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La Sardegna come motore di un’idea positiva del Mediterraneo. Un’idea che invita a vivere le differenze che esistono tra le nostre culture come un elemento di ricchezza e non come elemento di paura o di isolamento”. Marcello Scalisi, direttore di Unimed1, sintetizza così l’ambizione di Sardegna ForMed. Attraverso questa iniziativa, avviata nel 2015, ogni anno decine di studenti provenienti da università tunisine, algerine e marocchine hanno la possibilità di frequentare corsi di laurea magistrale presso gli atenei sardi. Un autentico scambio culturale, accademico e intellettuale che in questi anni ha generato molte opportunità di crescita. E non solo per gli studenti e le studentesse maghrebini coinvolti.

Il progetto è realizzato attraverso un accordo di partenariato tra la Fondazione di Sardegna (che è soggetto capofila), Unimed e le Università di Sassari e di Cagliari, e per questo è al centro della terza tappa di Intrecci: creare comunità insieme, un podcast e una serie giornalistica in cui andiamo alla scoperta di iniziative che rafforzano le comunità grazie al supporto delle Fondazioni di origine bancaria.

Dopo le tappe di Milano e Napoli, nel terzo episodio di Intrecci siamo andate a Sassari e ad Alghero a intervistare le figure protagoniste di Sardegna ForMed: la Fondazione di Sardegna, alcune (ex) studentesse, Unimed.

Nell’articolo che segue, invece, partiamo dall’esperienza di Sardegna ForMed per approfondire il valore accademico del progetto, ma anche per raccontare come e perché le Fondazioni di origine bancaria sono impegnate in iniziative di cooperazione internazionale come questa.

La Sardegna per il Mediterraneo

Come ci ha raccontato Rossella Porcheddu, coordinatrice dell’area Progettazione, Sviluppo e Innovazione della Fondazione di Sardegna, Sardegna ForMed “è un progetto di cooperazione internazionale che rientra nell’ambito della collaborazione che la Fondazione porta avanti con gli atenei sardi e nell’ambito dei settori della ricerca scientifica e dell’educazione”. Sono proprio questi tre elementi – cooperazione internazionale, ricerca scientifica e istruzione – a rappresentare i pilastri fondamentali del progetto.

L’intervista a Rossella Porcheddu presso la Fondazione di Sardegna. Foto di Giulia Greppi.

Attraverso il progetto ogni anno circa 40 studenti e studentesse provenienti da 11 Atenei di Tunisia, Algeria e Marocco sono selezionati per frequentare il corso di laurea magistrale presso le Università di Cagliari e Sassari. La Fondazione di Sardegna garantisce borse di studio che coprono il percorso di studio scelto dai partecipanti, mentre le Università sarde riconoscono un esonero completo dal pagamento delle tasse universitarie e garantiscono l’accesso a servizi essenziali di accoglienza solitamente riservati agli studenti stranieri in mobilità2.

Il progetto ha saputo generare, nei suoi 9 anni di attività, moltissime opportunità e benefici per la comunità studentesca e accademica e per la Sardegna nel suo insieme. Come raccontiamo approfonditamente nel podcast, il progetto innanzitutto ha il merito di ampliare le prospettive di studio (e di lavoro) degli studenti e delle studentesse direttamente beneficiari: alla conclusione del percorso di studi entrano in possesso di un titolo di laurea europeo, che è maggiormente “spendibile” in Italia e in Europa rispetto a titoli di studio stranieri. Limitarsi a questo elemento sarebbe però molto riduttivo: la presenza di studenti stranieri aumenta infatti l’internazionalizzazione delle università sarde determinando estese conseguenze positive in termini di scambio accademico nel campo della ricerca scientifica, ampliamento e arricchimento di singoli insegnamenti e di interi corsi di laurea (come raccontiamo meglio di seguito).

È importante sottolineare come Sardegna ForMed, però, persegua anche un obiettivo più ampio e pienamente coerente con la vocazione della cooperazione internazionale3: promuovere la nascita e il rafforzamento di una generazione euro-mediterranea in cui la Sardegna – centro geografico del Mediterraneo occidentale – possa essere un punto cruciale.

Nell’isola trova dunque terreno fertile un “movimento” euro-mediterraneo sempre più necessario per affrontare efficacemente sfide enormi che spesso sono trattate come questioni nazionali o tuttalpiù europee, come per esempio la desertificazione, il cambiamento climatico e le migrazioni. E Sardegna ForMed porta avanti questa idea in modi molto concreti, come ci ha raccontato il direttore di Unimed Marcello Scalisi: “qualche anno fa abbiamo realizzato un breve video per raccontare il progetto… e sentir parlare degli studenti tunisini o marocchini in un perfetto italiano, con sfumature di accento sardo, rende bene l’idea. È una piccola testimonianza di un percorso verso un Mediterraneo aperto, soprattutto per le giovani generazioni”.

L’importanza dell’internazionalizzazione per le università

Per poter capire appieno il valore di Sardegna ForMed è necessario ricordare perché l’internazionalizzazione sia importante per le università. Ce lo hanno raccontato direttamente gli atenei coinvolti attraverso le voci di Silvia Serreli, docente dell’Università di Sassari e delegata del Rettore per Corridoi universitari, migrazioni e cooperazione con i territori, e Alessandra Carucci, docente dell’Università di Cagliari e Prorettrice delegata per l’internazionalizzazione.

In sintesi, ragiona la prof.ssa Serreli, “le ricerche dell’università dovrebbero essere sempre un po’ più avanti rispetto alla realtà: le nostre ricerche lavorano molto anche su scenari futuri. E questa componente studentesca [legata a Sardegna ForMed] aumenta in modo significativo il capitale umano dentro l’università”, creando scambi vivaci all’interno dei corsi – tra gli studenti e tra studenti e docenti – ma anche favorendo lo scambio tra gli atenei. Un esempio concreto è quello del corso di laurea magistrale a doppio titolo italo-tunisino “Pianificazione e Politiche per la Città, l’Ambiente e il Paesaggio”, che coinvolge il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell’Università di Sassari e il dipartimento di Urbanisme dell’Università di Cartagine-ENAU (École Nationale d’Architecture et d’Urbanisme de Tunis). Il corso di laurea – di cui raccontiamo estesamente anche nel podcast – è nato proprio grazie agli scambi generati da Sardegna ForMed. Serreli, che è stata per 6 anni presidente del corso di laurea magistrale, ce ne ha raccontato il senso e il valore: “tutto il percorso è stato formulato con gli stessi obiettivi, e cioè la focalizzazione sulle vulnerabilità dell’area mediterranea sotto il profilo ambientale, sociale e urbanistico. E quindi sugli scenari che dovranno essere affrontati in futuro dalla generazione mediterranea”.

Aicha Mechria e Nesrine Chemli, ex studentesse del corso di laurea in Pianificazione e Politiche per la Città, l’Ambiente e il Paesaggio dell’Università di Sassari, raccontano la loro ricerca di laurea e dottorato sulla laguna di Sejoumi. Foto di Giulia Greppi.

Anche l’ateneo cagliaritano è molto attento all’internazionalizzazione e a temi come l’accoglienza e la cooperazione internazionale. Negli anni, come ci ha spiegato la prof.ssa Carucci, ha promosso iniziative pionieristiche come UNICORE e Unica4Refugees, un progetto che si propone di migliorare l’accesso all’Università, facilitare il riconoscimento dei titoli di studio esteri e favorire l’avviamento al lavoro delle persone rifugiate titolari di protezione internazionale e umanitaria e richiedenti asilo residenti nella Regione Sardegna. “Al di là del progetto Sardegna ForMed” – spiega Carucci – “l’Università di Cagliari sta attuando da diversi anni politiche per l’internazionalizzazione in generale, ad esempio aumentando il numero di insegnamenti erogati in lingua inglese fino ad interi percorsi di studio, e quindi favorire l’attrattività verso gli studenti internazionali, sia iscritti che in mobilità. Noi puntiamo molto anche a far fare un’esperienza internazionale ai nostri studenti, anche solo per brevi periodi”. Questo perché le esperienze di internazionalizzazione – sia “in entrata” che “in uscita” – rappresentano “un momento di integrazione e di apertura tra culture ed esperienze diverse e fanno crescere tutta la comunità studentesca”.

L’internazionalizzazione – favorita da progetti come Sardegna ForMed – “è una dimensione irrinunciabile per l’università”, conclude Serreli. E lo è soprattutto per le università sarde e mediterranee: “abbiamo bisogno di uscire dall’isolamento, soprattutto noi sardi. E capire che oltre all’Europa abbiamo davanti dei territori importanti, con cui è importante lavorare per esempio anche in relazione a fenomeni come la desertificazione e le conseguenti dinamiche migratorie”.

La filantropia e l’impegno nella cooperazione internazionale

Come abbiamo raccontato più volte (per esempio qui) il radicamento territoriale è un elemento costitutivo delle Fondazioni di origine bancaria. La cooperazione internazionale potrebbe dunque sembrare un obiettivo più distante dalla vocazione delle Fondazioni di accompagnare lo sviluppo culturale, sociale ed economico delle proprie comunità di riferimento. Tuttavia Sardegna ForMed fa capire molto bene perché la cooperazione internazionale, oltre ad avere un enorme valore di per sé, sia un ambito di intervento delle Fondazioni: rappresenta un’occasione di sviluppo culturale, sociale ed economico anche a livello locale. Anche quando si parla di iniziative di dimensione internazionale, infatti, in più ambiti i percorsi progettuali possono incrociare la dimensione territoriale.

L’intervento delle Fondazioni – in questo come in altri ambiti – può avvenire attraverso azioni dirette ma anche tramite il sostegno a realtà terze impegnate nella cooperazione internazionale, nell’inclusione e nell’accoglienza. Da questo punto di vista è molto interessante, per esempio, l’esperienza piemontese dell’associazione “A Pieno Titolo, che fornisce un servizio di supporto alle pratiche di riconoscimento dei titoli di studio o delle competenze professionali conseguiti all’estero. In sostanza questa organizzazione aiuta chi ha un titolo di studio o professionale estero a poterlo usare in Italia, attraverso attività a sportello realizzate grazie al contributo delle Fondazioni Compagnia di San Paolo e CRT. Il cosiddetto “spreco di cervelli” (brain waste) è una questione tutt’altro che secondaria, e non solo per le persone migranti: come raccontato in un articolo del Financial Times (tradotto in italiano sul n. 1572 di Internazionale) “la maggior parte dei paesi europei non offre opportunità di lavoro adeguate agli immigrati più istruiti, pagando un prezzo potenzialmente elevato in termini di forza lavoro e sviluppo economico”. Secondo un’inchiesta svolta dall’organizzazione di giornalismo collaborativo Lighthouse Reports insieme al Financial Times, El Paìs e Unbias the News, alla base dell’articolo citato, l’Italia è tra i Paesi europei più colpiti da questo fenomeno: tra gli immigrati quasi il 70% dei laureati fa un lavoro per cui è troppo qualificato (tra i lavoratori italiani poco più del 40%).

Un altro esempio interessante dell’approccio delle Fondazioni alla cooperazione internazionale è il Progetto Migranti, promosso dalla Commissione per la Cooperazione internazionale di Acri attraverso una partnership di 14 Fondazioni di origine bancaria4 e 12 organizzazioni del Terzo Settore e Ong. Tale iniziativa intende contribuire a fornire una risposta concreta alle criticità connesse ai flussi migratori che interessano il territorio italiano e prevede interventi su tre linee:

  1. consolidamento del meccanismo dei corridoi umanitari;
  2. sostegno ad attività di assistenza sanitaria e giuridica a persone migranti giunte da poco o in fase di passaggio;
  3. supporto alle attività di soccorso in mare.

Il Progetto Migranti si propone di sperimentare e consolidare buone pratiche realizzate dal Terzo Settore che possano indicare al decisore pubblico possibili strade da percorrere, replicare ed estendere su scala più ampia.

La cooperazione internazionale, dunque, è perfettamente in linea con le modalità operative e l’approccio innovativo propri delle Fondazioni. E permette di “fare comunità” in modi diversi sui tanti territori in cui queste operano, come stiamo raccontando nelle tappe di Intrecci.

Note

  1. Unione delle Università del Mediterraneo.
  2. Supporto per il visto d’ingresso in Italia, la richiesta del permesso di soggiorno, l’assistenza nel reperimento di una sistemazione logistica in città, l’accesso alle mense di Cagliari e di Sassari, la cura della preparazione linguistica nella lingua italiana.
  3. Secondo il sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale la cooperazione internazionale “contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato”.
  4. Fondazione Con il Sud; Fondazione Compagnia di San Paolo; Fondazione Cariplo; Fondazione Cariparma; Fondazione Carispezia; Fondazione CR Lucca; Fondazione di Sardegna; Fondazione CR Fabriano; Fondazione Varrone; Fondazione CR Bolzano; Fondazione CR Imola; Fondazione Banco Napoli; Fondazione Sicilia; Fondazione CR Padova e Rovigo.
Foto di copertina: Giulia Greppi.