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Di fronte alle sfide poste dall’invecchiamento, le strategie europee individuano una prospettiva di intervento basata su due elementi sinergici: la digitalizzazione e l’attivazione di legami comunitari; grazie alla digitalizzazione, infatti, è possibile una presa in carico continuativa della persona anziana e l’attivazione immediata della sua rete sociale in caso di necessità; ma tutto ciò richiede consapevolezza e cambiamento delle politiche. Per approfondire questo tema vi proponiamo questo articolo uscito all’interno del numero 4 della rivista Welfare Oggi.

1. Premessa

L’invecchiamento della popolazione avrà un impatto dirompente sull’economia. Si stima ad esempio che a livello europeo, la percentuale delle persone di età pari o superiore agli 80 anni raddoppierà tra il 2016 e il 2080, passando dal 5,4 % al 12,7 %. Per tali ragioni l’Unione Europea ha individuato il cambiamento demografico come una delle principali sfide da affrontare, come ribadito nella strategia “EUROPA 2020”, il quadro di riferimento per le priorità a livello comunitario.

Sono di conseguenza stati finanziati numerosi progetti europei sul tema del cambiamento demografico; il loro esame è utile per delineare alcune possibili vie che potrebbero essere percorse per affrontare costruttivamente un fenomeno che altrimenti avrà un impatto insostenibile per i sistemi di welfare. Alcune idee sviluppate e testate grazie a questi progetti nei paesi europei si caratterizzano per un grande potenziale, grazie ad un mix unico di innovazione sociale e tecnologica e soprattutto ad un approccio nuovo con cui elaborare soluzioni radicalmente diverse rispetto al passato. L’invecchiamento infatti, può essere inteso non solo come una minaccia, ma anche come una grande opportunità in termini di miglioramento della qualità delle cure per le popolazioni, maggiore efficienza e sostenibilità dei sistemi sociosanitari e sostegno alla crescita economica e al lavoro in Europa (Blueprint to innovate health and care in Europe, European Commission).


2. Come l’innovazione e le iniziative europee possono aiutare a rispondere alla sfida demografica

Nel 2011 la Commissione Europea ha lanciato un’importante iniziativa chiamando a raccolta gli esperti internazionali che operano del settore degli anziani all’interno dell’European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing (EIP-AHA). Nel documento frutto di questo lavoro (Blueprint to innovate health and care in Europe, European Commission) la strada indicata consiste in due livelli di azioni:

  • digitalizzare i processi di cura nell’home care, introducendo soluzioni per assistere e seguire la cura delle persone a distanza;
  • valorizzare il potenziale di informazioni e di conoscenza dei segnali di criticità, legati alle variazioni dello stato di salute, grazie all’attivazione della rete informale che circonda la persona anziana costituita dai familiari, dal vicinato, dagli amici e dal volontariato, evitando così l’automatico ricorso ai servizi emergenziali sanitari altamente costosi e spesso incongrui rispetto all’entità dei bisogni della persona.

Si tratta quindi di investire sullo spazio d’azione che si apre non appena si registra la comparsa di alcuni deboli segnali di variazione dello stato di salute dell’anziano, che, se opportunamente rilevati, possono prevedere una risposta celere e flessibile, resa possibile dalle nuove tecnologie, organizzando una presa in carico che eviti l’aggravarsi delle fragilità della persona, consentendone il permanere più a lungo a casa propria all’interno di ciò che viene definito l’indipendent living.

Implementare questo cambiamento di approccio è senz’altro difficile, anche a causa delle resistenze dello stesso sistema dei servizi. Allo stesso tempo però, in questo momento storico, le tecnologie digitali che potrebbero aiutare nella risposta agli emergenti bisogni sociali sono in pieno sviluppo. Innovazioni come la robotica, l’internet of things, l’intelligenza artificiale, le tecnologie indossabili, i data analytics e le “case intelligenti” potranno avere un ruolo centrale nel garantire ai cittadini europei una migliore qualità di vita ed un invecchiamento più sereno. In particolare, queste tecnologie, supportate da adeguati modelli di intervento, potranno permettere alla popolazione che invecchia di rimanere più a lungo presso la propria abitazione, conservando un maggior grado di autonomia. Allo stesso tempo potrà essere garantita una qualità di vita migliore anche ai familiari ed ai caregiver in generale, permettendo di alleviare il peso dell’assistenza.

Inoltre, è utile considerare gli effetti positivi che questo cambio di paradigma apporterà sul versante economico. Infatti, oltre a garantire un adeguato livello di sostenibilità del sistema, la gestione integrata dell’invecchiamento, supportata dalla tecnologia, potrà contribuire in modo decisivo a quella che viene definita “silver economy”, termine che indica le opportunità economiche crescenti che derivano dall’aumento della spesa pubblica e privata collegata all’invecchiamento della popolazione e ai bisogni degli over 50 (Growing the Silver Economy in Europe, European Commission).

A fronte di questo scenario, il tema della sfida demografica compare in numerosi documenti eruopei, a partire dalle priorità individuate dalla strategia “EUROPA 2020”; il tema dell’invecchiamento si incontra trasversalmente sia in strategie elaborate dalla UE e dagli stakeholder più rilevanti, sia in specifici programmi di finanziamento. A titolo di esempio vi sono programmi comunitari a supporto di tale strategia quali l’asse di finanziamento H2020 Societal Challege, il programma Active Assisted Living (AAL), il Terzo programma Salute, la European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing (EIP-AHA), il programma More Years – Better Lives, la strategia Silver Economy e i molteplici finanziamenti erogati tramite fondi FESR (Il Fondo europeo di sviluppo regionale) a livello di programmi transnazionali e transfrontalieri.

European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing
La partnership europea per l’invecchiamento sano e attivo merita un’attenzione particolare perché costituisce uno dei motori più potenti dell’innovazione sul tema del cambiamento demografico in Europa. Si tratta di un gruppo di lavoro nato per iniziativa della Commissione Europea i cui tre scopi principali sono il miglioramento della salute e della qualità di vita dei cittadini europei, il supporto alla sostenibilità di lungo periodo dei sistemi sociosanitari e il miglioramento della competitività europea attraverso lo sviluppo di nuovi mercati. EIP-AHA si basa su due pilastri, il lavoro sviluppato tramite specifici Action group e l’individuazione di References sites a livello Europeo. È all’interno dei gruppi d’azione tematici che si sviluppano le direttrici di innovazione utili per superare le barriere all’introduzione della tecnologia nelle prassi di cura quali, ad esempio rendere facilmente usabili le tecnologie per gli anziani e i loro familiari, assicurarsi che ciò non comporti minacce per la privacy, creare ambienti facilmente fruibili per gli anziani (Age Friendly Environment). All’interno di tali gruppi operano professionisti provenienti dai diversi paesi europei operanti nel settore assistenziale, tecnologico, accademico e negli altri ambiti legati attinenti i servizi presenti nel settore dell’ageing. Essi operano all’interno di “gruppi di collaborazione” volti a produrre specifici prodotti di approfondimento documentale, che si traducono in linee guida tematiche acquisite dalla Commissione.

3. Progetti per un invecchiamento sostenibile

A testimonianza del fatto che si stiano studiando e sperimentando nuovi modelli organizzativi, in particolare nell’ambito dell’home care, si presentano di seguito alcuni progetti finanziati da diversi programmi comunitari che, ciascuno in modo diverso, valorizzano alcuni fattori determinanti per l’incremento della risposta sociale a vantaggio della sostenibilità dei costi: l’empowerment dell’anziano, affinché egli possa gestire al meglio la propria salute e le sue relazioni con il contesto sociale in cui vive, l’uso dell’ICT mediato dai servizi socio sanitari che localmente possono farsi carico di una protezione a distanza.

E.CA.R.E.

Il primo esempio è costituito dal progetto E.CA.R.E. (Elderly home CAre Residential Engagement), finanziato nell’ambito del programma di cooperazione territoriale INTERREG V-A Italia Austria. Il progetto, implementato da un consorzio guidato dall’Istituto per Servizi di Ricovero ed Assistenza agli Anziani (ISRAA) di Treviso, propone un percorso di inclusione sociale per le persone anziane che intendono apprendere come migliorare il proprio stile di vita per mantenersi sani nel tempo grazie all’utilizzo di alcune applicazioni tecnologiche che facilitano le relazioni con la propria comunità.

Operativamente sono previste le seguenti azioni per il conseguimento dell’obiettivo di inclusione sociale:

  • reclutamento e formazione di cittadini disposti ad assumere il ruolo di volontari a sostegno degli anziani che vivono nei distretti urbani; i volontari hanno il compito di coinvolgere i diversi attori locali: negozianti, parrocchie, farmacie e altri soggetti nel segnalare gli anziani che vivono in condizioni di solitudine per invitarli agli eventi pubblici previsti dal progetto;
  • creazione di gruppi di incontro faccia a faccia con gli anziani, a livello di quartiere, all’interno dei quali svolgere le attività di formazione per l’adozione di uno stile di vita sano; nel contempo verranno consegnati tablet, smart watch e altri dispositivi per l’autorilevazione di alcuni parametri sanitari finalizzati a creare un collegamento sia con i centri servizi, partner di progetto, che con l’intorno sociale costituito dal vicinato, i familiari, i volontari con i quali potranno rimanere collegati on-line. In tal modo si affiancheranno dei gruppi di chat e scambio di contenuti e relazioni mediati dalla tecnologia e dalla moderazione sociale curata dai care manager afferenti ai centri servizi.

L’obiettivo del progetto ECARE è l’analisi e l’applicazione di tecniche e strumenti di coinvolgimento della comunità abbinati all’uso delle tecnologie mobili per il monitoraggio remoto delle condizioni di salute volti alla riduzione dell’isolamento sociale e delle difficoltà psicologiche, fisiche e relazionali delle persone anziane che vivono nella propria abitazione o in un’abitazione messa loro a disposizione dalla pubblica amministrazione. Il modello di intervento previsto da ECARE si basa sul coinvolgimento della comunità (vicini di casa, amici, parenti, altre figure di riferimento interessate al benessere della persona anziana) e sulla creazione di nuove relazioni e interessi comuni.

Ad esempio, una volta socializzati gli anziani residenti all’interno di un complesso condominiale o di area dapprima sconosciuti, essi verranno stimolati a partecipare a gruppi di discussione tematici animati da un professionista socio sanitario che fa riferimento ai centri di servizio (centri residenziali e semiresidenziali per anziani concepiti come luogo residenziale di cura a lungo termine per anziani non autosufficienti); verranno proposte attività di movimento, uscite a valenza culturale socializzante tratte dalle occasioni locali proposte dalle municipalità e dagli attori culturali che potranno proporre tali eventi on-line all’interno di un portale dedicato agli anziani inclusi nel progetto. I risultati saranno valutati grazie a specifici indicatori di qualità della vita, su un’analisi costi/benefici e sull’effetto di riduzione della spesa per la produzione di servizi sociali e sanitari e su diversi strumenti per la valutazione dello stato di salute e della sua evoluzione. Essi saranno importanti affinché altre istituzioni possano replicare il modello di ECARE in altri contesti.

CAREWELL

Un secondo progetto, che riguarda l’introduzione di elementi di innovazione, sviluppato nell’ambito dei finanziamenti comunitari è intitolato CAREWELL (Multilevel integration for patients with complex needs), nell’ambito del programma CIP – Competitiveness and innovation framework programme. Il progetto aveva l’obiettivo di sviluppare cure integrate sociosanitarie dedicate agli over 65 in situazione di fragilità e cronicità attraverso il supporto di strumenti ICT. All’interno del progetto sono stati sperimentati principalmente due generi di servizi, da un lato il coordinamento delle cure integrate tramite cartelle informatizzate condivise e la teleconsulenza, dall’altro il supporto dei pazienti a domicilio, tramite il telemonitoraggio, allo scopo di favorire l’empowerment della persona grazie all’incremento della sua capacità di “leggere” e valutare i propri parametri sanitari, essendo così in grado di dialogare in modo maggiormente consapevole ed efficace con i servizi.

MARIO

Un ulteriore esempio è il progetto MARIO, Managing Active and healthy aging with use of caRing servIce robots finanziato dal programma europeo HORIZON 2020. Mario affronta le sfide poste dalla solitudine, dall’isolamento e dalla demenza nelle persone anziane attraverso lo sviluppo di un robot. Questo è il primo progetto a prevedere l’introduzione del robot a casa della persona per un intero anno a differenza di molte sperimentazioni che sono avvenute in ambienti controllati. Inoltre, grazie ad un consorzio che ha visto partecipare organizzazioni con grande esperienza nella robotica, è stato possibile fare progressi su elementi chiave come l’analisi della semantica, l’interazione fra la persona e le applicazioni tecnologiche e ha permesso di connettere maggiormente gli utenti con i caregiver, la comunità e il proprio intorno sociale. Infine, il progetto ha individuato percorsi di introduzione di questa soluzione nel mercato, dato che il tema della sostenibilità è essenziali per rendere questi progetti implementabili nella vita reale.

4. Sfide per l’home care 4.0 e la sua sostenibilità nel tempo

Il processo di digitalizzazione in corso nel settore industriale e nel mondo dei servizi sta ora arrivando in modo più consistente anche nel mondo dei servizi agli anziani. Esso prevede di portare on line le informazioni di salute delle persone assistite secondo la logica “always on” con l’obiettivo di rendere quanto più breve possibile il tempo che intercorre tra rilevazione del bisogno, presa in carico e risposta da parte della rete formale e informale.

Cogliere i fatti clinici e le variazioni dello stato delle persone in tempo reale fornendo informazioni di supporto, rese possibili grazie alla mediazione tecnologica e al controllo remoto, permette infatti di prendere decisioni assistenziali e di valorizzare il sistema di relazioni della persona fatto di familiari, volontari o altri soggetti non necessariamente appartenenti al mondo dei servizi. È in tale contesto che si possono generare risorse e limitare il ricorso a servizi sanitari intensivi, costosi e non sempre adeguati a fornire una risposta appropriata.

Al centro di tale innovazione vi è, nei progetti prima sommariamente richiamati e in altri analoghi, una triade di soggetti: l’anziano nel suo contesto domiciliare; “l’intorno sociale” dato dai caregivers informali, i vicini e altri soggetti con i quali l’anziano è in relazione; il care manager. Tali attori, in questa strategia, sono connessi tramite apparecchi elettronici quali tablet, smartphone e altri rilevatori di dati clinici capaci di acquisire e scambiare informazioni via internet.

È così possibile conseguire alcuni importanti miglioramenti rispetto alle modalità consolidate di servizi domiciliari:

  • riduzione del numero di ricoveri ospedalieri: la possibilità di intercettare segnali deboli di decadimento psico-fisico o di comparsa di alcune patologie consente di anticipare e orientare le scelte di care in modo maggiormente appropriato, congruo e conveniente.
  • un modello assistenziale più vicino al “Pro Active Care” ovvero ad una modalità di investimento di energie, tecnologie e approcci volti a modificare positivamente il processo di invecchiamento.

In termini di percezioni e vissuti degli anziani si determina:

  • un consistente incremento del benessere emotivo dell’anziano legato al maggior senso di sicurezza e protezione percepito
  • una migliore abilità e padronanza nel gestire le proprie condizioni di salute, che risulta essere tra gli aspetti maggiormente significativi e che si sostanzia in un maggior senso di controllo della propria vita, della salute e delle relazioni sociali. In tal senso la possibilità di ricevere un telemonitoraggio da parte dei professionisti della salute risulta essere un elemento di empowerment personale altamente valorizzato.
  • una riduzione significativa dello stato d’ansia. Le esperienze di telemonitoraggio esistenti in Europa (come quello realizzato dalla Municipalità di Helsinki nel 2015) testimoniano che il 60% delle chiamate in ingresso fatte da parte di anziani soli verso il servizio di call center infermieristico attivato dalla Municipalità, sono in realtà dovute agli stati d’ansia ed alla necessità di comunicazione degli anziani. Tale presa in carico degli aspetti emotivo-relazionali dei cittadini ha comportato una drastica riduzione del numero di attivazione di interventi e di uscite fisiche da parte degli infermieri incaricati dal telecare producendo, complessivamente, una riduzione del 60% dei costi del servizio domiciliare.

Il tutto si traduce in importanti economie cost-saving per i servizi socio sanitari; ciononostante, per rendere tali soluzioni adottabili su larga scala facendole divenire un nuovo standard di offerta di servizi proponibili dagli erogatori di cura, restano da risolvere i seguenti aspetti critici:

  • superamento del “digital divide” ovvero della scarsa competenza digitale tuttora esistente sia tra i professionisti della salute, sia tra gli anziani e i loro familiari. Rispetto ai paesi del Nord Europa, dove l’innovazione digitale dei servizi sta esprimendo il maggior potenziale di crescita, il nostro Paese necessita di azioni di supporto e formazione che rendano davvero agibile la “cittadinanza informatica”; in mancanza di ciò la conseguenza non è solo di impedire l’accesso ad elementi di innovazione dei servizi, ma anche l’impossibilità di fruire di diritti e opportunità esistenti grazie al web;
  • miglioramento dell’usabilità della tecnologia. Essa rimane ancor oggi ideata per un target di persone giovani e adulte, senza considerare i bisogni di semplificazione ergonomica e di logica d’utilizzo normalmente agiti dalle persone anziane che hanno meno confidenza con i dispositivi tecnologici. In tal senso è importante che lo sviluppo delle soluzioni tecnologiche nasca tramite metodologie di co-design e di design thinking generate insieme all’utente. La chiave di successo dell’ICT applicata al care risiede infatti sulla semplicità e immediata fruizione e utilità percepita dall’utilizzatore che risulta conseguibile solamente a patto che tali istanze rappresentino il punto di partenza dal quale gli sviluppatori, gli ergonomi e gli esperti di assistenza possano costruire le proposte innovative. Si citano in tal senso dei gruppi di azione esistenti nell’ambito dell’European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing, quali l’Action Group D4 dedicato agli “Afe Friendly Envinroment” che tratta al suo interno il tema dell’adattamento delle tecnologie ai bisogni degli anziani come modalità per implementare tali innovazioni;
  • facilitare la condivisione informativa tra i diversi attori pubblici e privati che intervengono nel territorio a favore della persona anziana. Fare rete implica non solo una propensione alla collaborazione intersettoriale tra i players ma anche, la possibilità di condivisione informatica dei dati nell’osservanza dei limiti dati dal consenso al trattamento espresso dall’interessato; questo limite, se da un lato è volto a garantire la privacy della persona, dall’altro sempre più si traduce in un elemento di rallentamento e di ostacolo all’immediatezza e alla necessità di condivisione informativa richiesta nell’era digital.

5. Prospettive di sviluppo per la sostenibilità dell’eHealth

Il dibattito europeo in corso (European Summit on Active and Healthy Ageing, Bruxelles 2015, 2016, 2017) e l’analisi delle principali esperienze in atto in termini di innovazione mirata ad incrementare gli anni di vita indipendente a domicilio per le persone anziane, porta ad individuare alcuni elementi strategici da considerare, soprattutto da parte dei policy makers, riassumibile nei seguenti aspetti:

  • spostare l’asse sulla prevenzione e sull’adozione di uno stile di vita sano: è ormai evidente che l’obiettivo è rivolgersi alle persone con più di cinquant’anni per le quali esistono consistenti margini di prevenzione della cronicità e di mantenimento nel tempo di buone qualità di vita qualora si adottino condotte funzionali al mantenimento e potenziamento delle proprie abilità cognitive, fisiche e sociali. Quest’ultime risultano infatti essere un fattore “protettivo” e di “modulazione” dell’impatto dell’invecchiamento;
  • investimenti pubblici a sostegno nell’innovazione digitale dei servizi: il cambiamento dei modelli organizzativi delle cure rivolte ad anziani a domicilio, arricchiti dall’ICT, non trova spazio all’interno dei sistemi di rendicontazione economica attuale creando una situazione paradossale per la quale gli “innovatori” rischiano di perdere garanzie economiche poiché basate su un plafond consolidato di offerta rigidamente vincolato. Il sistema attuale è sostanzialmente basato sulla remunerazione delle prestazioni e non sui benefici generati dalla prevenzione, aspetto quest’ultimo difficile da quantificare e misurare. Viceversa, le realtà nelle quali l’eHealth ha dato evidenti segni di impatto favorevole (Municipalità di Helsinki – Finlandia, Klagenfurt – Austria a titolo di esempio) con tassi elevati di partecipazione, la spinta al cambiamento è stata fortemente voluta ed economicamente sostenuta dalle rispettive Amministrazioni Pubbliche a livello comunale (FI) e regionale (AT). Ciò risulta necessario in questa fase di diffusione e di adozione di tali soluzioni nel nostro panorama dei servizi poiché, diversamente, il potenziale di cambiamento delle singole organizzazioni non è tale, da solo, di determinare il salto di paradigma atteso;
  • innovazioni normative a sostegno dell’eHealth: ovvero la possibilità, ad esempio, di poter riconoscere ai medici di base la possibilità di prescrivere alcuni devices wearable (es. dispositivi indossabili dall’utente per il monitoraggio di parametri sanitari), sensori domotici, ecc. al pari dei farmaci. In Olanda, ad esempio, è possibile prescrivere, da parte dei medici di base, l’utilizzo della tecnologia wearable e di home automation al pari dei farmaci;
  • compartecipazione pubblico /privato: introdurre nuove possibilità regolatorie da parte delle Regioni che abilitino la creazione di sistemi misti di proposta e rimborso di servizi erogati dai care providers mediante il ricorso a voucher dati al cittadino con i quali egli possa compartecipare alla spesa per l’acquisto di servizi di eHealth altamente personalizzati e calibrati sulle esigenze contingenti. Le esperienze in atto testimoniano la necessità di addivenire ad un costo mensile sostenibile e compatibile con il profilo reddituale mediamente espresso da persone anziane nella coorte di età posta tra i sessantacique e i settantacinque anni in base al quale risulti compensato il costo legato all’uso delle tecnologie combinate al servizio di care management.

Complessivamente si prevede che l’introduzione di tali innovazioni possa incrementare il numero di utenti seguiti dai servizi a parità, o con un modesto incremento, delle risorse umane dedicate ad essi. Grazie alla digitalizzazione dei parametri fisiologici acquisiti da remoto e all’interazione video mediata dalle tecnologie, sarà possibile connettere molti anziani al medesimo professionista socio-sanitario incrementando il senso di protezione e di collegamento delle persone con gli altri a vantaggio della riduzione della percezione di solitudine. Il contrasto all’isolamento sociale rappresenta un’ulteriore sfida all’interno del mondo dei servizi agli anziani, posto che il 40% delle persone con più di settantacinque anni vive da solo (Eurostat).

6. Conclusioni

La sfida sociale data dall’incremento di persone anziane nei prossimi decenni pone la questione del superamento delle logiche di assistenza attuali per riuscire a continuare a dare una risposta di cura, pur all’interno di un quadro generale di riduzione delle risorse a sostegno dell’invecchiamento.

Le principali iniziative europee attive nell’ambito dell’home care, basato su modelli innovativi di cura che utilizzato l’eHalth, danno evidenza di un beneficio sistemico dei diversi attori coinvolti, ma nel contempo espongono le criticità da considerare e superare affinché tali modelli ICT based possano divenire prassi diffusa e consolidata facendo crescere le competenze digitali degli anziani stessi e di tutti gli altri attori coinvolti, migliorando l’usabilità delle tecnologie e rivoluzionando la logica di fruizione delle cure da remoto nonché dei sistemi di regolazione e finanziamento di tali servizi da parte dei Policy Makers.