Nell’anno segnato dalla pandemia globale, il settore della Lon dell’assistenza agli anziani è stato posto al centro dei riflettori, mostrando fragilità e crepe già note da tempo. In questo senso la terza edizione del Rapporto dell’Osservatorio CERGAS SDA Bocconi-Essity sulla Long Term Care ha voluto contribuire al dibattito rispetto al futuro del settore guardando ai prossimi mesi di convivenza con la pandemia, ma anche a quanto accadrà successivamente, tema rispetto al quale gli addetti ai lavori si stanno interrogando (Rao, 2020; Ludovisi e Pasquinelli, 2020). Le riflessioni proposte sono quindi basate su dati ed evidenze che raccontano il prima e il durante Covid-19 per costruire il futuro oltre la pandemia.
La fotografia del settore
La prima parte del volume è dedicata alla rappresentazione aggiornata delle caratteristiche del settore, includendo le prospettive di tutti gli attori rilevanti a questo fine: quella dei soggetti pubblici, nel descrivere la rete di offerta e la sua capacità di presa in carico; quella del mondo della cura informale e dei gestori dei servizi e, infine, quella dei destinatari dei servizi, ossia anziani e famiglie.
Rispetto alla rete pubblica, scontando una scarsità di informazioni sul settore e il loro mancato aggiornamento, i dati più recenti sui bisogni al 2016 ci dicono che in Italia gli anziani non autosufficienti erano 2.907.438: un numero enorme, in un trend di crescita inesorabile e dal quale non si tornerà indietro, come ci ricorda ISTAT nelle sue proiezioni demografiche.
Rispetto ai servizi socio-sanitari, si conferma il primato dell’ADI in termini di diffusione tra la popolazione anziana (Figura 1), raggiungendo 779.226 persone, il 27% del bisogno, pur con un’intensità assistenziale media di 16 ore all’anno, che non permettono di parlare di presa in carico continua e sufficiente a fronteggiare la fragilità di un anziano.
Figura 1. Copertura del bisogno dei servizi ad afferenza socio-sanitaria, dettaglio per setting assistenziali. Anni 2013-2016
Fonte: 3° Rapporto – Osservatorio CERGAS SDA Bocconi-Essity sulla Long Term Care
L’esito netto dell’attuale impostazione dei servizi è che oltre il 63% degli anziani non autosufficienti non risulta in carico ad alcun servizio socio-sanitario.
Il gap appare colmato dalla presenza delle badanti, che si confermano asse portante del nostro sistema di welfare. La stima aggiornata per il 2019 che proponiamo in questo Rapporto conta 1.018.555 badanti, il 60% delle quali irregolari: un mercato enorme, che catalizza ingenti risorse out of pocket delle famiglie e che risulta tuttora fuori da ogni radar pubblico.
In questo quadro, l’offerta dei maggiori player del settore (aggiornata al 2020) appare piuttosto statica, con una centralità indiscussa dei servizi in accreditamento pubblico, che generano da soli l’84% del fatturato (dato in linea con la rilevazione del 2° Rapporto), confermando una limitata apertura verso il mercato. Similmente, il core business rimane la residenzialità per anziani, che in media genera il 50% del fatturato – pur in costante decrescita rispetto alle rilevazioni precedenti (55% nel 2019, 69% nel 2018). Ciò nondimeno, continua la tendenza centripeta nel settore attraverso acquisizioni di strutture.
Il rapporto tra famiglie, anziani e servizi di LTC
Per la prima volta, l’Osservatorio porta la prospettiva diretta di anziani e famiglie, pubblicando evidenze circa la percezione e il rapporto che questi hanno dei servizi di Long Term Care. L’indagine è stata condotta tra giugno e settembre 2020 e ha coinvolto quasi 1.000 famiglie che avevano usato i servizi del portale LaCasadiRiposo.it. Tra i risultati più significativi:
- le famiglie hanno una visione molto “clinica” delle RSA, in quanto le identificano nella maggior parte dei casi come ultimo setting possibile cui rivolgersi dopo aver provato ad attivare tutte le alternative possibili per il mantenimento dell’anziano al domicilio nel momento in cui le condizioni di salute si aggravano;
- la maggior parte delle famiglie organizza la cura mettendo in campo il proprio tempo come caregiver informali o attivando una badante: i grandi assenti in termini di servizi attivati sono le alternative – pubbliche o private – esistenti (es. centri diurni, assistenza domiciliare, ecc.);
- due terzi dei rispondenti (Figura 2) non sono mai entrati in contatto con soggetti in grado di aiutarli nell’identificare i servizi / interventi più coerenti con i fabbisogni dell’anziano esprimendo un forte bisogno di informazione e counseling.
La prospettiva delle famiglie è pertanto speculare a quanto emerso dall’analisi della rete di offerta: affrontano l’enorme bisogno di non autosufficienza in larga misura al di fuori del perimetro intercettato dal pubblico, sia in termini di servizi erogati (filiera dei servizi) che di regolazione (cura informale).
L’impatto del Covid-19 sul settore
La seconda parte del Rapporto ha indagato gli effetti della pandemia da Covid-19 sul settore socio-sanitario. Il dato più grave che è emerso dall’analisi delle poche rilevazioni disponibili è l’assenza, dopo quasi un anno dal primo caso registrato, di dati puntuali e certi circa l’andamento di contagi e decessi tra operatori e ospiti delle strutture socio-sanitarie.
Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità sappiamo che nella prima fase della pandemia il tasso di mortalità per Covid-19 (accertato con tampone o sospetto per presenza di sintomi) in un campione di strutture era pari al 3,1%. Analizzando la mortalità in eccesso, come proposto da ATS Milano Città Metropolitana, sappiamo che in questo territorio i decessi in struttura tra marzo e aprile 2020 sono stati il 120% in più della media dello stesso periodo dei 4 anni precedenti, a conferma dell’impatto devastante del virus tra gli ospiti delle RSA.
Per indagare l’urgenza e la prontezza con cui il legislatore ha messo in sicurezza il settore è stata analizzata l’attività normativa di 9 tra le Regioni più colpite dalla pandemia, da cui emerge come la risposta istituzionale all’emergenza sia stata tardiva, lasciando le strutture in trappola tra pazienti estremamente fragili e l’impossibilità di somministrare tamponi e di proteggere adeguatamente anziani e staff per l’assenza di DPI.
Inoltre, l’esperienza italiana nella prima fase della pandemia risulta particolarmente carente se confrontata con alcune buone pratiche registrate all’estero, dove, dopo lo scoppio dell’emergenza, sono stati promossi interventi tempestivi su tre aree fondamentali: isolamento degli ospiti positivi o sospetti tali; screening massivo di operatori e ospiti delle strutture socio-sanitarie per anziani per prevenire l’insorgenza di focolai; politiche di finanziamento per sostenere le perdite del settore per i mancati nuovi ingressi e per i costi aggiuntivi affrontati dai gestori nel corso della pandemia.
La prospettiva dei gestori di servizi
I gestori che partecipano all’Osservatorio LTC sono stati sottoposti a un questionario sugli effetti del Covid-19, in cui hanno ribadito le carenze del sistema nel sostenere il settore, segnalando come le principali criticità riscontrate in questo momento storico siano riconducibili al mantenimento della sostenibilità economico-finanziaria delle strutture (100% dei rispondenti).
Questo dato assume ulteriore potenza se unito al fatto che gli stessi provider hanno dichiarato un calo dell’occupazione di posti letto nei servizi residenziali tra il 50 e il 90% come conseguenza del blocco degli ingressi in struttura, cui non è generalmente corrisposta una compensazione delle perdite (anche parziale) da parte delle Regioni. Un ulteriore criticità fronteggiata dai gestori riguarda la gestione delle risorse umane (88%), sia in termini di formazione che di “fuga” degli operatori verso il comparto sanitario, aprendo un ulteriore fronte caldo del nostro settore LTC, che viene da anni di compressione salariale – e, quindi, delle competenze – dei propri operatori.
Sul versante dei servizi, i gestori al momento non hanno percepito un cambio di atteggiamento, né un calo di fiducia nel settore da parte delle famiglie. Ciò nondimeno, i tempi non sono ancora maturi per stabilire se e quanto l’emergenza Covid-19 possa aver cambiato i comportamenti delle famiglie: i dati della survey con le famiglie evidenziano come quasi un quarto dei rispondenti abbiano deciso di togliere l’anziano dalla lista di attesa per una RSA alla luce degli accadimenti legati all’emergenza sanitaria (per nuove e maggiori possibilità di organizzazione domestica tramite smart working; per diffidenza verso quanto accade nelle strutture, …). I provider mostrano di avere in mente che questa pandemia potrebbe aver cambiato radicalmente le abitudini di anziani e famiglie, sottolineando come tra le priorità dei prossimi mesi vi sia quella di avviare una riflessione sul rinnovamento e adattamento del portafoglio dell’offerta.
Le sfide per il settore
L’insieme delle evidenze presentate costituisce la base per l’identificazione di sei sfide prioritarie per il settore, che includono: la sostenibilità economica delle aziende operanti nel settore Long-Term Care, la mission della rete socio-sanitaria; la revisione degli standard assistenziali dei servizi e delle tariffe riconosciute; il raccordo rispettivamente tra la rete residenziale e gli altri servizi per anziani, tra la rete socio-sanitaria e quella sanitaria e tra la rete pubblica e il mercato privato; la gestione e valorizzazione del personale e la revisione dei sistemi informativi e di conoscenza delle dinamiche di bisogno, domanda e offerta.
Riferimenti
3° Rapporto – Osservatorio CERGAS SDA Bocconi-Essity sulla Long Term Care