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Il 19 e 20 Maggio, a pochissimi giorni dalle elezioni europee, la Commissione Europea ha ospitato a Bruxelles una conferenza sul tema dell’innovazione della politica sociale (“High level conference on Social Policy Innovation”) a cui hanno preso parte più di 300 partecipanti provenienti da tutta Europa tra rappresentanti di ONG, imprese, autorità nazionali, regionali e locali e università.

Il tema dell’innovazione sociale si colloca nell’ambito della più ampia strategia Europa 2020 tra gli strumenti finalizzati a perseguire una crescita intelligente, sostenibile e solidale. L’iniziativa faro “Unione dell’innovazione” ha l’obiettivo di orientare la politica di R&S e innovazione in funzione delle nuove sfide ambientali, economiche e sociali, tra cui figurano l’invecchiamento della popolazione e la sostenibilità dei regimi di welfare pubblico. In quest’ottica nella “Piattaforma europea contro la povertà” si fa esplicito riferimento all’innovazione sociale per innescare la modernizzazione del welfare.

Investimento sociale

Come ricordato dal Commissario per l’occupazione e gli affari sociali, Lazlo Andor, nel suo messaggio introduttivo, l’Unione Europea non sta raggiungendo gli obiettivi prefissati dalla strategia EU2020 del 75% di occupazione tra i 20 e i 64 anni, 20 milioni di persone fuori dal rischio di povertà e che almeno il 40% dei giovani abbiano un livello di istruzione terziaria per il 2020. Il numero di persone a rischio di povertà è aumentato di 6,6 milioni tanto che nel 2012, 123 milioni di persone erano in condizioni di povertà. Questa situazione spinge a ripensare al complesso delle politiche sociali e a riformarle secondo il principio di innovazione sociale.

In quest’ottica la Commissione Europea ha promosso il Pacchetto per l’Investimento Sociale che promuove politiche di investimento per l’infanzia, l’inclusione attiva, l’assistenza sanitaria, gli anziani non autosufficienti e i senzatetto.

L’investimento sociale è la cornice teorica in cui immaginare questa innovazione. Frank Vandenbroucke, professore dell’Università di Leuven, prende l’esempio della povertà infantile. Una elevata povertà infantile segnala un deficit di investimento nel capitale umano che ha ripercussioni sui successi scolastici degli studenti e successivamente sulla capacità di collocarsi nel mercato del lavoro. I paesi europei con una più elevata povertà infantile sono la Romania, la Spagna, la Bulgaria e l’Italia. Non stupisce che proprio in questi ultimi i tassi di occupazione siano anche tra i più bassi d’Europa. Per contro un sistema che investe sui più piccoli ha un ritorno positivo e significativo nel lungo periodo. Secondo Vandenbroucke nel lungo periodo l’Unione Monetaria Europea (EMU) non sarà più sostenibile senza un consenso su un modello sociale europeo, ovvero un’Unione che prenda anche le forme di una Unione Sociale Europea (USE).

Programmazione 2014-2020

Nella nuova programmazione 2014-2020 è prevista una novità importante per il futuro della dimensione sociale delle politiche europee. Il 20% del Fondo Sociale Europeo (FSE) dovrà essere destinato a progetti di inclusione sociale di cui possano beneficiare anche iniziative di innovazione delle politiche sociali orientate ad aumentare e a migliorare le condizioni di vita delle fasce della popolazione più svantaggiate.

In occasione della conferenza, è stato inoltre annunciato il lancio del call for proposal per il nuovo programma tematico di finanziamenti europei, il Programma per l’Occupazione e l’Innovazione Sociale (EaSI). Questo finanziamento prevede un budget di 9,2 milioni di euro a supporto dell’innovazione nelle riforme dei servizi sociali per una durata di 24-36 mesi. Per il 2014-2020 il finanziamento complessivo del programma EaSI è di 919 milioni di euro destinato a progetti volti a garantire un elevato livello di occupazione di qualità, un’adeguata e dignitosa protezione sociale, combattere l’esclusione sociale e la povertà e migliorare le condizioni di lavoro.
La nuova programmazione facilita l’innovazione sociale attraverso un metodo più semplice ed integrato e mediante la costruzione di partenariati. Quest’ultimi possono essere stipulati tra organismi di diversa natura, tipicamente enti pubblici, privato e terzo settore. Inoltre, la portata internazionale della rete può innescare uno scambio di buone pratiche e la disseminazione di modelli di innovazione sociale.

Il punto sulla strategia EU2020

Il motivo per aver scelto il tema dell’innovazione sociale in un momento così significativo per il futuro dell’Unione Europea lo abbiamo chiesto a Lieve Fransen, responsabile del tavolo sull’innovazione sociale della Commissione Europea e tra gli organizzatori dell’iniziativa. I lavori della Commissione Europea sul tema dell’innovazione sociale, ci spiega la Fransen, sono oggetto di riflessione già da molto tempo e la Commissione ha aperto proprio in questi giorni una consultazione pubblica sulla strategia Europa 2020. Il numero di euroscettici è in crescita ma si divide tra quelli che vorrebbero un’Europa più sociale e quelli che vorrebbero meno Europa in generale. Il punto di vista della Commissione non è quello di promuovere un welfare state europeo, come proposto da Vandenbroucke (“European Social Union”) che rientrerebbe negli ambiti di competenza degli Stati membri bensì di aiutare le regioni e le autonomie locali a sviluppare piani innovativi di politiche sociali. Dai risultati del recente rapporto “Taking stock of the EU2020 strategy”, continua la commissaria, emerge che il 50% dei fondi dedicati all’innovazione sociale sono stati usati da pochi paesi europei tra cui Francia, UK, Italia, Spagna e Slovenia, mentre ben 13 paesi non hanno usato nessun fondo per questo scopo. Un altro aspetto critico è che tali fondi vengono utilizzati per finanziare progetti di piccole dimensioni mentre è assente una visione sistemica.

Non solo spenderli di più ma anche meglio è il messaggio della Commissione. Senza una struttura di insieme, infatti, l’uso di finanziamenti a pioggia risulta essere spesso poco efficace. Anche per questo tra le condizioni poste dal programma EaSI troviamo un vincolo di spesa minimo di 750.000 euro e massimo di 2 milioni.

Passi futuri

Il 2 Giugno la Commissione Europea presenterà al Consiglio Europeo le raccomandazioni specifiche per paese come parte del Semestre Europeo, ciclo 2014. Per quanto riguarda le politiche sociali i Piani di Riforma Nazionali saranno confrontati con gli obiettivi quantitativi relativi all’occupazione, alla povertà e all’istruzione della strategia EU2020. Non esiste tuttavia al momento un indicatore che riesca a cogliere l’aspetto qualitativo delle politiche sociali al fine di fornire una valutazione del livello di innovazione delle politiche e di investimento sociale. La Commissione Europea, sottolinea Fransen, sta lavorando anche su questo. Si è pensato all’indicatore della povertà infantile per rilevare le politiche di investimento sociale piuttosto che il livello di istruzione degli adolescenti (PISA) ma nessuno al momento sembra soddisfacente.

L’Italia intanto si prepara ad affrontare la sfida del semestre di presidenza che avrà inizio dal primo Luglio. Sarà italiano dunque il compito di guidare per prima l’Europa uscente dalle urne verso il 2020, influire sugli equilibri politici e sull’agenda e dare nuovo impeto all’innovazione e all’investimento sociale.

 

Riferimenti

European Commission, Taking stock of the Europe 2020 strategy for smart, sustainable and inclusive growth, Brussels, 5.3.2014, COM(2014) 130 final

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