondisce, appunto, il tema dei bisogni educativi speciali.
Lo fa con Amalia Lavinia Rizzo e Marianna Traversetti, Docenti di didattica e pedagogia speciale presso l’Università Roma Tre, Osvaldo di Cuffa, Dirigente scolastico dell’Istituto Sassetti Peruzzi di Firenze, Ludovico Arte, Dirigente scolastico dell’Istituto Marco Polo di Firenze, e Paolo Fasce, Dirigente scolastico dell’Istituto nautico San Giorgio di Genova e Camogli.
Possiamo dire che ognuno di noi abbia dei bisogni educativi speciali? Ascolta ora su Spotify.
Il podcast “Oltre la cattedra” è realizzato da Percorsi di Secondo welfare e sostenuto da Bolton Hope Foundation nell’ambito di Nova Schol@, la ricerca che studia l’innovazione digitale della didattica e come questa può favorire l’inclusione sociale. Dentro e fuori la scuola. |