Le riflessioni proposte sono frutto della tesi di laurea dell’autrice, discussa presso l’Università degli Studi di Milano nel dicembre 2024 e dedicata al tema “Bridging Gaps: NGOs’ Efforts in Addressing the Health Needs of Vulnerable Migrant Women in Transit at the French-Italian Border”. |
Negli ultimi anni, come raccontato in un precedente contributo pubblicato su Secondo Welfare, la società civile ha acquisito un ruolo fondamentale per rispondere ai bisogni sanitari delle donne migranti che transitano sul confine italo-francese. Molte ONG si sono infatti affermate come attori chiave nella promozione del benessere delle persone più vulnerabili, fornendo risposte laddove le istituzioni non riescono, o non vogliono, intervenire.
Di seguito si analizza il ruolo delle organizzazioni non governative nella fornitura di servizi sanitari alle donne migranti vulnerabili nelle due città simbolo della migrazione di transito verso la Francia: Ventimiglia e Oulx.
La società civile al confine italo-francese
La società civile, in un’ottica di secondo welfare, è ormai un attore importante del sistema sociale italiano. Al fianco dello Stato, della famiglia e del mercato, da anni contribuisce allo sviluppo di numerosi servizi, in particolare nel settore dell’assistenza sanitaria, a cui contribuiscono varie organizzazioni, come enti di beneficenza, fondazioni filantropiche e ONG (Greer et al., 2017). Queste ultime, definite attori sociali indipendenti composti da membri stabili e orientati da principi non profit (Martens, 2002), sono divenute negli anni i principali erogatori di servizi di welfare e sanitari per migranti in condizioni di vulnerabilità sul confine tra Italia e Francia. Queste realtà, infatti, colmano le lacune lasciate dagli altri fornitori di welfare, a causa delle limitazioni di bilancio e di priorità (come nel caso dello Stato), dell’assenza di incentivi economici da parte del mercato e della tendenza delle famiglie a salvaguardare i propri interessi e privilegi (Greer et al., 2017).
Tale situazione è determinata dal fatto che l’attraversamento del confine è diventato progressivamente più difficile, influenzato sia da fattori individuali (come sesso, età, condizioni fisiche, competenze linguistiche e stato di salute) che ambientali (come le condizioni meteorologiche e la disponibilità economica) (Amigoni & Queirolo Palmas, 2023). Questo ha costretto i migranti a correre numerosi rischi pur di evitare il respingimento da parte delle autorità francesi.
In tale contesto, l’obiettivo principale delle ONG è proteggere i diritti umani e tutelare le libertà dei/delle migranti in transito, con una particolare attenzione al fenomeno della femminilizzazione dei flussi migratori (ObsMigAM, 2020). A tal fine, sono stati avviati diversi progetti per ridurre i rischi specifici che le donne affrontano, tra cui abusi, sfruttamento e violenza di genere.
Le ONG a Ventimiglia e Oulx: i servizi e le iniziative proposte
Da un lato, Ventimiglia, situata in Liguria al confine con il Dipartimento francese Alpes-Maritimes, ha subito un processo di borderization a partire dall’estate 2015, intensificato dalla reintroduzione dei controlli e dai respingimenti sistematici alla frontiera. Dall’altro, Oulx, in Val di Susa, è diventata un punto cruciale per il transito tra il Piemonte e il Dipartimento francese Hautes-Alpes a partire dalla fine del 2016, in risposta alla crescente securitizzazione del confine ligure (Giliberti & Filippi, 2021). In entrambe le città negli anni sono nate diverse iniziative volte a sostenere le persone più fragili e rispondere ai loro bisogni sanitari. Vediamo come.
A Ventimiglia, il punto di ritrovo per i migranti è il centro Caritas che ospita diverse organizzazioni non governative tra cui Caritas Intemelia, Diaconia Valdese, WeWorld, Medici del Mondo, Save the Children. Al momento, l’unico progetto dedicato ai bisogni legati alla femminilità di giovani ragazze e donne con un focus specifico sulla violenza di genere, i rischi legati ad un passato o un presente di tratta e rischi di re-trafficking è il Women and Girls’ Friendly Space, parte dello Spazio Sicuro gestito da Caritas e Save the Children. Si tratta di un luogo sicuro al quale possono accedere donne sole, con bambini piccoli, o nuclei familiari in transito. Si tratta di un intervento a bassa soglia per cui, dopo la fase di primissima accoglienza, viene avviato un supporto psicosociale per comprendere vulnerabilità specifiche e possibili situazioni di pericolo. Tuttavia, essendo un intervento di emergenza che si sviluppa in tempi molto brevi, è complesso riuscire ad attenzionare sia situazioni di vulnerabilità pregresse che future; per questo, il ruolo dei referral soprattutto dal punto di vista sanitario è fondamentale per garantire una continuità assistenziale.
Ad Oulx, invece, il punto di ritrovo per i migranti in transito è il Rifugio Fraternità Massi, gestito da Talità Kum Onlus, che ospita diverse ONG tra cui Diaconia Valdese, Medici per i Diritti Umani, Rainbow for Africa, e NutriAid. Attualmente in Val di Susa non ci sono progetti specifici per la salute delle donne in transito. Tuttavia, controlli medici dettagliati e colloqui individuali in presenza di una mediatrice culturale vengono proposti a tutte le donne che arrivano al rifugio. L’obiettivo principale di questi interventi è quello di creare una rete di supporto solida per le donne, fornendo loro informazioni sui diversi rischi, bisogni e diritti così come un orientamento ai servizi in territorio italiano, europeo, e nel paese di destinazione.
Il ruolo delle ONG al confine risulta quindi duplice: sono fornitrici di servizi e di intermediazione. Al confine italo-francese, le ONG contribuiscono infatti all’empowerment delle donne vulnerabili tramite la diffusione di informazioni sui rischi legati al territorio, orientamento ai servizi disponibili sia in territorio italiano sia a livello europeo oltre a fornire informazioni specifiche per le donne sui servizi presenti nel paese di destinazione. Inoltre, rispondono ai bisogni materiali delle persone in transito, offrendo cibo, vestiti, e un luogo sicuro dove potersi lavare e riposare, e forniscono, ad esempio, prestazioni sanitarie facilmente accessibili garantendo la fruibilità dei servizi per la salute sessuale, riproduttiva, materna e psicologica.
Quanto all’intermediazione, le ONG ricoprono il ruolo di mediatori, facilitando le interazioni tra migranti e i diversi componenti del diamante del welfare tramite supporto socio-legale alle procedure di asilo o di denuncia in caso di violenza, rilasciando certificati medici, segnalando situazioni sanitarie precarie e mettendo in contatto (referral) le migranti con gli organi competenti o altre organizzazioni presenti sia in Italia sia in Francia.
Cosa si può imparare dalla rete di supporto nata al confine italo-francese
Questi due casi evidenziano l’importanza di sviluppare una gestione integrata e sostenibile per le donne migranti vulnerabili al confine italo-francese, rafforzando la rete di supporto a loro disposizione. Infatti, il coinvolgimento delle organizzazioni della Società Civile, spesso orientato dalla necessità di soddisfare le aspettative nazionali, rischia di creare un sistema parallelo di assistenza sanitaria che soddisfa la maggior parte delle necessità dei/delle migranti vulnerabili. Questo fenomeno potrebbe ridurre la volontà dei governi di migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi sanitari, compromettendo il principio di universalità dei servizi e rafforzando dinamiche di marginalizzazione (Piccoli & Perna, 2024).
Le ONG, in generale, operano grazie a bandi di fondazioni private, poiché, per questo tipo di attività, i finanziamenti pubblici strutturati su più anni sono pochi. Queste limitazioni, insieme alla carenza di interventi soprattutto istituzionali, rendono più complesso lo svolgimento delle diverse attività, spesso riducendone l’impatto sulla popolazione in transito. Un ulteriore aspetto critico è rappresentato dalla crescente esternalizzazione della gestione delle frontiere, che ha diminuito il ruolo diretto degli Stati e alterato la configurazione geografica dei confini. Questo processo si intreccia, inoltre, con la diffusione del concetto di crimine di solidarietà (Escarcena, 2021).
In conclusione, la promozione dell’utilizzo di un approccio multisettoriale, della collaborazione tra organizzazioni, enti e autorità locali, strutture sanitarie, e cittadini, e la co-produzione di obiettivi ed iniziative a livello locale, nazionale ed europeo risulta essenziale per poter assistere, supportare, e garantire il benessere degli individui più vulnerabili.
Bibliografia
- Amigoni, L., & Palmas, L. G. Q. (2023). The Value of Information. Mobility and Border Knowledge Battlegrounds in the Ventimiglia region. Journal of Borderlands Studies, 38(6), 1057–1079.
- Escarcena, J. P. A. (2021). Punishing solidarity. The crime of solidarity at the land and sea borders of the European Union. DPCE Online, 45(4).
- Giliberti, L., & Filippi, D. (2021). La solidarietà in frontiera: le reti di supporto ai migranti in transito in Val di Susa. MONDI MIGRANTI, 3, 89–112.
- Greer, S. L., Kosinska, M., & Wismar, M. (2017). What civil society does in and for health: a framework. Civil Society and Health – NCBI Bookshelf.
- Martens, K. (2002). Mission Impossible? Defining Nongovernmental Organizations. Voluntas: International Journal of Voluntary and Nonprofit Organizations, 13(3), 271–285.
- ObsMigAM (2020). Le manège des frontières – Criminalisation des migrations et solidarités dans les Alpes-Maritimes. Collection: bibliothèque des frontières.
- Piccoli, L., & Perna, R. (2024). Civil society organisations and the healthcare of irregular migrants: the humanitarianism-equity dilemma. Comparative Migration Studies, 12(1).